Alto Adige, 25 MARZO 2008
Bruno Canali
«Tutto da rifare»: l’accusa Seab
Categorica bocciatura del servizio. Commessi diversi errori
Un’accurata analisi prima di formulare l’impietoso giudizio
LAIVES. Dall’esame effettuato dalla Seab, il servizio comunale di raccolta dei rifiuti esce con una severa bocciatura. Sono tante le cose che non vanno bene secondo l’analisi che è stata svolta in vista del passaggio alla raccolta personalizzata e a quella dell’umido, entro il 2009, tanto che bisognerà spendere cifre sostanziose per gli aggiornamenti dei sistemi di raccolta e per mettere a regime quelli che negli anni scorsi il Comune ha introdotto sul territorio spendendo parecchio. Nel novero delle cose da rivedere, secondo Seab, ci sarebbero i sistemi multi utenza.
Si legge nella relazione che «I sistemi isola e Multipress si sono dimostrati sufficientemente affidabili, mentre il sistema “Gaia” evidenzia problemi con il software che deve riconoscere le tessere degli utenti, insieme a diversi malfunzionamenti che ancora non sono risolti».
C’è poi un altro dato preoccupante: il 20-25 per cento degli utenti in possesso della tessera personale per conferire i rifiuti nei sistemi citati, in realtà non l’hanno mai utilizzata e sono comunque pochi quelli che si servono dei sistemi di raccolta con regolarità. Da qui si può dedurre che anche i dati finora raccolti siano poco indicativi.
«Il sistema Multipress - spiega ancora la Seab - è utilizzato al massimo solo in inverno perché negli altri mesi la presenza dei rifiuti organici crea problemi di cattivi odori e bisogna perciò procedere con svuotamenti a frequenza maggiore rispetto alle reali necessità. La gestione stessa dei sistemi multi utenza necessita di una onerosa attività di intervento, sia per il ripristino delle macchine a seguito di blocchi, sia per manutenzioni, tanto che è stato organizzato un servizio di reperibilità attivo tutto l’anno, festivi compresi, che costa 55 mila euro».
Per quanto riguarda i bidoncini personali, introdotti oramai da tempo, ancora non è certo se le procedure di collegamento bidone-utente, siano assolutamente affidabili e serve una verifica totale della banca dati delle utenze collegate. La Seab ha da ridire anche sulla disposizione dei bacini di utenza, con sovrapposizione di diversi sistemi su un medesimo bacino e notevole difformità del numero di utenti allacciati ai diversi sistemi di raccolta, con conseguente impossibilità di gestire in maniera ottimale i programmi di svuotamento.
Sempre secondo Seab, è da rivedere la disposizione dei quattro Multipress posti in zona industriale, che causano grossi problemi di gestione a fronte di oneri ritenuti eccessivi per il numero di utenti. Poi ci sono tessere personali che si possono usare per sistemi di raccolta diversi, con sovrapposizione di codifiche e impossibilità di identificare i singoli utenti. Queste situazione creano anche problemi nell’elaborazione dei dati della raccolta, tanto che non esisterebbe una corrispondenza certa tra codice trasponder e utente. Ci sono scambi di bidoncini fra utenti e comunque il numero di bidoncini esposti per lo svuotamento è di molto inferiore a quelli distribuiti: circa il 20-30 per cento dei contenitori assegnati a suo tempo, non verrebbe mai o quasi mai svuotato dai proprietari. Poi sono stati distribuiti a suo tempo troppo bidoncini differenti tra loro (da 60 a 360 litri) e in sintesi, per rimediare a tutto questo servirebbe un’ulteriore squadra operativa composta da 1 autista e 2 caricatori.
Tutto o quasi da rivedere insomma, stando all’analisi Seab del servizio comunale di raccolta dei rifiuti e la conseguenza sarà una spesa non indifferente e questo a pochi mesi dall’avvio della raccolta anche dell’organico.
«Diverse cose da rivedere»
LAIVES. «Il servizio Seab è antieconomico per il Comune e deleterio per le tasche dei cittadini». Iniazia così una nota di Francesco Paolo Cocca, coordinatore di Forza Italia a Laives che entra nel merito sulle proposte che la stessa Seab ha fatto di recente - e messo per iscritto - e che hanno sollevato subito numerose perplessità anche fra gli amministratori comunali. Ma vediamo, di seguito, le considerazioni e le proposte fatte da Cocca: «L’articolo 49 del D.lgs. n. 22/1997 (decreto Ronchi) ha disposto la soppressione della tassa rifiuti, prevedendo la contestuale istituzione di una tariffa con la quale coprire “i costi per i servizi relativi alla gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti di qualunque natura o provenienza giacenti sulle strade ed aree pubbliche e soggette ad uso pubblico”: la tariffa di igiene ambientale (Tia). La Tia ha una struttura “binomia” essendo composta da due parti: una parte fissa, che il decreto denomina “tariffa di riferimento”; una parte variabile, che dovrebbe essere determinata dal Comune sulla base della quantità dei rifiuti conferiti dagli utenti e sull’entità dei costi del servizio, in maniera tale da assicurare la piena copertura delle spese di esercizio e di investimento. Rispetto alla Tarsu, i costi considerati rilevanti per la tariffa sono maggiori, poiché comprendono anche le spese di gestione del tributo e, soprattutto, il costo integrale della raccolta e smaltimento dei rifiuti esterni, nonché dei rifiuti provenienti da altri servizi di interesse collettivo (rifiuti “verdi” e rifiuti cimiteriali). Questo elemento continua a generare una certa perplessità in ragione della natura indivisibile del predetto costo che mal si concilia con l’impronta “privatistica” della nuova entrata comunale, soprattutto ove si consideri che tali costi entrano a far parte della quota “fissa” della tariffa, così indifferentemente, gravando su tutti coloro che realizzano il presupposto impositivo. Come intervenire, dunque, per promuovere realmente la riduzione della produzione dei rifiuti, il riciclo di materia, e contemporaneamente evitare che aumenti la spesa a carico del Comune e del cittadino?»
Secondo la nota del coordinatore locale di Forza Italia queste sono le possibili soluzioni: «Municipalizzazione del servizio; introduzione dei sacchetti prepagati per il conferimento del rifiuto indifferenziato. In questo modo, il cittadino acquisterebbe i sacchetti marcati che il Comune venderebbe ad un costo equivalente al costo di smaltimento del sacchetto medesimo. I sacchetti hanno un volume preciso e, per quanto si schiaccino i rifiuti, non possono contenerne una quantità troppo diversa dall’effettiva capacità. Il passaggio volume-peso è empiricamente desumibile. E moltiplicando i chilogrammi di rifiuto per il costo di smaltimento si ottiene il costo del sacchetto; esenzione per la raccolta differenziata; detrazioni per le fasce sociali più deboli: disoccupati, pensionati con redditi bassi, famiglie numerose ed altro ancora».