C’è da essere presi dallo sconforto nel leggere lo stillicidio di notizie sull’aumento dei prezzi, sul rincaro delle tariffe, sul drastico ridimensionamento dei redditi dei lavoratori dipendenti, sugli enormi spostamenti di ricchezza intervenuti in questi anni in Italia. La gravità della situazione richiederebbe interventi straordinari in grado di invertire una tendenza stabile da troppi anni. Invece nessuno sembra in grado di porre un freno a quella che si configura sempre più come un’enorme ingiustizia sociale. Gli ultimi dati ci dicono che il 10% della popolazione italiana possiede il 45% della ricchezza e che la forbice tra poveri e ricchi tendenzialmente è destinata ad aumentare.
Di fronte a tutto questo dobbiamo poi leggere le dichiarazione di un assessore del capoluogo con cui dovremmo collaborare che, se riportate correttamente, non possono che lasciare allibiti: oggi difficilmente sarà possibile bloccare i prezzi perché i nuovi aumenti non si sono ancora riversati sui prezzi al consumo!
E tutto questo mentre si preannunciano aumenti del 20-30-45% su frutta e verdura a causa delle gelate. Anche per prodotti che non ne risentono, anche per quelli coltivati in serra o già raccolti e che giacciono nei magazzini.
Nel frattempo i negozianti se la prendono con chi denuncia questo stato di cose, invece di riflettere sulla struttura della distribuzione la quale da sola su ogni euro si mangia 50 centesimi mentre all’agricoltura ne vanno 20 ed all’industria 30.
I comuni certamente non hanno grandi poteri, ma questo troppo spesso si trasforma in un alibi per non intervenire. C’è la leva fiscale, ci sono competenze che si possono mettere a disposizione, c’è la possibilità di farsi parte attiva nel mercato. Basta volerlo.
Mettere a disposizione strutture, uffici, locali, mezzi, per favorire ad esempio gruppi di acquisto solidale e così indirettamente contribuire a calmierare i prezzi, è solo una delle possibilità. Insomma occorre divenire protagonisti, valutare le possibili sinergie, attivare le associazioni di categoria e i cittadini, mettere in campo proposte e nuove idee e non attendere con le mani in mano che siano gli altri a tirar fuori per noi le castagne dal fuoco.
Cos’è un Gruppo di Acquisto Solidale?
Un gruppo d’acquisto è formato da un insieme di persone che decidono di unirsi per acquistare all’ingrosso prodotti alimentari o di uso comune, da ridistribuire tra loro. Si tratta di una cooperativa di consumatori che ha come fine il risparmio da raggiungere saltando molte delle fasi di intermediazioni ed acquistando il più delle volte direttamente dal produttore.
Diverso è il discorso per chi aderisce alla rete nazionale: essere un G.A.S. non vuole dire soltanto risparmiare acquistando collettivamente e direttamente dal produttore, saltando i tanti passaggi dell'intermediazione commerciale, ma soprattutto chiedersi che cosa c'è dietro a un determinato bene di consumo. Vi sono delle connotazioni etiche che riconducono ad un consumo critico di cui il commercio equo e solidale ne è un esempio. Gli enti locali possono incentivare queste forme di aggregazione quantomeno fornendo informazioni e supporto.
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