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giovedì 31 gennaio 2008

Salariati? Poveri indebitati e tanti

Lo dice Bankitalia

Mario Draghi presenta una fotografia da Paese "sudamericano":


redditi fermi da 7 anni, il 10% delle famiglie ha il 45% delle ricchezze


 Davide Varì


«Il reddito dei lavoratori dipendenti è fermo: «Dal 2000 al 2006 c'è stata una crescita dello 0,3%»; non solo: il 10% delle famiglie più ricche «possiede il 45% della ricchezza totale del Paese».


Ci voleva l'indagine commissionata e presentata ieri da Bankitalia, e l'autorevolezza del governatore Mario Draghi in persona per scoprire quello che la gran parte degli italiani sapeva da tempo - e lo sapeva per averlo vissuto sulla propria pelle: gli stipendi del lavoro dipendente sono al palo, fermi e cristallizzati da 7 anni. Ma non finisce qui, tra le fasce sempre più povere ci sono i lavoratori atipici e le donne;"in compenso" però, i ricchi sono sempre di meno ma sempre più ricchi. Questo, per sommi capi, il fosco quadro che emerge dall'indagine campionaria sui bilanci delle famiglie italiane commissionato da Palazzo Koch.


E accanto al ristagno dei salari, ad aggravare una situazione già drammatica, arriva anche l'esplosione del costo della vita. Ciò significa - sottolinea ancora Bankitalia - che gli eventuali aumenti di stipendio sono stati di fatto «divorati» dall'aumento dell'inflazione.


Immediata e netta la posizione del ministro dimissionario alla solidarietà sociale Paolo Ferrero: «I dati resi noti da Bankitalia confermano quanto da tempo segnalato sulla distribuzione dei redditi in Italia. Di fronte a questo - ha poi dichiarato - non posso che auspicare che il prossimo Governo, qualsiasi sia l'esito delle consultazioni in corso, porti avanti la scelta che abbiamo fatto con la Finanziaria 2008 di destinare l'extragettito ad abbassare le tasse ai lavoratori dipendenti ai pensionati». «Ciò che stupisce in questo contesto, e soprattutto dati alla mano - conclude - è che i vertici di Banca Italia continuino ad invocare come unico elemento su cui costruire la politica economica di questo Paese l'analisi dei conti pubblici».


Tornando all'indagine di Bankitalia si scopre che Diversa la sorte dei lavoratori autonomi il cui stipendio - nello stesso periodo preso in esame per i dipendenti - registra un +13% di aumento; e degli artigiani, titolari di imprese familiari e imprenditori che hanno visto il loro reddito crescere dell'11,2% dal 2004 al 2006. Addirittura «negativo» invece l'andamento del bilancio familiare per le altre tipologie, come i liberi professionisti o i lavoratori atipici.


Conseguenza di tutto ciò: un quarto delle famiglie sono indebitate. Nel 2006 il 26,1% dei nuclei ha molte rate da pagare a fine mese. I mutui costituiscono il 60% del totale dell'indebitamento mentre quelli per acquisto di beni di consumo il 10% del totale.


Insomma, il 6,3% dei lavoratori dipendenti italiani risulta «povero» e nel Mezzogiorno la quota sale al 27,3%. Sempre secondo la Banca d'Italia, «tra il 2000 e il 2004 la quota di lavoratori dipendenti in condizione di povertà è salita dal 5,9% al 7%, per poi attestarsi nel 2006 al 6,3%; per i lavoratori autonomi la stessa incidenza è scesa dall'8,1% del 2000 al 7,2% nel 2004, per risalire al 7,5% nel 2006».


Dallo studio della Banca d'Italia sui bilanci familiari nel 2006 si mette in evidenza che più cresce il numero dei componenti della famiglia (da uno a quattro) più sale il monte debiti. Anche le famiglie in cui il capofamiglia è pensionato sono particolarmente esposte ai debiti. Più alto il numero delle famiglie indebitate per acquisto di beni di consumo (12,8%), dall'auto al divano nuovo, che invece per il classico mutuo acceso per comprare la casa (11,6%). Il rapporto medio del debito delle famiglie sul reddito è del 33% mentre il valore medio è di 10.486 euro. Più indebitati i nuclei dove ci sono lavoratori indipendenti (44,4%) rispetto a quelli dei lavoratori dipendenti (33,6%).


Ed ancora: per la metà delle famiglie italiane il reddito annuo non supera i 26mila euro all'anno. «Il 20% delle famiglie - sottolinea Palazzo Koch - ha un reddito annuale inferiore ai 15.334 euro (circa 1.278 euro al mese), mentre metà delle famiglie ha percepito un reddito non superiore ai 26.062 euro. Il 10% delle famiglie più agiate - invece - ha un reddito superiore ai 55.712 euro». In altre parole il 10% delle famiglie con il reddito più basso - spiega Bankitalia - percepisce il 2,6% del totale dei redditi prodotti; il 10% delle famiglie con redditi più elevati percepisce invece la stessa quota del reddito totale posseduta della metà delle famiglie meno abbienti (circa il 26,4%): entrambi i valori non si discostano da quelli riscontrati nelle analisi precedenti, nel 2004 e nel 2002.


Nel 2006 il reddito familiare medio annuo, al netto delle imposte sul reddito e dei contributi previdenziali e assistenziali, è risultato di 31.792 euro, pari a 2.649 euro al mese. Rispetto alla precedente rilevazione, fatta nel 2004, il reddito familiare medio aumenta - rileva la Banca d'Italia - del 7,8% in termini nominali, pari al 2,6% in termini reali. Scendendo dal reddito delle famiglie nel complesso a quello dei singoli percettori, il reddito da lavoro dipendente è risultato pari a 16.045 euro, con una crescita dell'1,2% in termini reali. Per contro - si legge sempre nell'indagine di Palazzo Koch - quello da lavoro indipendente è stato pari a 22.057 euro (in lieve diminuzione, -0,1%, rispetto al 2004). Guadagnano più gli uomini che le donne, siano essi dipendenti o autonomi, più al Nord che al Sud, più i laureati che coloro che non hanno titolo di studio, più gli anziani che i giovani. Il divario uomini-donne è mediamente di oltre 5.000 euro l'anno. Un laureato invece guadagna mediamente più del doppio (25.090 euro annui) rispetto al lavoratore senza titolo di studio (10.436).


 Liberazione, 29/01/2008

Salariati? Poveri indebitati e tanti

Lo dice Bankitalia

Mario Draghi presenta una fotografia da Paese "sudamericano":


redditi fermi da 7 anni, il 10% delle famiglie ha il 45% delle ricchezze


 Davide Varì


«Il reddito dei lavoratori dipendenti è fermo: «Dal 2000 al 2006 c'è stata una crescita dello 0,3%»; non solo: il 10% delle famiglie più ricche «possiede il 45% della ricchezza totale del Paese».


Ci voleva l'indagine commissionata e presentata ieri da Bankitalia, e l'autorevolezza del governatore Mario Draghi in persona per scoprire quello che la gran parte degli italiani sapeva da tempo - e lo sapeva per averlo vissuto sulla propria pelle: gli stipendi del lavoro dipendente sono al palo, fermi e cristallizzati da 7 anni. Ma non finisce qui, tra le fasce sempre più povere ci sono i lavoratori atipici e le donne;"in compenso" però, i ricchi sono sempre di meno ma sempre più ricchi. Questo, per sommi capi, il fosco quadro che emerge dall'indagine campionaria sui bilanci delle famiglie italiane commissionato da Palazzo Koch.


E accanto al ristagno dei salari, ad aggravare una situazione già drammatica, arriva anche l'esplosione del costo della vita. Ciò significa - sottolinea ancora Bankitalia - che gli eventuali aumenti di stipendio sono stati di fatto «divorati» dall'aumento dell'inflazione.


Immediata e netta la posizione del ministro dimissionario alla solidarietà sociale Paolo Ferrero: «I dati resi noti da Bankitalia confermano quanto da tempo segnalato sulla distribuzione dei redditi in Italia. Di fronte a questo - ha poi dichiarato - non posso che auspicare che il prossimo Governo, qualsiasi sia l'esito delle consultazioni in corso, porti avanti la scelta che abbiamo fatto con la Finanziaria 2008 di destinare l'extragettito ad abbassare le tasse ai lavoratori dipendenti ai pensionati». «Ciò che stupisce in questo contesto, e soprattutto dati alla mano - conclude - è che i vertici di Banca Italia continuino ad invocare come unico elemento su cui costruire la politica economica di questo Paese l'analisi dei conti pubblici».


Tornando all'indagine di Bankitalia si scopre che Diversa la sorte dei lavoratori autonomi il cui stipendio - nello stesso periodo preso in esame per i dipendenti - registra un +13% di aumento; e degli artigiani, titolari di imprese familiari e imprenditori che hanno visto il loro reddito crescere dell'11,2% dal 2004 al 2006. Addirittura «negativo» invece l'andamento del bilancio familiare per le altre tipologie, come i liberi professionisti o i lavoratori atipici.


Conseguenza di tutto ciò: un quarto delle famiglie sono indebitate. Nel 2006 il 26,1% dei nuclei ha molte rate da pagare a fine mese. I mutui costituiscono il 60% del totale dell'indebitamento mentre quelli per acquisto di beni di consumo il 10% del totale.


Insomma, il 6,3% dei lavoratori dipendenti italiani risulta «povero» e nel Mezzogiorno la quota sale al 27,3%. Sempre secondo la Banca d'Italia, «tra il 2000 e il 2004 la quota di lavoratori dipendenti in condizione di povertà è salita dal 5,9% al 7%, per poi attestarsi nel 2006 al 6,3%; per i lavoratori autonomi la stessa incidenza è scesa dall'8,1% del 2000 al 7,2% nel 2004, per risalire al 7,5% nel 2006».


Dallo studio della Banca d'Italia sui bilanci familiari nel 2006 si mette in evidenza che più cresce il numero dei componenti della famiglia (da uno a quattro) più sale il monte debiti. Anche le famiglie in cui il capofamiglia è pensionato sono particolarmente esposte ai debiti. Più alto il numero delle famiglie indebitate per acquisto di beni di consumo (12,8%), dall'auto al divano nuovo, che invece per il classico mutuo acceso per comprare la casa (11,6%). Il rapporto medio del debito delle famiglie sul reddito è del 33% mentre il valore medio è di 10.486 euro. Più indebitati i nuclei dove ci sono lavoratori indipendenti (44,4%) rispetto a quelli dei lavoratori dipendenti (33,6%).


Ed ancora: per la metà delle famiglie italiane il reddito annuo non supera i 26mila euro all'anno. «Il 20% delle famiglie - sottolinea Palazzo Koch - ha un reddito annuale inferiore ai 15.334 euro (circa 1.278 euro al mese), mentre metà delle famiglie ha percepito un reddito non superiore ai 26.062 euro. Il 10% delle famiglie più agiate - invece - ha un reddito superiore ai 55.712 euro». In altre parole il 10% delle famiglie con il reddito più basso - spiega Bankitalia - percepisce il 2,6% del totale dei redditi prodotti; il 10% delle famiglie con redditi più elevati percepisce invece la stessa quota del reddito totale posseduta della metà delle famiglie meno abbienti (circa il 26,4%): entrambi i valori non si discostano da quelli riscontrati nelle analisi precedenti, nel 2004 e nel 2002.


Nel 2006 il reddito familiare medio annuo, al netto delle imposte sul reddito e dei contributi previdenziali e assistenziali, è risultato di 31.792 euro, pari a 2.649 euro al mese. Rispetto alla precedente rilevazione, fatta nel 2004, il reddito familiare medio aumenta - rileva la Banca d'Italia - del 7,8% in termini nominali, pari al 2,6% in termini reali. Scendendo dal reddito delle famiglie nel complesso a quello dei singoli percettori, il reddito da lavoro dipendente è risultato pari a 16.045 euro, con una crescita dell'1,2% in termini reali. Per contro - si legge sempre nell'indagine di Palazzo Koch - quello da lavoro indipendente è stato pari a 22.057 euro (in lieve diminuzione, -0,1%, rispetto al 2004). Guadagnano più gli uomini che le donne, siano essi dipendenti o autonomi, più al Nord che al Sud, più i laureati che coloro che non hanno titolo di studio, più gli anziani che i giovani. Il divario uomini-donne è mediamente di oltre 5.000 euro l'anno. Un laureato invece guadagna mediamente più del doppio (25.090 euro annui) rispetto al lavoratore senza titolo di studio (10.436).


 Liberazione, 29/01/2008

mercoledì 30 gennaio 2008

Maggioranza in crisi




Durante l’ultimo consiglio comunale si è riusciti ad approvare il bilancio grazie ad un accordo raggiunto all’ultimo momento all’interno della maggioranza e che pressappoco suona così: approviamo il bilancio, portiamo a compimento alcune opere e a settembre, prima delle elezioni provinciali, torniamo alle urne.


Questo accordo mette insieme interessi contrapposti, ma convergenti. Infatti, in questo modo, chi è rimasto escluso dalla distribuzione delle cariche avrà una nuova possibilità di accedervi, e chi appetisce ad un posto in provincia, in altri comuni e perché no a Roma, sarà libero di farlo senza essere accusato di abbandonare alle sue sorti il quarto comune dell’Alto Adige.


Come si vede, se così fosse e come molti sostengono, si tratterebbe di un patto scellerato in cui predominano gli interessi personali e non quelli dei  cittadini con i quali si è preso l’impegno, sulla base di un programma che ancor oggi nessuno ha messo in discussione,  di amministrare per cinque anni la nostra città.


Di fronte a questa situazione molte sono le voci levatesi a chiedere nuove elezioni anticipate, ma così facendo si rischia di favorire proprio l’irresponsabilità di chi non intende portare a termine il mandato ricevuto dai propri elettori.


Da parte nostra invece chiediamo innanzitutto che vengano resi pubblici i motivi di contrasto. Sfidiamo dunque questa maggioranza ed i vari attori a dirci quali opzioni siano in campo tali da rendere impossibile il proseguimento di questa esperienza amministrativa ed invitiamo il sindaco a dimostrare qui a Laives, e non in altre sedi, le proprie capacità di politico e di amministratore.


Esiste un programma che noi abbiamo criticato, ma a cui abbiamo anche riconosciuto molti aspetti positivi. Si parta da quello per rilanciare l’attività amministrativa e si accantonino, almeno per il momento, le proprie ambizioni. Quando ci si è candidati si è stretto un patto con i propri elettori. Tradirlo ora, abbandonare la propria postazione con tutti i problemi ancora irrisolti sul tappeto, sarebbe da irresponsabili e di questo si sarebbe chiamati a risponderne di fronte ai cittadini.


 


Rifondazione Comunista - Laives

Maggioranza in crisi




Durante l’ultimo consiglio comunale si è riusciti ad approvare il bilancio grazie ad un accordo raggiunto all’ultimo momento all’interno della maggioranza e che pressappoco suona così: approviamo il bilancio, portiamo a compimento alcune opere e a settembre, prima delle elezioni provinciali, torniamo alle urne.


Questo accordo mette insieme interessi contrapposti, ma convergenti. Infatti, in questo modo, chi è rimasto escluso dalla distribuzione delle cariche avrà una nuova possibilità di accedervi, e chi appetisce ad un posto in provincia, in altri comuni e perché no a Roma, sarà libero di farlo senza essere accusato di abbandonare alle sue sorti il quarto comune dell’Alto Adige.


Come si vede, se così fosse e come molti sostengono, si tratterebbe di un patto scellerato in cui predominano gli interessi personali e non quelli dei  cittadini con i quali si è preso l’impegno, sulla base di un programma che ancor oggi nessuno ha messo in discussione,  di amministrare per cinque anni la nostra città.


Di fronte a questa situazione molte sono le voci levatesi a chiedere nuove elezioni anticipate, ma così facendo si rischia di favorire proprio l’irresponsabilità di chi non intende portare a termine il mandato ricevuto dai propri elettori.


Da parte nostra invece chiediamo innanzitutto che vengano resi pubblici i motivi di contrasto. Sfidiamo dunque questa maggioranza ed i vari attori a dirci quali opzioni siano in campo tali da rendere impossibile il proseguimento di questa esperienza amministrativa ed invitiamo il sindaco a dimostrare qui a Laives, e non in altre sedi, le proprie capacità di politico e di amministratore.


Esiste un programma che noi abbiamo criticato, ma a cui abbiamo anche riconosciuto molti aspetti positivi. Si parta da quello per rilanciare l’attività amministrativa e si accantonino, almeno per il momento, le proprie ambizioni. Quando ci si è candidati si è stretto un patto con i propri elettori. Tradirlo ora, abbandonare la propria postazione con tutti i problemi ancora irrisolti sul tappeto, sarebbe da irresponsabili e di questo si sarebbe chiamati a risponderne di fronte ai cittadini.


 


Rifondazione Comunista - Laives

martedì 29 gennaio 2008

Un bilancio equilibrato o a tinte fosche?


Il capogruppo del partito democratico in una breve nota (vedi qui sotto) difende il bilancio dell’amministrazione comunale ed accusa le opposizioni di aver dipinto un quadro a tinte fosche, quasi apocalittico, ma non corrispondente al vero. Ribadiamo che, non le opposizioni, ma gli assessori stessi, hanno delineato quella che è la vera situazione in cui ci si trova ad operare. È l’assessore Gerolimon che in modo schietto ci dice che senza bussare a tutte le porte non si è in grado di garantire nemmeno l’ordinaria manutenzione degli edifici comunali. Che altro aggiungere?


A nostro avviso manca la capacità di un ragionamento globale su un bilancio bloccato che dipende dalla generosità del potere provinciale, il quale però chiede una sottomissione che volentieri gli viene accordata. Quel “Nostro Presidente” scritto in maiuscolo che troviamo nelle relazioni accompagnatorie, vale più di mille argomentazioni.


Non vi è, poi, nemmeno la capacità di un ragionamento sulle spese e tutto si riduce a qualche taglio, al ricorso alla esternalizzazione di altri servizi, o cedendo alla provincia, a costi sociali ed ambientali notevoli, strutture quali il Galizia o come di recente ipotizzato dall’assessore Tommasini il costruendo Black Box.


Sarebbe invece necessario un vero e proprio piano complessivo sul risparmio che richiede investimenti lungimiranti, utilizzando la possibilità di credito che si aprirà con l’estinzione di alcuni mutui contratti in passato per non ritrovarsi, a breve, a dover agire sul fronte delle entrate ordinarie e cioè attraverso l’aumento di tasse, imposte e tariffe.


Ciò richiederebbe però una giunta nel pieno delle sue funzioni, conscia delle responsabilità di cui si è fatta carico e non già protesa in gran parte verso nuove e più ambite collocazioni.


 Rifondazione Comunista - Laives





Oliver ed il preventivo


ALTO ADIGE, 27 GENNAIO 2008


 «Un bilancio equilibrato Brava giunta»


 

 
 LAIVES. Il gruppo consiliare del Partito Democratico non condivide le argomentazioni dell’opposizione sul bilancio di previsione approvato. Lo sottolinea il consigliere Fabrizio Oliver. «Se l’attenzione fosse stata posta sul bilancio anziché concentrarsi per descrivere una situazione fallimentare, addirittura apocalittica - afferma Oliver - si sarebbero trovate cifre e interventi interessanti, che fanno del preventivo un buon bilancio, serio ed equilibrato».


 Oliver quindi elenca alcuni punti che ritiene significativi dell’operato della giunta: «L’ampliamento della mensa scolastica, che avrà ricadute positive sulle famiglie dove entrambi i genitori lavorano, il parco gioco di via Marconi ampliato e quello di via Hofer, la ristrutturazione del palazzetto dello sport e della piscina coperta, non sono semplice maquillage, ma interventi sostanziali». Spostando poi l’attenzione alle frazioni, Fabrizio Oliver aggiunge il teatro a San Giacomo e la progettazione della nuova scuola elementare a Pineta e poi stazione ferroviaria nuova, piste ciclabili ed il collegamento per Vadena. (b.c.)

Un bilancio equilibrato o a tinte fosche?


Il capogruppo del partito democratico in una breve nota (vedi qui sotto) difende il bilancio dell’amministrazione comunale ed accusa le opposizioni di aver dipinto un quadro a tinte fosche, quasi apocalittico, ma non corrispondente al vero. Ribadiamo che, non le opposizioni, ma gli assessori stessi, hanno delineato quella che è la vera situazione in cui ci si trova ad operare. È l’assessore Gerolimon che in modo schietto ci dice che senza bussare a tutte le porte non si è in grado di garantire nemmeno l’ordinaria manutenzione degli edifici comunali. Che altro aggiungere?


A nostro avviso manca la capacità di un ragionamento globale su un bilancio bloccato che dipende dalla generosità del potere provinciale, il quale però chiede una sottomissione che volentieri gli viene accordata. Quel “Nostro Presidente” scritto in maiuscolo che troviamo nelle relazioni accompagnatorie, vale più di mille argomentazioni.


Non vi è, poi, nemmeno la capacità di un ragionamento sulle spese e tutto si riduce a qualche taglio, al ricorso alla esternalizzazione di altri servizi, o cedendo alla provincia, a costi sociali ed ambientali notevoli, strutture quali il Galizia o come di recente ipotizzato dall’assessore Tommasini il costruendo Black Box.


Sarebbe invece necessario un vero e proprio piano complessivo sul risparmio che richiede investimenti lungimiranti, utilizzando la possibilità di credito che si aprirà con l’estinzione di alcuni mutui contratti in passato per non ritrovarsi, a breve, a dover agire sul fronte delle entrate ordinarie e cioè attraverso l’aumento di tasse, imposte e tariffe.


Ciò richiederebbe però una giunta nel pieno delle sue funzioni, conscia delle responsabilità di cui si è fatta carico e non già protesa in gran parte verso nuove e più ambite collocazioni.


 Rifondazione Comunista - Laives





Oliver ed il preventivo


ALTO ADIGE, 27 GENNAIO 2008


 «Un bilancio equilibrato Brava giunta»


 

 
 LAIVES. Il gruppo consiliare del Partito Democratico non condivide le argomentazioni dell’opposizione sul bilancio di previsione approvato. Lo sottolinea il consigliere Fabrizio Oliver. «Se l’attenzione fosse stata posta sul bilancio anziché concentrarsi per descrivere una situazione fallimentare, addirittura apocalittica - afferma Oliver - si sarebbero trovate cifre e interventi interessanti, che fanno del preventivo un buon bilancio, serio ed equilibrato».


 Oliver quindi elenca alcuni punti che ritiene significativi dell’operato della giunta: «L’ampliamento della mensa scolastica, che avrà ricadute positive sulle famiglie dove entrambi i genitori lavorano, il parco gioco di via Marconi ampliato e quello di via Hofer, la ristrutturazione del palazzetto dello sport e della piscina coperta, non sono semplice maquillage, ma interventi sostanziali». Spostando poi l’attenzione alle frazioni, Fabrizio Oliver aggiunge il teatro a San Giacomo e la progettazione della nuova scuola elementare a Pineta e poi stazione ferroviaria nuova, piste ciclabili ed il collegamento per Vadena. (b.c.)

lunedì 28 gennaio 2008

Redditi famiglie fermi dal 2000













ANSA - 2008-01-28 11:47
Bankitalia, se capofamiglia autonomo aumento del 13, 1%
(ANSA) - ROMA, 28 GEN - Il reddito delle famiglie con capofamiglia dipendente e' rimasto fermo (+0,3%) dal 2000 al 2006, considerando l'aumento del costo della vita. Lo sottolinea la Banca d'Italia nell'indagine campionaria sui bilanci delle famiglie italiane nel 2006. Il reddito delle famiglie con capofamiglia autonomo, nello stesso periodo, sempre in termini reali, e' cresciuto del +13,1%. Le famiglie che devono contare su un capofamiglia a libro paga da 6 anni fanno affidamento sempre sullo stesso budget.

Redditi famiglie fermi dal 2000













ANSA - 2008-01-28 11:47
Bankitalia, se capofamiglia autonomo aumento del 13, 1%
(ANSA) - ROMA, 28 GEN - Il reddito delle famiglie con capofamiglia dipendente e' rimasto fermo (+0,3%) dal 2000 al 2006, considerando l'aumento del costo della vita. Lo sottolinea la Banca d'Italia nell'indagine campionaria sui bilanci delle famiglie italiane nel 2006. Il reddito delle famiglie con capofamiglia autonomo, nello stesso periodo, sempre in termini reali, e' cresciuto del +13,1%. Le famiglie che devono contare su un capofamiglia a libro paga da 6 anni fanno affidamento sempre sullo stesso budget.

Un'unica area metropolitana? Purchè non sia un diversivo

Che Laives è Bolzano costituiscano un’area metropolitana unica e che numerosi problemi siano risolvibili solo con un approccio complessivo ed attraverso la collaborazione delle varie amministrazioni, è nella realtà delle cose e non serviva certo il sindaco di Bolzano a ricordarcelo. Noi stessi abbiamo più volte sollecitato una maggiore capacità sinergica nell’affrontare questioni quali quelle della mobilità, dell’inquinamento, ma anche, ad esempio, il problema di giungere ad una maggiore autonomia dal potere provinciale.


La proposta avanzata in questi giorni a noi sembra però la classica manovra diversiva per distogliere l’attenzione da problemi ben più gravi che affliggono i due comuni e che si è incapaci di affrontare con la necessaria determinazione.


Se pensiamo infatti a Laives non possiamo non vedere la gravità della crisi apertasi all’interno del della maggioranza che governa la città con la fuoriuscita dal Partito democratico di due consiglieri. La maggioranza di Laives oggi è a termine e non è certo in grado di affrontare problemi così complessi come quelli sollevati dal sindaco di Bolzano, né può permettersi di determinare il futuro della nostra città.


Se poi il dibattito è portato avanti da chi solo poco tempo fa si è dichiarato disinteressato all’allungamento della pista dell’aeroporto di S. Giacomo in quanto collocato tutto nel territorio di Laives, o da chi  non si preoccupa delle conseguenze di un inceneritore solo perche catastalmente collocato nel territorio del capoluogo provinciale, si comprende meglio la strumentalità della questione.


Venendo invece al concreto delle cose vediamo come i due comuni non siano finora stati in grado, ad esempio, di trovare un accordo su come limitare il traffico in entrata a S. Giacomo, o per collegare tra loro le ciclabili dei due comuni.


Ecco allora che diventare un quartiere di Bolzano, con l’interesse che viene dimostrato per la periferia, non ci interessa affatto e non vorremmo che in questa maniera fosse ancora più facile collocare sul nostro territorio tutte quelle strutture fortemente impattanti che non trovano posto nel capoluogo. Il nuovo stadio ne è un esempio concreto, ma a quanto pare l’assessore Tommasini si spinge ad offrire anche altre strutture senza curarsi dell’impatto che avranno sulla qualità di vita del territorio.


Si parta invece dai problemi concreti dei cittadini, affrontandoli in maniera coordinata, dimostrando nei fatti quello che viene enunciato solo a parole.


 


Rifondazione Comunista - Laives


 


 

Un'unica area metropolitana? Purchè non sia un diversivo

Che Laives è Bolzano costituiscano un’area metropolitana unica e che numerosi problemi siano risolvibili solo con un approccio complessivo ed attraverso la collaborazione delle varie amministrazioni, è nella realtà delle cose e non serviva certo il sindaco di Bolzano a ricordarcelo. Noi stessi abbiamo più volte sollecitato una maggiore capacità sinergica nell’affrontare questioni quali quelle della mobilità, dell’inquinamento, ma anche, ad esempio, il problema di giungere ad una maggiore autonomia dal potere provinciale.


La proposta avanzata in questi giorni a noi sembra però la classica manovra diversiva per distogliere l’attenzione da problemi ben più gravi che affliggono i due comuni e che si è incapaci di affrontare con la necessaria determinazione.


Se pensiamo infatti a Laives non possiamo non vedere la gravità della crisi apertasi all’interno del della maggioranza che governa la città con la fuoriuscita dal Partito democratico di due consiglieri. La maggioranza di Laives oggi è a termine e non è certo in grado di affrontare problemi così complessi come quelli sollevati dal sindaco di Bolzano, né può permettersi di determinare il futuro della nostra città.


Se poi il dibattito è portato avanti da chi solo poco tempo fa si è dichiarato disinteressato all’allungamento della pista dell’aeroporto di S. Giacomo in quanto collocato tutto nel territorio di Laives, o da chi  non si preoccupa delle conseguenze di un inceneritore solo perche catastalmente collocato nel territorio del capoluogo provinciale, si comprende meglio la strumentalità della questione.


Venendo invece al concreto delle cose vediamo come i due comuni non siano finora stati in grado, ad esempio, di trovare un accordo su come limitare il traffico in entrata a S. Giacomo, o per collegare tra loro le ciclabili dei due comuni.


Ecco allora che diventare un quartiere di Bolzano, con l’interesse che viene dimostrato per la periferia, non ci interessa affatto e non vorremmo che in questa maniera fosse ancora più facile collocare sul nostro territorio tutte quelle strutture fortemente impattanti che non trovano posto nel capoluogo. Il nuovo stadio ne è un esempio concreto, ma a quanto pare l’assessore Tommasini si spinge ad offrire anche altre strutture senza curarsi dell’impatto che avranno sulla qualità di vita del territorio.


Si parta invece dai problemi concreti dei cittadini, affrontandoli in maniera coordinata, dimostrando nei fatti quello che viene enunciato solo a parole.


 


Rifondazione Comunista - Laives


 


 

Sindaci alla riscossa: vogliamo contare di più

Alto Adige, 27 GENNAIO 2008



Parla Schuler, l’uomo che vuole togliere poteri alla Provincia: «Più democrazia»


 

Il sistema delle incompatibilità ci tiene fuori dal Consiglio Entra solo la voce delle lobby


 FRANCESCA GONZATO


  BOLZANO. La carica dei sindaci. Se otterranno successo, è da vedere. Ma sono compatti. Vogliono più poteri e li chiedono alla Provincia, sono guidati dal presidente del Consorzio dei Comuni Arnold Schuler. Ottenuta l’autonomia, accusano, la Provincia se l’è tenuta troppo stretta.


 «E’ ora di cedere un po’ di questa forza ai sindaci, alle loro amministrazioni, che sono l’orecchio più vicino ai cittadini», rivendica Arnold Schuler. Hanno in mente una riforma istituzionale, elaborata tra gruppi di lavoro e consulenti, consegnata da qualche tempo a Luis Durnwalder. Il nome di Schuler torna nelle liste dei possibili candidati dell’Svp alle provinciali, «ma non so come andrà a finire». Altri sindaci premono per candidarsi. Non si può dire che Schuler, 45 anni, sia un novizio della politica. E’ arrivato al quinto mandato di sindaco a Plaus, «tempo di smettere comunque, anche se non ci fosse il limite dei mandati». Guida il Consorzio dei Comuni dal dicembre 2005. C’è chi pensa che potrebbe essere confermato alla presidenza anche dopo la scadenza del mandato da sindaco (tecnicamente sarebbe possibile).


 Non è un novizio, ma rivendica con i colleghi un’inversione politica. «Non siamo un’isola, le cose cambiano, la democrazia evolve: dovremo cambiare anche noi», spiega pescando esempi dal Tirolo alla Liguria. La lettura passa dalla Provincia all’Svp, lo scenario non cambia: «Il sistema delle incompatibilità sbarra la strada ai sindaci sia in consiglio provinciale che nel partito. La filosofia alla base può essere giusta, ma il risultato è che il territorio non ha voce e comandano i gruppi di interesse, come l’economia, i lavoratori e le donne». La lobby dei Comuni chiede ora la parola.


 Sindaco Schuler, il Consorzio dei Comuni ha presentato alla Provincia una proposta di riforma istituzionale. Quali sono i punti principali?


 «E’ il momento di attuare la svolta federalista voluta dalla riforma costituzionale. Più o meno in Italia si sono mossi tutti, anche Trento. Solo da noi il discorso non è nemmeno iniziato. E’ giusto dare più poteri ai Comuni, precisare meglio i contesti in cui è previsto il nostro parere, definire le conseguenze del mancato accoglimento delle nostre indicazioni, rivedere il sistema di finanziamento. La Provincia è molto forte, ha dato un ruolo debole ai Comuni».


 E fa fatica ovviamente a rinunciare a una parte dei propri poteri.


 «Da noi si è creata una situazione singolare. La Provincia ha condotto la battaglia per l’autonomia: abbiamo creato un modello vincente, è vero, ma anche un nuovo centralismo».


 Da qualche tempo Bolzano rivendica più peso nelle scelte strategiche, dall’urbanistica alla cultura.


 «Sono le richieste di tutti i sindaci: in questo momento il consiglio di amministrazione del Consorzio è compatto (nel Cda siedono 16 rappresentanti, ndr). Abbiamo una buona collaborazione con Bolzano, e in passato non è stato sempre così. E’ chiaro a tutti che il capoluogo ha bisogno di noi e viceversa, per confrontarci con una Provincia così potente. Bolzano ha diritto a tre rappresentanti nel Cda. C’è un buon rapporto anche dal punto di vista dei gruppi linguistici. Da un anno abbiamo cambiato lo statuto: prima era previsto solo un vicepresidente di lingua tedesca, oggi c’è anche il vice italiano (è Luigi Spagnolli) e ladino (Franz Complojer, La Valle)».


 A che punto è la bozza presentata a Durnwalder?


 «Ci hanno proposto un tavolo di lavoro Provincia-Comuni, ma non hanno ancora nominato i loro rappresentanti. Abbiamo insistito parecchie volte senza risultato, tanto che alla fine di recente abbiamo inviato una lettera di sollecito. Vogliamo discuterne prima delle elezioni. Intanto abbiamo ottenuto un risultato importante: il fondo di rotazione per gli investimenti, grazie al quale vogliamo ridurre l’indebitamento dei Comuni, già arrivato a 1,2 miliardi di euro».


 Chiedete più concertazione.


 «Diamo pareri, ma troppo spesso non riceviamo risposta. Perché non si vuole ascoltare la voce di chi è più vicino ai cittadini? Si sta creando una contrapposizione tra noi e la Provincia: non ha senso».


 Secondo il vostro osservatorio di sindaci, qual è il problema più serio sentito oggi in Alto Adige?


 «I lavoratori in difficoltà economiche. Sta diventando un fenomeno sociale».


 Bilinguismo: nelle città e nelle valli sempre più famiglie chiedono una scuola più efficace. Come Consorzio prenderete posizione?


 «Non ne abbiamo parlato. Ho tre figli, due sono già fuori dalla scuola e non si può certo dire che siano forti in italiano. Qualcosa non funziona, è chiaro».


 Lei punta il dito sul sistema delle incompatibilità. Perché?


 «In consiglio provinciale non ci sono sindaci e si sente: manca la voce del territorio. L’ultimo ad avere un esperienza da sindaco è stato Durnwalder, ma parliamo di molti anni fa. Se sei sindaco di un Comune oltre i 20 mila abitanti sei ineleggibile: ti devi dimettere prima delle elezioni. Per i Comuni più piccoli vale l’incompatibilità, ti devi dimettere se vieni eletto in consiglio provinciale. Però potrei diventare senatore. Nel Tirolo (ma anche in altre regioni italiane) i sindaci sono anche consiglieri. Il risultato è che in consiglio provinciale sono forti i gruppi economici e non il territorio».


 Come sindaci avete posto problemi anche all’Svp.


 «Nel partito c’è un sistema di sbarramento simile a quello provinciale. Se sei sindaco, non puoi diventare Obmann locale e così a salire fino all’incompatibilità tra Obmann provinciale e presidente della giunta di Palazzo Widmann. Le conseguenze nel partito sono le medesime del consiglio provinciale, se parliamo di chi conta e chi resta escluso».


 Nel 2010 la maggior parte dei sindaci in carica non potranno essere ricandidati. Avete puntato i piedi anche sul limite ai mandati.


 «La logica fila, ma si sono fermati a noi. Almeno negli Stati Uniti e in Russia hanno fissato un tetto ai mandati partendo dai presidenti».

Sindaci alla riscossa: vogliamo contare di più

Alto Adige, 27 GENNAIO 2008



Parla Schuler, l’uomo che vuole togliere poteri alla Provincia: «Più democrazia»


 

Il sistema delle incompatibilità ci tiene fuori dal Consiglio Entra solo la voce delle lobby


 FRANCESCA GONZATO


  BOLZANO. La carica dei sindaci. Se otterranno successo, è da vedere. Ma sono compatti. Vogliono più poteri e li chiedono alla Provincia, sono guidati dal presidente del Consorzio dei Comuni Arnold Schuler. Ottenuta l’autonomia, accusano, la Provincia se l’è tenuta troppo stretta.


 «E’ ora di cedere un po’ di questa forza ai sindaci, alle loro amministrazioni, che sono l’orecchio più vicino ai cittadini», rivendica Arnold Schuler. Hanno in mente una riforma istituzionale, elaborata tra gruppi di lavoro e consulenti, consegnata da qualche tempo a Luis Durnwalder. Il nome di Schuler torna nelle liste dei possibili candidati dell’Svp alle provinciali, «ma non so come andrà a finire». Altri sindaci premono per candidarsi. Non si può dire che Schuler, 45 anni, sia un novizio della politica. E’ arrivato al quinto mandato di sindaco a Plaus, «tempo di smettere comunque, anche se non ci fosse il limite dei mandati». Guida il Consorzio dei Comuni dal dicembre 2005. C’è chi pensa che potrebbe essere confermato alla presidenza anche dopo la scadenza del mandato da sindaco (tecnicamente sarebbe possibile).


 Non è un novizio, ma rivendica con i colleghi un’inversione politica. «Non siamo un’isola, le cose cambiano, la democrazia evolve: dovremo cambiare anche noi», spiega pescando esempi dal Tirolo alla Liguria. La lettura passa dalla Provincia all’Svp, lo scenario non cambia: «Il sistema delle incompatibilità sbarra la strada ai sindaci sia in consiglio provinciale che nel partito. La filosofia alla base può essere giusta, ma il risultato è che il territorio non ha voce e comandano i gruppi di interesse, come l’economia, i lavoratori e le donne». La lobby dei Comuni chiede ora la parola.


 Sindaco Schuler, il Consorzio dei Comuni ha presentato alla Provincia una proposta di riforma istituzionale. Quali sono i punti principali?


 «E’ il momento di attuare la svolta federalista voluta dalla riforma costituzionale. Più o meno in Italia si sono mossi tutti, anche Trento. Solo da noi il discorso non è nemmeno iniziato. E’ giusto dare più poteri ai Comuni, precisare meglio i contesti in cui è previsto il nostro parere, definire le conseguenze del mancato accoglimento delle nostre indicazioni, rivedere il sistema di finanziamento. La Provincia è molto forte, ha dato un ruolo debole ai Comuni».


 E fa fatica ovviamente a rinunciare a una parte dei propri poteri.


 «Da noi si è creata una situazione singolare. La Provincia ha condotto la battaglia per l’autonomia: abbiamo creato un modello vincente, è vero, ma anche un nuovo centralismo».


 Da qualche tempo Bolzano rivendica più peso nelle scelte strategiche, dall’urbanistica alla cultura.


 «Sono le richieste di tutti i sindaci: in questo momento il consiglio di amministrazione del Consorzio è compatto (nel Cda siedono 16 rappresentanti, ndr). Abbiamo una buona collaborazione con Bolzano, e in passato non è stato sempre così. E’ chiaro a tutti che il capoluogo ha bisogno di noi e viceversa, per confrontarci con una Provincia così potente. Bolzano ha diritto a tre rappresentanti nel Cda. C’è un buon rapporto anche dal punto di vista dei gruppi linguistici. Da un anno abbiamo cambiato lo statuto: prima era previsto solo un vicepresidente di lingua tedesca, oggi c’è anche il vice italiano (è Luigi Spagnolli) e ladino (Franz Complojer, La Valle)».


 A che punto è la bozza presentata a Durnwalder?


 «Ci hanno proposto un tavolo di lavoro Provincia-Comuni, ma non hanno ancora nominato i loro rappresentanti. Abbiamo insistito parecchie volte senza risultato, tanto che alla fine di recente abbiamo inviato una lettera di sollecito. Vogliamo discuterne prima delle elezioni. Intanto abbiamo ottenuto un risultato importante: il fondo di rotazione per gli investimenti, grazie al quale vogliamo ridurre l’indebitamento dei Comuni, già arrivato a 1,2 miliardi di euro».


 Chiedete più concertazione.


 «Diamo pareri, ma troppo spesso non riceviamo risposta. Perché non si vuole ascoltare la voce di chi è più vicino ai cittadini? Si sta creando una contrapposizione tra noi e la Provincia: non ha senso».


 Secondo il vostro osservatorio di sindaci, qual è il problema più serio sentito oggi in Alto Adige?


 «I lavoratori in difficoltà economiche. Sta diventando un fenomeno sociale».


 Bilinguismo: nelle città e nelle valli sempre più famiglie chiedono una scuola più efficace. Come Consorzio prenderete posizione?


 «Non ne abbiamo parlato. Ho tre figli, due sono già fuori dalla scuola e non si può certo dire che siano forti in italiano. Qualcosa non funziona, è chiaro».


 Lei punta il dito sul sistema delle incompatibilità. Perché?


 «In consiglio provinciale non ci sono sindaci e si sente: manca la voce del territorio. L’ultimo ad avere un esperienza da sindaco è stato Durnwalder, ma parliamo di molti anni fa. Se sei sindaco di un Comune oltre i 20 mila abitanti sei ineleggibile: ti devi dimettere prima delle elezioni. Per i Comuni più piccoli vale l’incompatibilità, ti devi dimettere se vieni eletto in consiglio provinciale. Però potrei diventare senatore. Nel Tirolo (ma anche in altre regioni italiane) i sindaci sono anche consiglieri. Il risultato è che in consiglio provinciale sono forti i gruppi economici e non il territorio».


 Come sindaci avete posto problemi anche all’Svp.


 «Nel partito c’è un sistema di sbarramento simile a quello provinciale. Se sei sindaco, non puoi diventare Obmann locale e così a salire fino all’incompatibilità tra Obmann provinciale e presidente della giunta di Palazzo Widmann. Le conseguenze nel partito sono le medesime del consiglio provinciale, se parliamo di chi conta e chi resta escluso».


 Nel 2010 la maggior parte dei sindaci in carica non potranno essere ricandidati. Avete puntato i piedi anche sul limite ai mandati.


 «La logica fila, ma si sono fermati a noi. Almeno negli Stati Uniti e in Russia hanno fissato un tetto ai mandati partendo dai presidenti».

«Due Comuni, un’area metropolitana»

Alto Adige, 27 GENNAIO 2008


 di Mirco Marchiodi


 D’accordo gli amministratori: ambiente, traffico e servizi pubblici da gestire assieme


 Pichler Rolle: quando abbiamo collaborato i risultati sono sempre stati ottimi Ladinser: più sinergie


  BOLZANO. Piace, l’idea lanciata dal sindaco Spagnolli. A dire il vero, quella di fare di Bolzano e Laives un unico Comune è una proposta che in pochi ritengono realizzabile («troppo complicato», dicono gli interessati), ma da Christian Tommasini, assessore a Laives e segretario provinciale del Partito Democratico, al vicesindaco bolzanino Elmar Pichler Rolle fino al suo probabile successore Klaus Ladinser sono tutti d’accordo: «Migliorare la collaborazione e sfruttare le sinergie è solo utile». Qualcosa si è già fatto (Sasa e Seab sono società in cui sono presenti entrambi i Comuni), ma c’è ancora molto spazio di manovra. E da Tommasini arriva una proposta concreta: «Manteniamo i due Comuni, ma facciamone un’unica area metropolitana».


 L’idea di Spagnolli è semplice: fondere Bolzano e Laives realizzando un unico Comune, più efficiente. «Potremmo ottimizzare i servizi e ridurre le spese», spiega. Da Laives il suo collega Giovanni Polonioli non si dice per nulla contrario, «anche se - afferma - la fusione Bolzano-Laives sarebbe un’operazione molto forte».


 Molto forte e molto difficile da realizzare tecnicamente. Così Christian Tommasini lancia una proposta alternativa, «più facile da realizzare e con tempi brevi», dice. «Facciamo di Bolzano e Laives un’area metropolitana: in questo modo i Comuni continuerebbero ad esistere per conto proprio, però si potrebbe puntare sulla gestione comune di determinati servizi». L’assessore di Laives fa qualche proposta concreta: «In Seab e Sasa sono già presenti entrambi i Comuni, ma il ragionamento va esteso. La polizia municipale è un tema di cui si è già discusso in passato, poi ci sono le istituzioni culturali, i trasporti e il sociale che sono ideali per collaborare. Il centro giovanile e per concerti che Bolzano non ha più da quando è stato chiuso il KuBo si potrebbe rilanciare a Laives, dove c’è il Black Box. Per quanto riguarda i trasporti c’è il progetto della metropolitana di superficie e nel settore sociale i problemi di Laives, che è un centro urbano, sono molto più simili a quelli di Bolzano che non a quelli di altri Comuni della Bassa Atesina».


 

«Due Comuni, un’area metropolitana»

Alto Adige, 27 GENNAIO 2008


 di Mirco Marchiodi


 D’accordo gli amministratori: ambiente, traffico e servizi pubblici da gestire assieme


 Pichler Rolle: quando abbiamo collaborato i risultati sono sempre stati ottimi Ladinser: più sinergie


  BOLZANO. Piace, l’idea lanciata dal sindaco Spagnolli. A dire il vero, quella di fare di Bolzano e Laives un unico Comune è una proposta che in pochi ritengono realizzabile («troppo complicato», dicono gli interessati), ma da Christian Tommasini, assessore a Laives e segretario provinciale del Partito Democratico, al vicesindaco bolzanino Elmar Pichler Rolle fino al suo probabile successore Klaus Ladinser sono tutti d’accordo: «Migliorare la collaborazione e sfruttare le sinergie è solo utile». Qualcosa si è già fatto (Sasa e Seab sono società in cui sono presenti entrambi i Comuni), ma c’è ancora molto spazio di manovra. E da Tommasini arriva una proposta concreta: «Manteniamo i due Comuni, ma facciamone un’unica area metropolitana».


 L’idea di Spagnolli è semplice: fondere Bolzano e Laives realizzando un unico Comune, più efficiente. «Potremmo ottimizzare i servizi e ridurre le spese», spiega. Da Laives il suo collega Giovanni Polonioli non si dice per nulla contrario, «anche se - afferma - la fusione Bolzano-Laives sarebbe un’operazione molto forte».


 Molto forte e molto difficile da realizzare tecnicamente. Così Christian Tommasini lancia una proposta alternativa, «più facile da realizzare e con tempi brevi», dice. «Facciamo di Bolzano e Laives un’area metropolitana: in questo modo i Comuni continuerebbero ad esistere per conto proprio, però si potrebbe puntare sulla gestione comune di determinati servizi». L’assessore di Laives fa qualche proposta concreta: «In Seab e Sasa sono già presenti entrambi i Comuni, ma il ragionamento va esteso. La polizia municipale è un tema di cui si è già discusso in passato, poi ci sono le istituzioni culturali, i trasporti e il sociale che sono ideali per collaborare. Il centro giovanile e per concerti che Bolzano non ha più da quando è stato chiuso il KuBo si potrebbe rilanciare a Laives, dove c’è il Black Box. Per quanto riguarda i trasporti c’è il progetto della metropolitana di superficie e nel settore sociale i problemi di Laives, che è un centro urbano, sono molto più simili a quelli di Bolzano che non a quelli di altri Comuni della Bassa Atesina».


 

Benzina, più 13% in un solo anno.

Alto Adige, 26 GENNAIO 2008


 di Davide Pasquali


Il gasolio è cresciuto del 16% Cisl: dipendenti penalizzati


 


  BOLZANO. Negli ultimi dodici mesi, la benzina in città è rincarata del 13%; il gasolio per autotrazione addirittura del 16%. Tradotto, rispetto a gennaio 2007, un lavoratore dipendente con un tragitto casa-lavoro di 15 chilometri spende, annualmente, 83 euro in più per l’acquisto della benzina verde. Chi viaggia a diesel, invece, ne spende addirittura 96 in più rispetto al 2007. Lo dicono i risultati di un’indagine campionaria svolta dalla Femca-Cisl bolzanina, il cui segretario provinciale, Maurizio Albrigo, commenta: «Il quadro emerso è piuttosto preoccupante».


 In questo periodo la Femca-Cisl altoatesina sta redigendo una approfondita serie di studi incentrati sull’aumento dei prezzi, i cui risultati verranno resi noti nelle prossime settimane.


 Verranno presi in considerazione 18 capitoli di spesa, dalla sanità all’abbigliamento, dagli alimentari ai mutui. Ogni settimana verranno poi pubblicati i risultati riguardo a ciascuna categoria.


 Per prime, ieri, si sono pubblicate le statistiche sui carburanti. «In questo inizio di 2008 - commenta il segretario provinciale Albrigo - l’Alto Adige sta vivendo una situazione preoccupante a livello di consumi e di costi. E uno degli esempi più eclatanti è quello della benzina».


 Ai costi attuali del carburante, spiega il sindacato, un dipendente che per andare a lavorare percorre quotidianamente trenta chilometri, spende il 13% in più rispetto all’anno scorso, se utilizza un’auto a benzina, e il 16% in più, se guida un mezzo diesel.


 «Infatti - spiega il sindacalista - sempre che il prezzo dei carburanti rimanga fermo al valore dei primi di gennaio 2008, questo lavoratore spenderà in più, in un anno, 83 euro di benzina, oppure 96 euro di diesel». Sempre in un anno, la spesa per il solo carburante necessario per andare e tornare dal lavoro gli assorbirà dai 740 euro per la verde ai 690 per il diesel. «Ciò significa che ogni mese se ne andrà alla pompa di benzina tra il 5% e il 6% della retribuzione, visto che quella media si aggira intorno ai 1.200 euro».


 Quindi, un lavoratore, percorrendo trenta chilometri al giorno, deve lavorare oltre tre settimane all’anno solamente per ripagarsi il carburante. «Nel frattempo però - puntualizza Albrigo - notiamo che tutta una serie di privilegiati, come dirigenti, politici eccetera, che percepiscono stipendi o indenità senza basi, viaggiano gratuitamente e scaricando le spese sulla collettività, o meglio sui più deboli, ossia i lavoratori».


 Inoltre, dai rilevamenti effettuati presso le pompe di benzina del capoluogo altoatesino, «si è notato che l’aumento dei costi di prodotti va ben al di là dell’inflazione, sia dichiarata che percepita».


 I carburanti, assieme agli alimentari, in specie carne e frutta, «rimangono i punti di maggiore crisi per le famiglie, dato che hanno fatto registrare crescite fuori da ogni logica, visti per lo meno i dati diffusi dall’Istat».

Benzina, più 13% in un solo anno.

Alto Adige, 26 GENNAIO 2008


 di Davide Pasquali


Il gasolio è cresciuto del 16% Cisl: dipendenti penalizzati


 


  BOLZANO. Negli ultimi dodici mesi, la benzina in città è rincarata del 13%; il gasolio per autotrazione addirittura del 16%. Tradotto, rispetto a gennaio 2007, un lavoratore dipendente con un tragitto casa-lavoro di 15 chilometri spende, annualmente, 83 euro in più per l’acquisto della benzina verde. Chi viaggia a diesel, invece, ne spende addirittura 96 in più rispetto al 2007. Lo dicono i risultati di un’indagine campionaria svolta dalla Femca-Cisl bolzanina, il cui segretario provinciale, Maurizio Albrigo, commenta: «Il quadro emerso è piuttosto preoccupante».


 In questo periodo la Femca-Cisl altoatesina sta redigendo una approfondita serie di studi incentrati sull’aumento dei prezzi, i cui risultati verranno resi noti nelle prossime settimane.


 Verranno presi in considerazione 18 capitoli di spesa, dalla sanità all’abbigliamento, dagli alimentari ai mutui. Ogni settimana verranno poi pubblicati i risultati riguardo a ciascuna categoria.


 Per prime, ieri, si sono pubblicate le statistiche sui carburanti. «In questo inizio di 2008 - commenta il segretario provinciale Albrigo - l’Alto Adige sta vivendo una situazione preoccupante a livello di consumi e di costi. E uno degli esempi più eclatanti è quello della benzina».


 Ai costi attuali del carburante, spiega il sindacato, un dipendente che per andare a lavorare percorre quotidianamente trenta chilometri, spende il 13% in più rispetto all’anno scorso, se utilizza un’auto a benzina, e il 16% in più, se guida un mezzo diesel.


 «Infatti - spiega il sindacalista - sempre che il prezzo dei carburanti rimanga fermo al valore dei primi di gennaio 2008, questo lavoratore spenderà in più, in un anno, 83 euro di benzina, oppure 96 euro di diesel». Sempre in un anno, la spesa per il solo carburante necessario per andare e tornare dal lavoro gli assorbirà dai 740 euro per la verde ai 690 per il diesel. «Ciò significa che ogni mese se ne andrà alla pompa di benzina tra il 5% e il 6% della retribuzione, visto che quella media si aggira intorno ai 1.200 euro».


 Quindi, un lavoratore, percorrendo trenta chilometri al giorno, deve lavorare oltre tre settimane all’anno solamente per ripagarsi il carburante. «Nel frattempo però - puntualizza Albrigo - notiamo che tutta una serie di privilegiati, come dirigenti, politici eccetera, che percepiscono stipendi o indenità senza basi, viaggiano gratuitamente e scaricando le spese sulla collettività, o meglio sui più deboli, ossia i lavoratori».


 Inoltre, dai rilevamenti effettuati presso le pompe di benzina del capoluogo altoatesino, «si è notato che l’aumento dei costi di prodotti va ben al di là dell’inflazione, sia dichiarata che percepita».


 I carburanti, assieme agli alimentari, in specie carne e frutta, «rimangono i punti di maggiore crisi per le famiglie, dato che hanno fatto registrare crescite fuori da ogni logica, visti per lo meno i dati diffusi dall’Istat».

«Troppe malattie da traffico»

Alto adige, 25 GENNAIO 2008


 


L’allarme dei medici. I guai peggiori a Villa ed Ora. 


Tanti automezzi lungo l’A22 ma anche sulla Strada del Vino e sulla statale del Brennero


 EZIO DANIELI


 EGNA. Le polveri sottili - e quindi l’inquinamento atmosferico - sono elevate in Bassa Atesina. Lo ha confermato, nei giorni scorsi, il direttore dell’Appa, Luigi Minach, nel corso di una riunione tenutasi a Cortina all’Adige. Che in zona - bene ricordarlo - è sempre stata avvelenata a causa soprattutto del traffico e non solo autostradale.


  I MEDICI. L’allarme inquinamento nel comprensorio era stato lanciato, un paio di anni fa, dai medici di base della Bassa Atesina che, mettendo in guardia dai pericoli alla salute derivanti dallo smog, avevano constatato un aumento delle malattie dell’apparato respiratorio, soprattutto tra i bambini. I «camici bianchi» in quell’occasione avevano sollecitato (ed ottenuto dopo poco) la sistemazione di una stazione fissa di rilevamento lungo l’A22 nei pressi del casello autostradale ed il divieto di transito per veicoli con motori di vecchia generazione. I medici di base si erano incontrati, su iniziativa della consigliera provinciale Svp, Rosa Thaler, anche con l’allora direttore dell’Ufficio aria e rumore della Provincia ed avevano evidenziato, in un documento, come «Il diritto alla salute è garantito dalla Costituzione e deve avere la precedenza. Sta nella nostra responsabilità, garantire che ciò avvenga. Per questo sono necessarie comuni iniziative per cercare di risolvere il problema dell’inquinamento, in particolare utilizzando tutti gli accorgimenti tecnici per arrivare ad una riduzione dello smog».


 LA SITUAZIONE. In Bassa Atesina l’inquinamento atmosferico ed anche quello acustico sono molto alti con pericolose conseguenze per la salute. È sempre difficile fare una correlazione fra l’inquinamento ed i malanni, anche se vi sono studi a livello internazionale che confermano questo legame. Ad ogni modo bronchiti, disturbi alle vie respiratorie ed allergie di vario genere sono presenti, in Bassa Atesina, sia nei bambini che negli adulti. Lo confermano, ancora oggi, proprio i medici. Le zone più a rischio sono quelle più vicine all’autostrada del Brennero dove è rilevante la presenza di polveri sottili. Ma bisogna considerare anche la situazione di Egna e della frazione di Villa in particolare dove, come noto, è elevatissimo il numero degli automezzi in transito soprattutto nei fine settimana della stagione turistica.


 IL TRAFFICO. Autostrada del Brennero e statale sono spesso intasate. Lo stesso si può dire della Strada del Vino e non solo nei fine settimana quando si registrano anche tanti automezzi dei turisti. Una situazione analoga vale anche per il tratto di statale 48 delle Dolomiti sia nell’attraversamento di Ora che nella deviazione (comoda e quindi molto frequentata) attraverso l’abitato di Villa. Sono anni che gli abitanti chiedono interventi migliorativi. L’unica assicurazione che hanno avuto è che i disagi finiranno quando sarà percorribile la circonvallazione di Ora. Quindi - se tutto va bene - fra due-tre anni.

«Troppe malattie da traffico»

Alto adige, 25 GENNAIO 2008


 


L’allarme dei medici. I guai peggiori a Villa ed Ora. 


Tanti automezzi lungo l’A22 ma anche sulla Strada del Vino e sulla statale del Brennero


 EZIO DANIELI


 EGNA. Le polveri sottili - e quindi l’inquinamento atmosferico - sono elevate in Bassa Atesina. Lo ha confermato, nei giorni scorsi, il direttore dell’Appa, Luigi Minach, nel corso di una riunione tenutasi a Cortina all’Adige. Che in zona - bene ricordarlo - è sempre stata avvelenata a causa soprattutto del traffico e non solo autostradale.


  I MEDICI. L’allarme inquinamento nel comprensorio era stato lanciato, un paio di anni fa, dai medici di base della Bassa Atesina che, mettendo in guardia dai pericoli alla salute derivanti dallo smog, avevano constatato un aumento delle malattie dell’apparato respiratorio, soprattutto tra i bambini. I «camici bianchi» in quell’occasione avevano sollecitato (ed ottenuto dopo poco) la sistemazione di una stazione fissa di rilevamento lungo l’A22 nei pressi del casello autostradale ed il divieto di transito per veicoli con motori di vecchia generazione. I medici di base si erano incontrati, su iniziativa della consigliera provinciale Svp, Rosa Thaler, anche con l’allora direttore dell’Ufficio aria e rumore della Provincia ed avevano evidenziato, in un documento, come «Il diritto alla salute è garantito dalla Costituzione e deve avere la precedenza. Sta nella nostra responsabilità, garantire che ciò avvenga. Per questo sono necessarie comuni iniziative per cercare di risolvere il problema dell’inquinamento, in particolare utilizzando tutti gli accorgimenti tecnici per arrivare ad una riduzione dello smog».


 LA SITUAZIONE. In Bassa Atesina l’inquinamento atmosferico ed anche quello acustico sono molto alti con pericolose conseguenze per la salute. È sempre difficile fare una correlazione fra l’inquinamento ed i malanni, anche se vi sono studi a livello internazionale che confermano questo legame. Ad ogni modo bronchiti, disturbi alle vie respiratorie ed allergie di vario genere sono presenti, in Bassa Atesina, sia nei bambini che negli adulti. Lo confermano, ancora oggi, proprio i medici. Le zone più a rischio sono quelle più vicine all’autostrada del Brennero dove è rilevante la presenza di polveri sottili. Ma bisogna considerare anche la situazione di Egna e della frazione di Villa in particolare dove, come noto, è elevatissimo il numero degli automezzi in transito soprattutto nei fine settimana della stagione turistica.


 IL TRAFFICO. Autostrada del Brennero e statale sono spesso intasate. Lo stesso si può dire della Strada del Vino e non solo nei fine settimana quando si registrano anche tanti automezzi dei turisti. Una situazione analoga vale anche per il tratto di statale 48 delle Dolomiti sia nell’attraversamento di Ora che nella deviazione (comoda e quindi molto frequentata) attraverso l’abitato di Villa. Sono anni che gli abitanti chiedono interventi migliorativi. L’unica assicurazione che hanno avuto è che i disagi finiranno quando sarà percorribile la circonvallazione di Ora. Quindi - se tutto va bene - fra due-tre anni.

giovedì 24 gennaio 2008

Dichiarazione di voto sul bilancio

Devo sinceramente confessare che la prima impressione che ho avuto leggendo la relazioni accompagnatorie e quella del sindaco in particolare, è stata quella di una giunta in smobilitazione. Mai infatti la relazione del sindaco era stata così striminzita e tutto sommato abbastanza scontata. Questa prima impressione è stata poi in parte rettificata dalla presa di coscienza che il primo cittadino quest’anno non è più titolare di importanti deleghe, ma quella fastidiosa sensazione permane in tutte le relazioni accentuata dalle notizie di stampa che vogliono lo stesso sindaco e vari assessori proiettati più verso la ricerca di un posto in consiglio provinciale o verso altri incarichi, che in uno sforzo di portare a compimento il mandato amministrativo. Lo svolgimento della prima serata di consiglio e le notizie apparse poi oggi sul giornale me ne danno ulteriore conferma.


 


Alcune affermazioni presenti nella relazione poi sembrano evidenziare stanchezza, rassegnazione, poca convinzione e comunque non tengono conto della realtà.


Ci riferiamo ad esempio a quel “…sono state superate le difficoltà iniziali legate all’avvio di una nuova esperienza amministrativa”, a cui non segue alcun cenno alle difficoltà subentrate nel corso del mandato amministrativo e che hanno portato in breve tempo a passare da una maggioranza bulgara ad una sempre in bilico non tanto per l’esiguità dei numeri, quanto allo smarrimento di finalità precise e condivise da portare a compimento. Certo ha ragione il sindaco quando ha avuto modo di affermare che si può amministrare anche con un solo voto di scarto se vi è compattezza e unità di intenti, ma è proprio quello che è venuto a mancare.


Non fare cenno a queste difficoltà, ignorarle, non dire come si intendano risolverle, se vi siano intendimenti unici o più opzioni, segna inesorabilmente tutto il discorso sul bilancio.


 


Entrando nel merito certo troviamo come sempre anche cose condivisibili, ma, come sempre, vi sono elementi che non possiamo condividere nella sostanza.


Ci riferiamo, ad esempio, alla elencazione che troviamo in prima pagina (trasparenza, attenzione per il sociale ed aspetti culturali, necessità di completamento delle opere pubbliche non prima di averle  sottoposte al vaglio delle mutate esigenze …) ed in particolare alle argomentazioni sulla partecipazione popolare.


 


Vi è la coscienza che su questo aspetto si è stati manchevoli, ma poi se ne dà un’interpretazione che non possiamo assolutamente condividere: applicare fino in fondo il principio della partecipazione e della trasparenza non vuol dire svuotare il principio, ma individuare le forme più idonee per coinvolgere i cittadini senza rinunciare alla propria responsabilità di decidere.


Rendere partecipi significa informare, dare strumenti di discussione, trovare luoghi e modi di confronto e solo alla fine se necessario, usare lo strumento referendario. Nessuno chiede un uso quotidiano del referendum: esso è solo uno dei tanti mezzi per far intervenire i cittadini nella vita politica ed amministrativa del comune.


Relegare invece, il contributo dei cittadini alle piccole questioni escludendoli dalle grandi decisioni mi pare voler dire non credere realmente a questo principio.


 


E qui cade a fagiolo il discorso non ancora chiuso dell’aeroporto, su cui pende un referendum e su cui la provincia pare intenzionata a tirare diritto.


Ritenere che i cittadini siano portatori solo di “un punto di vista individuale” e cioè di interessi privati e quindi egoistici e attribuire solo alla giunta una visione degli interessi generali e quindi del bene comune, spiega l’atteggiamento che si è avuto rispetto al referendum, alla raccolta di firme e alla mediazione.


Infatti essendo Laives portatrice di un punto di vista particolare, essendo interessata in prima persona, non può avere la visione del bene comune che necessariamente va demandato alla giunta provinciale.


Questo se vogliamo portare alle estreme conseguenze il discorso del sindaco.


 


Intanto è di pochi giorni fa la denuncia avanzata dalla consigliera Verde su strane permute di terreni che verrebbero ceduti successivamente all’ABD e che vedrebbe interessato il territorio di Laives.


Su questo l’amministrazione sa qualcosa? Ha preso posizione? Ne ha intenzione? O ha le mani legate o peggio se ne disinteressa?


Identico discorso andrebbe fatto per Centro guida sicura, inceneritore, tratte d’accesso, cittadella dello sport, ecc. tutte opere che determineranno il futuro del nostro territorio e sui quali non si può tacere, ma non si può nemmeno decidere in solitudine senza ascoltare i propri amministrati rimanendo sordi alle voci critiche che si sono succedute.


 


Vi è poi il discorso relativo all’aumento di cubatura per la piazza su cui ci siamo già espressi. Anche qui anticipare il nuovo piano urbanistico e non coinvolgere i cittadini ci pare un errore madornale che non può che portare a decisioni discutibili.


 


Vi è poi un altro aspetto che a noi non piace e che non possiamo sottacere ed è l’uso di terminologie che rivelano un piegarsi alle logiche di mercato. Parlare di clienti riferendosi ai cittadini mi pare fuorviante, è chinare il capo di fronte a quel pensiero unico che vede la predominanza dell’economia sulla politica, rinunciando alla capacità di dare risposte ai bisogni dei cittadini forzando i dati economici e portandoli in un circolo virtuoso in grado di dare risposte. Un cliente non ha il diritto, né il bisogno di partecipare alle decisioni dell’azienda. Si limita ad acquistare merci o servizi che gli vengono offerti. Può solo scegliere di acquistare o meno ciò che c’è sul mercato, diritto di scelta che gli viene negato in situazione di monopolio. Molto diverso dovrebbe essere lo status di cittadino.


 


Per quanto concerne il bilancio anche quest’anno esso è con tutta evidenza assai rigido tanto da non permettere non solo di  programmare alcunché, ma addirittura mette in forse l’ordinaria amministrazione.


È ancora una volta l’assessore Gerolimon a dircelo a chiare lettere: i soldi non bastano ….


E d’altra parte anche le relazioni degli altri assessori sono intrise di dovrebbero, se si troveranno i fondi. ecc. e siamo messi di fronte ad un elenco di cose già fatte, mentre la maggioranza delle cose da fare sono legate al reperimento di fondi.


Da sottolineare però che di fronte a questa situazione si sono trovati i soldi per la copertura dello stadio del ghiaccio su cui già in passato avevamo espresso le nostre perplessità.


 


Ma veniamo ad un discorso più complessivo.


Di fronte a questa situazione le alternative percorribili sono o aumentare le entrate o ridurre le spese.


Evidentemente non è pensabile un aumento delle entrate ordinarie per le ragioni che sono scritte nel piano sociale 2007-2009 che pur con tutti i suoi limiti fotografa una situazione sociale di grande sofferenza.


L’unica strada percorribile è dunque, su questo fronte, un aumento delle entrate straordinarie ed in particolare di quelle provinciali.


Ma qui veniamo al punto dolente: è ancora una volta l’assessore Gerolimon a dircelo con schiettezza: “busseremo a tutte le porte..”  e a qualsiasi ora – aggiungiamo noi.


In questo modo egli fotografa impietosamente il tenore dei rapporti che intercorrono con mamma provincia


Quel “Nostro Presidente” poi, scritto in maiuscolo, vale più di cento parole e non merita altri commenti. All’assessore Gerolimom, ripeto, va riconosciuto il merito di dire le cose in maniera diretta senza nascondersi dietro orpelli o giri di parole.


I soldi non ci sono, non possiamo far fronte nemmeno all’ordinaria manutenzione, se vogliamo fare qualcosa dobbiamo andare a bussare a tutte le porte, a qualsiasi orario…


È un ragionamento, una scelta. Rispettabile, non lo neghiamo. Noi, però, non la condividiamo.


 


Per parte nostra è sempre più necessario aprire una vertenza, -non uno scontro, badate bene- per arrivare ad un sistema che permetta ai comuni di esigere dei diritti e non di mendicare elemosine.  


Ribadiamo che riteniamo intollerabile una provincia la quale invece di riconoscere lo stato di difficoltà del quarto comune dell’Alto Adige e aumentare le dotazioni a disposizione, richiede atti di sottomissione per scucire i cordoni della borsa.


 


È un ragionamento che a stare alle notizie di stampa è condiviso anche dal partito democratico, ma se poi nel concreto, nei luoghi in cui i maggiori rappresentanti si trovano ad operare nulla viene intrapreso per dare attuazione a quanto si va enunciando, allora viene il dubbio, concretissimo, che si tratti solo di propaganda elettorale e che si preferiscano le incursioni mattutine alla corte del Kaiser.


 


L’altra leva su cui è possibile operare è il risparmio e su questo sarebbe necessario che finalmente si facesse un minimo di riflessione.


Di solito nel gergo comune è invalsa l’accezione risparmio = tagli.


Le uniche operazioni a cui si ricorre è risparmiare sul personale, esternalizzare i servizi, tentare di liberarsi di ciò che per operazioni sbagliate del passato oggi costituisce solo un peso insostenibile per le casse comunali.


Purtroppo il tutto avviene senza curarsi delle nuove conseguenze che ricadranno sui cittadini. Se poi l’operazione è affidata alle stesse persone che hanno responsabilità nelle scelte effettuate in passato, i dubbi e le perplessità sono ancor più motivati.


 


Il riferimento qui è naturalmente l’arrivo dell’FC-Suedtirol in merito al quale ci piacerebbe capire se la costruzione dello stadio sarà un opera di interesse provinciale oppure no. Vorremmo capire se ci si rende conto delle conseguenze negative di una tale operazione sulla vita dei cittadini, per non parlare del deprezzamento a cui andranno incontro le abitazioni delle zone limitrofe? Vorremmo capire se prima o poi verrà investito della cosa almeno il consiglio comunale.


 


Ma tornando al discorso che stavamo facendo, occorrerebbe invece un grande piano di investimenti sul risparmio, anche grazie ai mutui che si andranno ad estinguere e per accedere a quelle tecnologie e a quelle operazioni che in prospettiva possano portare a una diminuzione delle spese e a liberare risorse per investimenti.


Penso non a cose rivoluzionarie, ma ad esperimenti già attuati con successo in altri comuni e raccomandati da disposizione a livello europeo e nazionale: utilizzare le connessioni internet per mettere in comunicazione i vari uffici del comune e gli uffici con gli altri enti pubblici, investire nel risparmio energetico, riorganizzare gli uffici, renderli più efficienti, inserire controlli di qualità, investire sul proprio personale considerandolo una risorsa preziosa e diminuire il ricorso a alle consulenze esterne, ecc.


 


Occorre poi saper anche dare dei segnali forti che riavvicinino i cittadini alla politica e assumere concretamente lo stato di difficoltà dei nostri concittadini arrivando in tempi brevi a provvedimenti che vadano incontro alle loro esigenze.


Di tutto questo abbiamo trovato troppo poco e comunque sempre relegato a corollario e mai fatto oggetto dell’ attenzione principale dell’agire di questa maggioranza.


 


Ecco credo che queste siano ragioni sufficienti, pur nel riconoscimento di una volontà apprezzabile di fare bene, per un nostro no convinto a questo bilancio.

Dichiarazione di voto sul bilancio

Devo sinceramente confessare che la prima impressione che ho avuto leggendo la relazioni accompagnatorie e quella del sindaco in particolare, è stata quella di una giunta in smobilitazione. Mai infatti la relazione del sindaco era stata così striminzita e tutto sommato abbastanza scontata. Questa prima impressione è stata poi in parte rettificata dalla presa di coscienza che il primo cittadino quest’anno non è più titolare di importanti deleghe, ma quella fastidiosa sensazione permane in tutte le relazioni accentuata dalle notizie di stampa che vogliono lo stesso sindaco e vari assessori proiettati più verso la ricerca di un posto in consiglio provinciale o verso altri incarichi, che in uno sforzo di portare a compimento il mandato amministrativo. Lo svolgimento della prima serata di consiglio e le notizie apparse poi oggi sul giornale me ne danno ulteriore conferma.


 


Alcune affermazioni presenti nella relazione poi sembrano evidenziare stanchezza, rassegnazione, poca convinzione e comunque non tengono conto della realtà.


Ci riferiamo ad esempio a quel “…sono state superate le difficoltà iniziali legate all’avvio di una nuova esperienza amministrativa”, a cui non segue alcun cenno alle difficoltà subentrate nel corso del mandato amministrativo e che hanno portato in breve tempo a passare da una maggioranza bulgara ad una sempre in bilico non tanto per l’esiguità dei numeri, quanto allo smarrimento di finalità precise e condivise da portare a compimento. Certo ha ragione il sindaco quando ha avuto modo di affermare che si può amministrare anche con un solo voto di scarto se vi è compattezza e unità di intenti, ma è proprio quello che è venuto a mancare.


Non fare cenno a queste difficoltà, ignorarle, non dire come si intendano risolverle, se vi siano intendimenti unici o più opzioni, segna inesorabilmente tutto il discorso sul bilancio.


 


Entrando nel merito certo troviamo come sempre anche cose condivisibili, ma, come sempre, vi sono elementi che non possiamo condividere nella sostanza.


Ci riferiamo, ad esempio, alla elencazione che troviamo in prima pagina (trasparenza, attenzione per il sociale ed aspetti culturali, necessità di completamento delle opere pubbliche non prima di averle  sottoposte al vaglio delle mutate esigenze …) ed in particolare alle argomentazioni sulla partecipazione popolare.


 


Vi è la coscienza che su questo aspetto si è stati manchevoli, ma poi se ne dà un’interpretazione che non possiamo assolutamente condividere: applicare fino in fondo il principio della partecipazione e della trasparenza non vuol dire svuotare il principio, ma individuare le forme più idonee per coinvolgere i cittadini senza rinunciare alla propria responsabilità di decidere.


Rendere partecipi significa informare, dare strumenti di discussione, trovare luoghi e modi di confronto e solo alla fine se necessario, usare lo strumento referendario. Nessuno chiede un uso quotidiano del referendum: esso è solo uno dei tanti mezzi per far intervenire i cittadini nella vita politica ed amministrativa del comune.


Relegare invece, il contributo dei cittadini alle piccole questioni escludendoli dalle grandi decisioni mi pare voler dire non credere realmente a questo principio.


 


E qui cade a fagiolo il discorso non ancora chiuso dell’aeroporto, su cui pende un referendum e su cui la provincia pare intenzionata a tirare diritto.


Ritenere che i cittadini siano portatori solo di “un punto di vista individuale” e cioè di interessi privati e quindi egoistici e attribuire solo alla giunta una visione degli interessi generali e quindi del bene comune, spiega l’atteggiamento che si è avuto rispetto al referendum, alla raccolta di firme e alla mediazione.


Infatti essendo Laives portatrice di un punto di vista particolare, essendo interessata in prima persona, non può avere la visione del bene comune che necessariamente va demandato alla giunta provinciale.


Questo se vogliamo portare alle estreme conseguenze il discorso del sindaco.


 


Intanto è di pochi giorni fa la denuncia avanzata dalla consigliera Verde su strane permute di terreni che verrebbero ceduti successivamente all’ABD e che vedrebbe interessato il territorio di Laives.


Su questo l’amministrazione sa qualcosa? Ha preso posizione? Ne ha intenzione? O ha le mani legate o peggio se ne disinteressa?


Identico discorso andrebbe fatto per Centro guida sicura, inceneritore, tratte d’accesso, cittadella dello sport, ecc. tutte opere che determineranno il futuro del nostro territorio e sui quali non si può tacere, ma non si può nemmeno decidere in solitudine senza ascoltare i propri amministrati rimanendo sordi alle voci critiche che si sono succedute.


 


Vi è poi il discorso relativo all’aumento di cubatura per la piazza su cui ci siamo già espressi. Anche qui anticipare il nuovo piano urbanistico e non coinvolgere i cittadini ci pare un errore madornale che non può che portare a decisioni discutibili.


 


Vi è poi un altro aspetto che a noi non piace e che non possiamo sottacere ed è l’uso di terminologie che rivelano un piegarsi alle logiche di mercato. Parlare di clienti riferendosi ai cittadini mi pare fuorviante, è chinare il capo di fronte a quel pensiero unico che vede la predominanza dell’economia sulla politica, rinunciando alla capacità di dare risposte ai bisogni dei cittadini forzando i dati economici e portandoli in un circolo virtuoso in grado di dare risposte. Un cliente non ha il diritto, né il bisogno di partecipare alle decisioni dell’azienda. Si limita ad acquistare merci o servizi che gli vengono offerti. Può solo scegliere di acquistare o meno ciò che c’è sul mercato, diritto di scelta che gli viene negato in situazione di monopolio. Molto diverso dovrebbe essere lo status di cittadino.


 


Per quanto concerne il bilancio anche quest’anno esso è con tutta evidenza assai rigido tanto da non permettere non solo di  programmare alcunché, ma addirittura mette in forse l’ordinaria amministrazione.


È ancora una volta l’assessore Gerolimon a dircelo a chiare lettere: i soldi non bastano ….


E d’altra parte anche le relazioni degli altri assessori sono intrise di dovrebbero, se si troveranno i fondi. ecc. e siamo messi di fronte ad un elenco di cose già fatte, mentre la maggioranza delle cose da fare sono legate al reperimento di fondi.


Da sottolineare però che di fronte a questa situazione si sono trovati i soldi per la copertura dello stadio del ghiaccio su cui già in passato avevamo espresso le nostre perplessità.


 


Ma veniamo ad un discorso più complessivo.


Di fronte a questa situazione le alternative percorribili sono o aumentare le entrate o ridurre le spese.


Evidentemente non è pensabile un aumento delle entrate ordinarie per le ragioni che sono scritte nel piano sociale 2007-2009 che pur con tutti i suoi limiti fotografa una situazione sociale di grande sofferenza.


L’unica strada percorribile è dunque, su questo fronte, un aumento delle entrate straordinarie ed in particolare di quelle provinciali.


Ma qui veniamo al punto dolente: è ancora una volta l’assessore Gerolimon a dircelo con schiettezza: “busseremo a tutte le porte..”  e a qualsiasi ora – aggiungiamo noi.


In questo modo egli fotografa impietosamente il tenore dei rapporti che intercorrono con mamma provincia


Quel “Nostro Presidente” poi, scritto in maiuscolo, vale più di cento parole e non merita altri commenti. All’assessore Gerolimom, ripeto, va riconosciuto il merito di dire le cose in maniera diretta senza nascondersi dietro orpelli o giri di parole.


I soldi non ci sono, non possiamo far fronte nemmeno all’ordinaria manutenzione, se vogliamo fare qualcosa dobbiamo andare a bussare a tutte le porte, a qualsiasi orario…


È un ragionamento, una scelta. Rispettabile, non lo neghiamo. Noi, però, non la condividiamo.


 


Per parte nostra è sempre più necessario aprire una vertenza, -non uno scontro, badate bene- per arrivare ad un sistema che permetta ai comuni di esigere dei diritti e non di mendicare elemosine.  


Ribadiamo che riteniamo intollerabile una provincia la quale invece di riconoscere lo stato di difficoltà del quarto comune dell’Alto Adige e aumentare le dotazioni a disposizione, richiede atti di sottomissione per scucire i cordoni della borsa.


 


È un ragionamento che a stare alle notizie di stampa è condiviso anche dal partito democratico, ma se poi nel concreto, nei luoghi in cui i maggiori rappresentanti si trovano ad operare nulla viene intrapreso per dare attuazione a quanto si va enunciando, allora viene il dubbio, concretissimo, che si tratti solo di propaganda elettorale e che si preferiscano le incursioni mattutine alla corte del Kaiser.


 


L’altra leva su cui è possibile operare è il risparmio e su questo sarebbe necessario che finalmente si facesse un minimo di riflessione.


Di solito nel gergo comune è invalsa l’accezione risparmio = tagli.


Le uniche operazioni a cui si ricorre è risparmiare sul personale, esternalizzare i servizi, tentare di liberarsi di ciò che per operazioni sbagliate del passato oggi costituisce solo un peso insostenibile per le casse comunali.


Purtroppo il tutto avviene senza curarsi delle nuove conseguenze che ricadranno sui cittadini. Se poi l’operazione è affidata alle stesse persone che hanno responsabilità nelle scelte effettuate in passato, i dubbi e le perplessità sono ancor più motivati.


 


Il riferimento qui è naturalmente l’arrivo dell’FC-Suedtirol in merito al quale ci piacerebbe capire se la costruzione dello stadio sarà un opera di interesse provinciale oppure no. Vorremmo capire se ci si rende conto delle conseguenze negative di una tale operazione sulla vita dei cittadini, per non parlare del deprezzamento a cui andranno incontro le abitazioni delle zone limitrofe? Vorremmo capire se prima o poi verrà investito della cosa almeno il consiglio comunale.


 


Ma tornando al discorso che stavamo facendo, occorrerebbe invece un grande piano di investimenti sul risparmio, anche grazie ai mutui che si andranno ad estinguere e per accedere a quelle tecnologie e a quelle operazioni che in prospettiva possano portare a una diminuzione delle spese e a liberare risorse per investimenti.


Penso non a cose rivoluzionarie, ma ad esperimenti già attuati con successo in altri comuni e raccomandati da disposizione a livello europeo e nazionale: utilizzare le connessioni internet per mettere in comunicazione i vari uffici del comune e gli uffici con gli altri enti pubblici, investire nel risparmio energetico, riorganizzare gli uffici, renderli più efficienti, inserire controlli di qualità, investire sul proprio personale considerandolo una risorsa preziosa e diminuire il ricorso a alle consulenze esterne, ecc.


 


Occorre poi saper anche dare dei segnali forti che riavvicinino i cittadini alla politica e assumere concretamente lo stato di difficoltà dei nostri concittadini arrivando in tempi brevi a provvedimenti che vadano incontro alle loro esigenze.


Di tutto questo abbiamo trovato troppo poco e comunque sempre relegato a corollario e mai fatto oggetto dell’ attenzione principale dell’agire di questa maggioranza.


 


Ecco credo che queste siano ragioni sufficienti, pur nel riconoscimento di una volontà apprezzabile di fare bene, per un nostro no convinto a questo bilancio.