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mercoledì 30 aprile 2008

Troppi debiti: è allarme

ALTO ADIGE, 30 APRILE 2008




Secondo il Servizio consulenza sono sempre meno gli altoatesini che arrivano a fine mese col loro stipendio


Oltre 1000 persone in difficoltà si rivolgono alla Caritas


 

 
BOLZANO. Redditi in caduta libera, entrate ridotte e disoccupazione stanno rendendo la vita difficile agli altoatesini, che faticano sempre più ad arrivare alla fine del mese: questo è quanto emerge dal nuovo rapporto annuale della Consulenza debitori della Caritas. L’anno scorso sono state più di mille le persone in difficoltà finanziarie che si sono rivolte al servizio della Caritas di Bolzano, Merano e Brunico. E quasi la metà di queste disponevano di un reddito mensile inferiore ai mille euro.


 Nel 2007 sono stati i redditi bassi o mancanti tra le cause principali dei problemi finanziari degli altoatesini che si sono rivolti al servizio per ricevere informazioni e sostegno. Tante le cause dell’indebitamento: dal comportamento di consumo non sufficientemente ponderato, all’acquisto della casa. «Sempre più persone non riescono ad arrivare alla fine del mese», conferma Werner Niederbrunner, responsabile del servizio, che sconsiglia di far fronte a momentanee difficoltà finanziarie facendo ricorso al credito perché se non si presta attenzione, questo può rivelarsi il primo passo verso l’indebitamento: «Il prestito di denaro offre un sollievo momentaneo ma chi non affronta i problemi che sono alla base della propria situazione di “sofferenza finanziaria” - spiega - sarà presto costretto a richiedere ulteriori prestiti». Nel nuovo rapporto il servizio di consulenza consiglia di esaminare con attenzione la propria situazione finanziaria, poiché solo in questo modo è possibile stabilire quanto ciascuno può riuscire a restituire ogni mese. Ognuno deve riflettere quanti debiti può permettersi senza che il credito si trasformi automaticamente in indebitamento. «Un budget familiare preparato con accuratezza e un libro contabile familiare - sottolinea Niederbrunner - aiutano a tenere d’occhio le spese mensili e a riconoscere il proprio potenziale di risparmio».


 Lo scorso anno i cinque consulenti della Caritas hanno aiutato e accompagnato 1.057 famiglie e persone singole in difficoltà finanziarie, di cui più della metà disponeva di un reddito inferiore ai mille euro mensili. L’indebitamento medio superava i 60 mila euro a persona, ovvero il 6 per cento in più rispetto all’anno precedente. «Prima le persone con problemi finanziari si rivolgono a noi, meglio sono le prospettive di riuscire ad affrontarli e risolverli», dichiara Werner Niederbrunner.


 Secondo i direttori della Caritas, Mauro Randi e Heiner Schweigkofler, la responsabilità per l’aumentata diffusione dell’indebitamento non è da ascrivere solamente alle persone che richiedono l’aiuto del servizio: «La capacità di spesa che diminuisce, bassi redditi, il caro-affitti e i modelli imposti della società del consumo - spiega Mauro Randi - rendono la vita complicata non solo alla popolazione altoatesina».

Troppi debiti: è allarme

ALTO ADIGE, 30 APRILE 2008




Secondo il Servizio consulenza sono sempre meno gli altoatesini che arrivano a fine mese col loro stipendio


Oltre 1000 persone in difficoltà si rivolgono alla Caritas


 

 
BOLZANO. Redditi in caduta libera, entrate ridotte e disoccupazione stanno rendendo la vita difficile agli altoatesini, che faticano sempre più ad arrivare alla fine del mese: questo è quanto emerge dal nuovo rapporto annuale della Consulenza debitori della Caritas. L’anno scorso sono state più di mille le persone in difficoltà finanziarie che si sono rivolte al servizio della Caritas di Bolzano, Merano e Brunico. E quasi la metà di queste disponevano di un reddito mensile inferiore ai mille euro.


 Nel 2007 sono stati i redditi bassi o mancanti tra le cause principali dei problemi finanziari degli altoatesini che si sono rivolti al servizio per ricevere informazioni e sostegno. Tante le cause dell’indebitamento: dal comportamento di consumo non sufficientemente ponderato, all’acquisto della casa. «Sempre più persone non riescono ad arrivare alla fine del mese», conferma Werner Niederbrunner, responsabile del servizio, che sconsiglia di far fronte a momentanee difficoltà finanziarie facendo ricorso al credito perché se non si presta attenzione, questo può rivelarsi il primo passo verso l’indebitamento: «Il prestito di denaro offre un sollievo momentaneo ma chi non affronta i problemi che sono alla base della propria situazione di “sofferenza finanziaria” - spiega - sarà presto costretto a richiedere ulteriori prestiti». Nel nuovo rapporto il servizio di consulenza consiglia di esaminare con attenzione la propria situazione finanziaria, poiché solo in questo modo è possibile stabilire quanto ciascuno può riuscire a restituire ogni mese. Ognuno deve riflettere quanti debiti può permettersi senza che il credito si trasformi automaticamente in indebitamento. «Un budget familiare preparato con accuratezza e un libro contabile familiare - sottolinea Niederbrunner - aiutano a tenere d’occhio le spese mensili e a riconoscere il proprio potenziale di risparmio».


 Lo scorso anno i cinque consulenti della Caritas hanno aiutato e accompagnato 1.057 famiglie e persone singole in difficoltà finanziarie, di cui più della metà disponeva di un reddito inferiore ai mille euro mensili. L’indebitamento medio superava i 60 mila euro a persona, ovvero il 6 per cento in più rispetto all’anno precedente. «Prima le persone con problemi finanziari si rivolgono a noi, meglio sono le prospettive di riuscire ad affrontarli e risolverli», dichiara Werner Niederbrunner.


 Secondo i direttori della Caritas, Mauro Randi e Heiner Schweigkofler, la responsabilità per l’aumentata diffusione dell’indebitamento non è da ascrivere solamente alle persone che richiedono l’aiuto del servizio: «La capacità di spesa che diminuisce, bassi redditi, il caro-affitti e i modelli imposti della società del consumo - spiega Mauro Randi - rendono la vita complicata non solo alla popolazione altoatesina».

venerdì 25 aprile 2008

Buon 25 aprile!

Oggi è festa e se vuoi farti quattro risate (ma non solo) va' a questo indirizzo:



 http://www.rai.tv/mpplaymedia/0,,RaiDue-Annozero%5E17%5E76306,00.html

Buon 25 aprile!

Oggi è festa e se vuoi farti quattro risate (ma non solo) va' a questo indirizzo:



 http://www.rai.tv/mpplaymedia/0,,RaiDue-Annozero%5E17%5E76306,00.html

S. GIACOMO: TRANSITI SUPERFLUI

Ancora una volta i transiti superflui all’interno dell’abitato di S. Giacomo sono tornati ad occupare le prime pagine dei giornali, sintomo evidente che troppo poco è stato fatto per risolvere il problema.


A segnalarlo questa volta sono i vigili urbani i quali sottolineano anche alcune delle cause più evidenti: il mancato aggiornamento delle mappe dei navigatori satellitari, la mancanza di un divieto di svolta verso nord in zona Vurza, una galleria con continui problemi, spesso chiusa per manutenzione e che non invoglia certo a percorrerla.


Vi è poi da segnalare la mancata attuazione di tutta una serie di provvedimenti dissuasivi che oltre ad essere stati suggeriti da associazioni, partiti o semplici cittadini, erano già presenti nei programmi delle forze politiche più sensibili a questo tipo di problematica e nel programma di giunta.


Sarebbe dunque possibile darvi subito corso a meno che non vi siano interessi che spingano in direzione opposta a scapito della salute e della tranquillità dell’intera comunità.


Non si comprende altrimenti perché, come ci è stato segnalato, i semafori all’interno della frazione, che fino a un certo periodo funzionavano ad intermittenza (verde per 90 secondi, rosso per 30 secondi), ora funzionino troppo spesso solo su chiamata pedonale con il risultato di non frapporre ostacoli allo scorrimento del traffico veicolare.


 


Rifondazione Comunista - Laives

S. GIACOMO: TRANSITI SUPERFLUI

Ancora una volta i transiti superflui all’interno dell’abitato di S. Giacomo sono tornati ad occupare le prime pagine dei giornali, sintomo evidente che troppo poco è stato fatto per risolvere il problema.


A segnalarlo questa volta sono i vigili urbani i quali sottolineano anche alcune delle cause più evidenti: il mancato aggiornamento delle mappe dei navigatori satellitari, la mancanza di un divieto di svolta verso nord in zona Vurza, una galleria con continui problemi, spesso chiusa per manutenzione e che non invoglia certo a percorrerla.


Vi è poi da segnalare la mancata attuazione di tutta una serie di provvedimenti dissuasivi che oltre ad essere stati suggeriti da associazioni, partiti o semplici cittadini, erano già presenti nei programmi delle forze politiche più sensibili a questo tipo di problematica e nel programma di giunta.


Sarebbe dunque possibile darvi subito corso a meno che non vi siano interessi che spingano in direzione opposta a scapito della salute e della tranquillità dell’intera comunità.


Non si comprende altrimenti perché, come ci è stato segnalato, i semafori all’interno della frazione, che fino a un certo periodo funzionavano ad intermittenza (verde per 90 secondi, rosso per 30 secondi), ora funzionino troppo spesso solo su chiamata pedonale con il risultato di non frapporre ostacoli allo scorrimento del traffico veicolare.


 


Rifondazione Comunista - Laives

Stipendi altoatesini inadeguati al carovita

ALTO ADIGE, 25 APRILE 2008


 

di Mirco Marchiodi



I contratti nazionali penalizzano Bolzano Studio del Sole24Ore: troppo bassi del 10%



Per pareggiare il potere d’acquisto, qui da noi mancano fino a 200 € mensili in busta paga


 


 BOLZANO. Da una parte il salario mensile lordo garantito dai contratti collettivi nazionali. Dall’altra il potere di acquisto locale. Incrociando questi dati, il “Sole24Ore” ha elaborato una simulazione sugli stipendi. E da questa simulazione emerge che in tutti i settori - dal commercio alla chimica, dall’industria ai trasporti - gli altoatesini che hanno un contratto nazionale sono tra i più penalizzati d’Italia. Insomma, tornano le gabbie salariali, ma al contrario: perché se una volta al Nord si guadagnava di più, ora per molte categorie il salario è lo stesso in tutta Italia e quindi vale meno dove la vita costa di più. I sindacati chiedono un rafforzamento della contrattazione territoriale, gli imprenditori una detassazione in busta paga.


 C’è chi, come il direttore dell’Associazione degli Imprenditori Udo Perkmann, contesta la scientificità della simulazione. Che forse non sarà corretta al 100%, ma è comunque indicativa. Il ragionamento fatto dal quotidiano economico è il seguente: ci sono categorie a cui viene applicato un contratto nazionale e chi appartiene a quella categoria guadagna lo stesso sia che viva a Bolzano, sia che vive a Campobasso. Però il costo della vita di Bolzano non è pari al costo della vita a Campobasso. Incrociando i due dati si ottiene un salario “equivalente”, che rispecchia il diverso andamento dei prezzi. E che, nel caso di Bolzano, dovrebbe essere superiore al resto d’Italia, perché in Alto Adige la vita costa di più: la differenza è del 10% circa.


 I dati parlano chiaro. Ai lavoratori altoatesini a cui viene applicato il salario minimo definito dai contratti nazionali mancano circa 130 euro in busta paga. Detto in altre parole: considerando il potere d’acquisto reale dei salari, tra Nord e Sud ci sono tre mensilità di differenza.


 Qualche esempio. Settore commercio: un dipendente di questo settore guadagna in media 1.298 euro lordi al mese. Ma a Bolzano dovrebbe riceverne 1.424 per pareggiare il costo della vita altoatesino. Un metalmeccanico bolzanino invece dei 1.468 euro garantiti dal contratto nazionale dovrebbe riceverne 1.610, un operaio edile 1.621 invece di 1.477. Passiamo al turismo: lo stipendio medio è di 1.301 euro, a Bolzano dovrebbe essere di 1.427. Chimica: in Alto Adige in busta paga mancano quasi 200 euro lordi mensili, nel settore delle telecomunicazioni circa 140. E per quanto riguarda i trasporti, lo stipendio base di 1.392 euro in provincia di Bolzano dovrebbe essere portato a 1.527. A conti fatti, lo stesso “Sole24Ore” afferma che «i lavoratori più penalizzati risiedono a Milano e a Bolzano».


 La soluzione? I sindacati sono concordi: «Bisogna rafforzare la contrattazione territoriale e aziendale, in Alto Adige funziona poco». Fanno eccezione i dipendenti pubblici, che grazie alla contrattazione di secondo livello con la Provincia vedono protetto il potere d’acquisto dei loro salari. Diversa la ricetta proposta dall’associazione degli imprenditori: «Aumentiamo il salario netto riducendo la tassazione su straordinari e premi di produzione».

Stipendi altoatesini inadeguati al carovita

ALTO ADIGE, 25 APRILE 2008


 

di Mirco Marchiodi



I contratti nazionali penalizzano Bolzano Studio del Sole24Ore: troppo bassi del 10%



Per pareggiare il potere d’acquisto, qui da noi mancano fino a 200 € mensili in busta paga


 


 BOLZANO. Da una parte il salario mensile lordo garantito dai contratti collettivi nazionali. Dall’altra il potere di acquisto locale. Incrociando questi dati, il “Sole24Ore” ha elaborato una simulazione sugli stipendi. E da questa simulazione emerge che in tutti i settori - dal commercio alla chimica, dall’industria ai trasporti - gli altoatesini che hanno un contratto nazionale sono tra i più penalizzati d’Italia. Insomma, tornano le gabbie salariali, ma al contrario: perché se una volta al Nord si guadagnava di più, ora per molte categorie il salario è lo stesso in tutta Italia e quindi vale meno dove la vita costa di più. I sindacati chiedono un rafforzamento della contrattazione territoriale, gli imprenditori una detassazione in busta paga.


 C’è chi, come il direttore dell’Associazione degli Imprenditori Udo Perkmann, contesta la scientificità della simulazione. Che forse non sarà corretta al 100%, ma è comunque indicativa. Il ragionamento fatto dal quotidiano economico è il seguente: ci sono categorie a cui viene applicato un contratto nazionale e chi appartiene a quella categoria guadagna lo stesso sia che viva a Bolzano, sia che vive a Campobasso. Però il costo della vita di Bolzano non è pari al costo della vita a Campobasso. Incrociando i due dati si ottiene un salario “equivalente”, che rispecchia il diverso andamento dei prezzi. E che, nel caso di Bolzano, dovrebbe essere superiore al resto d’Italia, perché in Alto Adige la vita costa di più: la differenza è del 10% circa.


 I dati parlano chiaro. Ai lavoratori altoatesini a cui viene applicato il salario minimo definito dai contratti nazionali mancano circa 130 euro in busta paga. Detto in altre parole: considerando il potere d’acquisto reale dei salari, tra Nord e Sud ci sono tre mensilità di differenza.


 Qualche esempio. Settore commercio: un dipendente di questo settore guadagna in media 1.298 euro lordi al mese. Ma a Bolzano dovrebbe riceverne 1.424 per pareggiare il costo della vita altoatesino. Un metalmeccanico bolzanino invece dei 1.468 euro garantiti dal contratto nazionale dovrebbe riceverne 1.610, un operaio edile 1.621 invece di 1.477. Passiamo al turismo: lo stipendio medio è di 1.301 euro, a Bolzano dovrebbe essere di 1.427. Chimica: in Alto Adige in busta paga mancano quasi 200 euro lordi mensili, nel settore delle telecomunicazioni circa 140. E per quanto riguarda i trasporti, lo stipendio base di 1.392 euro in provincia di Bolzano dovrebbe essere portato a 1.527. A conti fatti, lo stesso “Sole24Ore” afferma che «i lavoratori più penalizzati risiedono a Milano e a Bolzano».


 La soluzione? I sindacati sono concordi: «Bisogna rafforzare la contrattazione territoriale e aziendale, in Alto Adige funziona poco». Fanno eccezione i dipendenti pubblici, che grazie alla contrattazione di secondo livello con la Provincia vedono protetto il potere d’acquisto dei loro salari. Diversa la ricetta proposta dall’associazione degli imprenditori: «Aumentiamo il salario netto riducendo la tassazione su straordinari e premi di produzione».

giovedì 24 aprile 2008

Laives: diversificare l'offerta turistica e dare un servizio ai camperisti

In questi giorni sulla stampa si è dato conto delle lamentele dei camperisti del nostro comune in merito alla mancanza sul territorio di qualsiasi servizio per i loro veicoli: eppure sarebbero sufficienti un pozzetto di scarico auto-lavante ed un rubinetto per l’acqua potabile così come se ne trovano in  numerosi comuni attenti a questa forma di turismo.


L’amministrazione comunale, per bocca del vicesindaco, ha dichiarato di non aver mai ricevuto richieste di questo genere da parte dei possessori di veicoli ricreazionali di Laives che dunque sono  costretti a rivolgersi a Bolzano o a Trento per questo servizio indispensabile.


Noi non sappiamo se le cose effettivamente stiano così, ma da parte nostra già nel 2006 ci facemmo interpreti di questa esigenza illustrando inoltre i vantaggi che potevano derivare a tutta la comunità da una diversificazione dell’offerta turistica. I camperisti infatti dove trovano strutture accoglienti si fermano, fanno la spesa, visitano la città e, se l’impressione è positiva, le fanno pubblicità gratuita.


La risposta del vicesindaco fu negativa e scontava una mancanza di sensibilità verso il turismo plein air.  Speriamo che nel frattempo si siano raccolte maggiori informazioni e si sia in grado di comprendere le ragioni di questi cittadini venendo incontro alle loro richieste.


 


Rifondazione Comunista – Laives

Laives: diversificare l'offerta turistica e dare un servizio ai camperisti

In questi giorni sulla stampa si è dato conto delle lamentele dei camperisti del nostro comune in merito alla mancanza sul territorio di qualsiasi servizio per i loro veicoli: eppure sarebbero sufficienti un pozzetto di scarico auto-lavante ed un rubinetto per l’acqua potabile così come se ne trovano in  numerosi comuni attenti a questa forma di turismo.


L’amministrazione comunale, per bocca del vicesindaco, ha dichiarato di non aver mai ricevuto richieste di questo genere da parte dei possessori di veicoli ricreazionali di Laives che dunque sono  costretti a rivolgersi a Bolzano o a Trento per questo servizio indispensabile.


Noi non sappiamo se le cose effettivamente stiano così, ma da parte nostra già nel 2006 ci facemmo interpreti di questa esigenza illustrando inoltre i vantaggi che potevano derivare a tutta la comunità da una diversificazione dell’offerta turistica. I camperisti infatti dove trovano strutture accoglienti si fermano, fanno la spesa, visitano la città e, se l’impressione è positiva, le fanno pubblicità gratuita.


La risposta del vicesindaco fu negativa e scontava una mancanza di sensibilità verso il turismo plein air.  Speriamo che nel frattempo si siano raccolte maggiori informazioni e si sia in grado di comprendere le ragioni di questi cittadini venendo incontro alle loro richieste.


 


Rifondazione Comunista – Laives

«Galleria snobbata da auto e tir»

ALTO ADIGE, 24 APRILE 2008


di Bruno Canali


 


L’allarme dei vigili: troppo traffico Tra le scuse anche la claustrofobia


 


  LAIVES. È passato del tempo da quando, entrata in funzione la galleria tra Pineta e Maso della Pieve, la vecchia statale che attraversa San Giacomo ha perduto l’importanza che aveva. Però i vigili urbani registrano ancora, quotidianamente, transiti «inutili», ossia tutti quelli di mezzi che in realtà non hanno alcun motivo di passare per San Giacomo e si limitano ad attraversarlo da un estremo all’altro. Curiose anche le giustificazioni che i vigili raccolgono.


  «Ci capita che durante normali controlli lungo la statale alla periferia di San Giacomo scambiamo qualche parola con gli automobilisti - raccontano i vigili urbani - e troviamo un po’ di tutto. C’è quello che pur andando da Laives a Bolzano non imbocca la galleria affermando di soffrire di claustrofobia. Poi c’è chi, più di uno, dice di non sopportare i gas di scarico dentro il tunnel e quindi di preferire l’aria aperta. Infine anche coloro che hanno il premesso di transitare lungo via Delle Part e che una volta giunti alla Vurza, proseguono sulla statale 12 in direzione nord piuttosto che andare verso il rondello della variante vicino a Pineta». E così San Giacomo non riesce a liberarsi definitivamente dal traffico.


 C’è poi il problema dei camion che vanno e vengono dalla zona produttiva Vurza. In questo caso esiste il divieto di transito dentro San Giacomo per mezzi con peso superiore alle 3,5 tonnellate, salvo carico e scarico. Nonostante ciò, succede spesso che i camion imbocchino la statale 12 ed entrino a San Giacomo. Se c’è la pattuglia dei vigili urbani, l’autista viene puntualmente sanzionato ed anche in questo caso una curiosità: sono soprattutto autisti provenienti dall’estero a cercare di passare e lo fanno perché seguono le indicazioni stradali dei navigatori satellitari, i quali ancora non segnalano l’esistenza della variante in galleria ma mantengono la vecchia statale 12. Così, arrivando da lontano e fidandosi ciecamente del navigatore, si cerca di passare per San Giacomo, anche se alla periferia nord e sud dell’abitato ci sono sempre i cartelli di divieto bene in vista.

«Galleria snobbata da auto e tir»

ALTO ADIGE, 24 APRILE 2008


di Bruno Canali


 


L’allarme dei vigili: troppo traffico Tra le scuse anche la claustrofobia


 


  LAIVES. È passato del tempo da quando, entrata in funzione la galleria tra Pineta e Maso della Pieve, la vecchia statale che attraversa San Giacomo ha perduto l’importanza che aveva. Però i vigili urbani registrano ancora, quotidianamente, transiti «inutili», ossia tutti quelli di mezzi che in realtà non hanno alcun motivo di passare per San Giacomo e si limitano ad attraversarlo da un estremo all’altro. Curiose anche le giustificazioni che i vigili raccolgono.


  «Ci capita che durante normali controlli lungo la statale alla periferia di San Giacomo scambiamo qualche parola con gli automobilisti - raccontano i vigili urbani - e troviamo un po’ di tutto. C’è quello che pur andando da Laives a Bolzano non imbocca la galleria affermando di soffrire di claustrofobia. Poi c’è chi, più di uno, dice di non sopportare i gas di scarico dentro il tunnel e quindi di preferire l’aria aperta. Infine anche coloro che hanno il premesso di transitare lungo via Delle Part e che una volta giunti alla Vurza, proseguono sulla statale 12 in direzione nord piuttosto che andare verso il rondello della variante vicino a Pineta». E così San Giacomo non riesce a liberarsi definitivamente dal traffico.


 C’è poi il problema dei camion che vanno e vengono dalla zona produttiva Vurza. In questo caso esiste il divieto di transito dentro San Giacomo per mezzi con peso superiore alle 3,5 tonnellate, salvo carico e scarico. Nonostante ciò, succede spesso che i camion imbocchino la statale 12 ed entrino a San Giacomo. Se c’è la pattuglia dei vigili urbani, l’autista viene puntualmente sanzionato ed anche in questo caso una curiosità: sono soprattutto autisti provenienti dall’estero a cercare di passare e lo fanno perché seguono le indicazioni stradali dei navigatori satellitari, i quali ancora non segnalano l’esistenza della variante in galleria ma mantengono la vecchia statale 12. Così, arrivando da lontano e fidandosi ciecamente del navigatore, si cerca di passare per San Giacomo, anche se alla periferia nord e sud dell’abitato ci sono sempre i cartelli di divieto bene in vista.

CAROVITA DA RECORD

ALTO ADIGE, 24 APRILE 2008


L’Istat incorona Bolzano «Città più cara d’Italia» (13% in più della media nazionale)


 Alimentari, unica scappatoia le offerte speciali


 Despar e Omniscom: «Famiglie in crisi ma è impossibile abbassare i prezzi più di così»


 


VALERIA FRANGIPANE


 


 BOLZANO. L’Istat assegna a Bolzano la palma di città più cara d’Italia per gli alimentari che qui costano, in media, il 13% in più rispetto al resto d’Italia. Aspiag e Omniscom allargano le braccia: «Ogni settimana spunta una nuova ricerca che ci scredita ma noi vorremmo sapere come fanno queste indagini, che prodotti confrontano! Nessuno dice poi che anche per noi Bolzano è una delle piazze più care della penisola. Paghiamo di più i terreni, paghiamo di più per l’affitto dei locali e per il personale».


 Bolzano è la città più cara d’Italia ed è anche quella dove l’inflazione pesa di più.


 Per il Centro tutela consumatori la colpa è del duopolio nel settore alimentare. Qui è tutto Despar od Omiscom: il primo ha un fatturato di oltre mille milioni, il secondo di 64.


 «Certo che qui tutto costa di più - spiega Andreaus, direttore del Ctcu - sono solo in due a spartirsi la torta. È lampante che possono fare il bello ed il cattivo tempo!».


 Alberto Gioia - amministratore delegato di Omniscom - e Paul Klotz del gruppo Aspiag Despar - spiegano che «sì, è vero, siamo i più grandi ma non gli unici».


 «Continuano a metterci nell’angolo - precisa Klotz - ma i prezzi che la Despar applica a Bolzano sono gli stessi dei nostri supermercati del Trentino o del Veneto. Per cui se siamo i più cari qui, dovremmo esserlo anche altrove e invece questo dato non risulta».


 Come dire che qualcosa non torna.


 Nessuno, comunque, nega gli aumenti.


 Ci sono stati e sono stati pesanti.


 «Negli ultimi mesi la pasta è aumentata del 36% (dall’indagine dell’Istat risulta poi a Bolzano il pane e la pasta costano il 6,6% in più rispetto alla media italiana), l’olio del 25%, sono schizzati i latticini e tutti i derivati».


 Il granoturco infatti è alle stelle, la crusca di frumento ha subito rincari del 30%, vino e birra oscillazioni che vanno dal 25% al 35% e avanti così.


 «E ci aspettiamo aumenti sostanziosi anche per la carne ed il pesce perché i Paesi emergenti ne stanno richiedendo sempre di più. Questo è il panorama».


 E adesso l’esempio.


 «Ditemi voi - dice Klotz - come facciamo a tenere bloccato il prezzo del tonno in scatola se aumenta il costo del tonno ed aumenta quello dell’olio! È tutto così e adesso si preparano degli aumenti anche il riso».


 Per i diretti interessati è difficile uscirne.


 Da una parte prezzi sempre più alti (anche per loro), dall’altra famiglie al verde.


 «Sì, sappiamo che in troppi faticano ad arrivare a fine mese e ce ne rendiamo conto controllando gli incassi. Dalla terza settimana in poi i clienti si buttano sulle offerte speciali. Così, proprio per andare loro incontro, abbiamo aumentato il numero delle offerte e dei prodotti sottocosto. Più di così! L’unico consiglio che ci sentiamo di dare a chi va a fare la spesa è proprio quello di tenere d’occhio le promozioni».


 E c’è un’altra cosa che ha notato Klotz.


 «I bolzanini usano sempre meno la macchina per andare a fare la spesa, perché anche la benzina costa di più. Abbiamo notato - infatti - che adesso puntano al negozio o al supermercato più vicino».


 Ma è possibile che magari scelgano quello meno grande, per evitare inutili tentazioni?


 «Sì, può essere anche così».


 Gioia racconta poi che proprio verso la fine del mese aumentano i furti della merce: «È vero, succede».


 Un segnale preoccupante. Chi non ce la fa più quando scade la quarta settimana si vede persino costretto a rubare per tirare avanti.


 Una volta sparivano superalcolici, lamette da barba... adesso scompaiono pure i pezzi di formaggio grana.


 I due amministratori delegati spiegano però che se i costi a Bolzano sono più alti per i consumatori, lo sono anche per loro.


 «Bolzano è cara anche per noi. Impensabile aprire un supermercato sotto i Portici, siamo costretti ad andare ai limiti della città dove i terreni costano meno. Carissimi anche gli affitti e più cari di altrove i costi del personale. E poi guardate che i guadagni sono risicati. Credeteci - concludono - questo frangente non è facile neanche per noi».

CAROVITA DA RECORD

ALTO ADIGE, 24 APRILE 2008


L’Istat incorona Bolzano «Città più cara d’Italia» (13% in più della media nazionale)


 Alimentari, unica scappatoia le offerte speciali


 Despar e Omniscom: «Famiglie in crisi ma è impossibile abbassare i prezzi più di così»


 


VALERIA FRANGIPANE


 


 BOLZANO. L’Istat assegna a Bolzano la palma di città più cara d’Italia per gli alimentari che qui costano, in media, il 13% in più rispetto al resto d’Italia. Aspiag e Omniscom allargano le braccia: «Ogni settimana spunta una nuova ricerca che ci scredita ma noi vorremmo sapere come fanno queste indagini, che prodotti confrontano! Nessuno dice poi che anche per noi Bolzano è una delle piazze più care della penisola. Paghiamo di più i terreni, paghiamo di più per l’affitto dei locali e per il personale».


 Bolzano è la città più cara d’Italia ed è anche quella dove l’inflazione pesa di più.


 Per il Centro tutela consumatori la colpa è del duopolio nel settore alimentare. Qui è tutto Despar od Omiscom: il primo ha un fatturato di oltre mille milioni, il secondo di 64.


 «Certo che qui tutto costa di più - spiega Andreaus, direttore del Ctcu - sono solo in due a spartirsi la torta. È lampante che possono fare il bello ed il cattivo tempo!».


 Alberto Gioia - amministratore delegato di Omniscom - e Paul Klotz del gruppo Aspiag Despar - spiegano che «sì, è vero, siamo i più grandi ma non gli unici».


 «Continuano a metterci nell’angolo - precisa Klotz - ma i prezzi che la Despar applica a Bolzano sono gli stessi dei nostri supermercati del Trentino o del Veneto. Per cui se siamo i più cari qui, dovremmo esserlo anche altrove e invece questo dato non risulta».


 Come dire che qualcosa non torna.


 Nessuno, comunque, nega gli aumenti.


 Ci sono stati e sono stati pesanti.


 «Negli ultimi mesi la pasta è aumentata del 36% (dall’indagine dell’Istat risulta poi a Bolzano il pane e la pasta costano il 6,6% in più rispetto alla media italiana), l’olio del 25%, sono schizzati i latticini e tutti i derivati».


 Il granoturco infatti è alle stelle, la crusca di frumento ha subito rincari del 30%, vino e birra oscillazioni che vanno dal 25% al 35% e avanti così.


 «E ci aspettiamo aumenti sostanziosi anche per la carne ed il pesce perché i Paesi emergenti ne stanno richiedendo sempre di più. Questo è il panorama».


 E adesso l’esempio.


 «Ditemi voi - dice Klotz - come facciamo a tenere bloccato il prezzo del tonno in scatola se aumenta il costo del tonno ed aumenta quello dell’olio! È tutto così e adesso si preparano degli aumenti anche il riso».


 Per i diretti interessati è difficile uscirne.


 Da una parte prezzi sempre più alti (anche per loro), dall’altra famiglie al verde.


 «Sì, sappiamo che in troppi faticano ad arrivare a fine mese e ce ne rendiamo conto controllando gli incassi. Dalla terza settimana in poi i clienti si buttano sulle offerte speciali. Così, proprio per andare loro incontro, abbiamo aumentato il numero delle offerte e dei prodotti sottocosto. Più di così! L’unico consiglio che ci sentiamo di dare a chi va a fare la spesa è proprio quello di tenere d’occhio le promozioni».


 E c’è un’altra cosa che ha notato Klotz.


 «I bolzanini usano sempre meno la macchina per andare a fare la spesa, perché anche la benzina costa di più. Abbiamo notato - infatti - che adesso puntano al negozio o al supermercato più vicino».


 Ma è possibile che magari scelgano quello meno grande, per evitare inutili tentazioni?


 «Sì, può essere anche così».


 Gioia racconta poi che proprio verso la fine del mese aumentano i furti della merce: «È vero, succede».


 Un segnale preoccupante. Chi non ce la fa più quando scade la quarta settimana si vede persino costretto a rubare per tirare avanti.


 Una volta sparivano superalcolici, lamette da barba... adesso scompaiono pure i pezzi di formaggio grana.


 I due amministratori delegati spiegano però che se i costi a Bolzano sono più alti per i consumatori, lo sono anche per loro.


 «Bolzano è cara anche per noi. Impensabile aprire un supermercato sotto i Portici, siamo costretti ad andare ai limiti della città dove i terreni costano meno. Carissimi anche gli affitti e più cari di altrove i costi del personale. E poi guardate che i guadagni sono risicati. Credeteci - concludono - questo frangente non è facile neanche per noi».

martedì 22 aprile 2008

Caro spesa, al Nord le città più costose

Roma, 22 apr. - (Adnkronos/Ign) - E' Napoli la città in cui conviene di più fare la spesa di alimentari. Mentre ad Aosta costano di meno abbigliamento e calzature. Per l'arredamento e gli articoli per la casa è invece Campobasso la meno cara. Al contrario il cibo costa di più a Bolzano, scarpe e vestiti toccano la punta massima a Reggio Calabria e arredare la casa è più costoso a Milano.


 

Questi i principali risultati di uno uno studio congiunto Istat-Unioncamere e Istituto Guglielmo Tagliacarne sulle differenze nel livello dei prezzi tra i capoluoghi delle regioni italiane, relativi al 2006, che riguardano questi 3 capitoli pari al 35% della spesa complessiva dei beni.


 

In generale i livelli dei prezzi nelle città settentrionali risultano superiori a quelli dei capoluoghi del centro e soprattutto del mezzogiorno. La differenza riguarda soprattutto il settore degli alimenti e quello dell'arredamento. Bolzano, Trieste e Genova sono le città che registrano i prezzi più elevati rispetto alla media nazionale in tutti i comparti considerati. Mentre Napoli, L'Aquila, Campobasso e Palermo sono i capoluoghi con prezzi inferiori alla media nazionale nei tre capitoli di spesa. I calcoli sono stati effettuati attraverso gli indici di parità del potere d'acquisto, che misurano le differenze tra il livello medio dei prezzi di un paniere standard di prodotti in una determinata zona e quello medio calcolato per il complesso delle zone, su un paniere di 1.737 prodotti.


 

Per quanto riguarda il settore alimentare le differenza tra la città più economica e quella più costosa sono rilevanti: Bolzano e Milano, fanno registrare livelli di prezzi più elevati di oltre il 10% rispetto alla media nazionale (rispettivamente +13,3% e +11,2%). Mentre le due città meno care, sono Napoli e Bari con prezzi inferiori di circa il 10% rispetto alla media.


Meno ampio il gap per l'abbigliamento con la città più economica (Aosta) che registra un livello di prezzi inferiore del 9,8%, mentre a Reggio Calabria e Venezia i prezzi sono più elevati rispettivamente del 6,5% e del 5,4%. Le differenze più rilevanti in assoluto riguardano invece il settore dell'arredamento con Milano e Roma a +25,8% e +12,8% rispetto la media e Campobasso a -22,8%.


 Dall'indagine emergono dei dati ''interessanti'', dice il presidente dell'Istat, Luigi Biggeri. ''Anche se non forniscono una misura esatta -spiega- danno un ordine di grandezza delle differenze di prezzo dei beni, e sono differenze non banali''. "Si nota - aggiunge - una specie di dicotomia per alimentari, abbigliamento e calzature: in genere ci sono prezzi alti nelle città del Nord e più bassi nelle città del Sud. Per l'arredamento la situazione è più differenziata". Mentre per il presidente di Unioncamere, Andrea Mondello, questo tipo di studio da ''dei risultati che potranno essere uno strumento straordinario per la classe politica che li potrà esaminare''. Un aiuto di questo tipo rispetto ai calcoli legati alle gabbie salariali per il presidente è ''un salto logico''.

Caro spesa, al Nord le città più costose

Roma, 22 apr. - (Adnkronos/Ign) - E' Napoli la città in cui conviene di più fare la spesa di alimentari. Mentre ad Aosta costano di meno abbigliamento e calzature. Per l'arredamento e gli articoli per la casa è invece Campobasso la meno cara. Al contrario il cibo costa di più a Bolzano, scarpe e vestiti toccano la punta massima a Reggio Calabria e arredare la casa è più costoso a Milano.


 

Questi i principali risultati di uno uno studio congiunto Istat-Unioncamere e Istituto Guglielmo Tagliacarne sulle differenze nel livello dei prezzi tra i capoluoghi delle regioni italiane, relativi al 2006, che riguardano questi 3 capitoli pari al 35% della spesa complessiva dei beni.


 

In generale i livelli dei prezzi nelle città settentrionali risultano superiori a quelli dei capoluoghi del centro e soprattutto del mezzogiorno. La differenza riguarda soprattutto il settore degli alimenti e quello dell'arredamento. Bolzano, Trieste e Genova sono le città che registrano i prezzi più elevati rispetto alla media nazionale in tutti i comparti considerati. Mentre Napoli, L'Aquila, Campobasso e Palermo sono i capoluoghi con prezzi inferiori alla media nazionale nei tre capitoli di spesa. I calcoli sono stati effettuati attraverso gli indici di parità del potere d'acquisto, che misurano le differenze tra il livello medio dei prezzi di un paniere standard di prodotti in una determinata zona e quello medio calcolato per il complesso delle zone, su un paniere di 1.737 prodotti.


 

Per quanto riguarda il settore alimentare le differenza tra la città più economica e quella più costosa sono rilevanti: Bolzano e Milano, fanno registrare livelli di prezzi più elevati di oltre il 10% rispetto alla media nazionale (rispettivamente +13,3% e +11,2%). Mentre le due città meno care, sono Napoli e Bari con prezzi inferiori di circa il 10% rispetto alla media.


Meno ampio il gap per l'abbigliamento con la città più economica (Aosta) che registra un livello di prezzi inferiore del 9,8%, mentre a Reggio Calabria e Venezia i prezzi sono più elevati rispettivamente del 6,5% e del 5,4%. Le differenze più rilevanti in assoluto riguardano invece il settore dell'arredamento con Milano e Roma a +25,8% e +12,8% rispetto la media e Campobasso a -22,8%.


 Dall'indagine emergono dei dati ''interessanti'', dice il presidente dell'Istat, Luigi Biggeri. ''Anche se non forniscono una misura esatta -spiega- danno un ordine di grandezza delle differenze di prezzo dei beni, e sono differenze non banali''. "Si nota - aggiunge - una specie di dicotomia per alimentari, abbigliamento e calzature: in genere ci sono prezzi alti nelle città del Nord e più bassi nelle città del Sud. Per l'arredamento la situazione è più differenziata". Mentre per il presidente di Unioncamere, Andrea Mondello, questo tipo di studio da ''dei risultati che potranno essere uno strumento straordinario per la classe politica che li potrà esaminare''. Un aiuto di questo tipo rispetto ai calcoli legati alle gabbie salariali per il presidente è ''un salto logico''.

Nasce a Pineta l’armadietto per la casa.


 ALTO ADIGE, 22 APRILE 2008






 Si chiama «Composter Doko». I primi esemplari distribuiti alle scuole elementari. Ora lo sbarco alla Fiera di Bolzano






 

Compostaggio, contenitore anti-puzza. Il Comune ne ha acquistati 5






L’invenzione è opera di Paolo Bonadio «Ci lavoro da 3 anni»




 



 LAIVES. Uno dei problemi che maggiormente condizionano l’adozione di un contenitore familiare per il compostaggio è quello dello spazio. Non sono molti i fortunati che possono contare su un giardino o comunque un terrazzo abbastanza ampio da accogliere in un angolo anche il sistema per il compostaggio che, tra il resto, se non viene fatto a regola d’arte provoca cattivi odori.



 Adesso la soluzione potrebbe arrivare dal nuovo sistema inventato da Paolo Bonadio, un abitante di Pineta, che da qualche anno, per passione, ha studiato e perfezionato un nuovo contenitore, capace, a suo giudizio, di risolvere i problemi di spazio e di cattivi odori. Si chiama “Composter Doko” ed è un piccolo armadietto, esteticamente piacevole, con all’interno un sistema innovativo per smuovere periodicamente i rifiuti umidi favorendo il processo aerobico che li trasforma in compost senza cattivi odori. Il Comune ne ha acquistati 5 e li ha messi a disposizione delle scuole elementari, mentre il signor Bonadio si prepara a sbarcare alla fiera del tempo libero di Bolzano.



 «Sono circa tre anni che sto lavorando al perfezionamento del Doko - spiega Paolo Bonadio - e adesso che tutto è a norma, posso esordire ufficialmente in fiera. L’idea risale a diversi anni orsono, quando già facevo il compostaggio dei rifiuti domestici con il sistema tradizionale che aveva dei limiti pratici che impedivano ai più di fare il compostaggio. Così ho iniziato a sperimentare varie soluzioni in maniera artigianale. Alla fine è nato “Doko” che all’esterno si presenta come un mobiletto e che può stare benissimo anche in un angolo di un minuscolo poggiolo. Odore non ne produce, perché il sistema con due rulli di mia invenzione, consente di mescolare costantemente i rifiuti all’interno, impedendo il processo di compattazione che è fonte dei cattivi odori a causa della fermentazione. Questo sistema l’ho già presentato ad una fiera nel Veneto e debbo dire che ha subito riscosso molta curiosità».



 Intanto, come detto, l’amministrazione comunale di Laives ha creduto nel progetto e ha acquistato 5 di questi composter Doko per distribuirli alle scuole elementari, anche come sensibilizzazione verso l’ecologia e il riciclaggio.

Nasce a Pineta l’armadietto per la casa.


 ALTO ADIGE, 22 APRILE 2008






 Si chiama «Composter Doko». I primi esemplari distribuiti alle scuole elementari. Ora lo sbarco alla Fiera di Bolzano






 

Compostaggio, contenitore anti-puzza. Il Comune ne ha acquistati 5






L’invenzione è opera di Paolo Bonadio «Ci lavoro da 3 anni»




 



 LAIVES. Uno dei problemi che maggiormente condizionano l’adozione di un contenitore familiare per il compostaggio è quello dello spazio. Non sono molti i fortunati che possono contare su un giardino o comunque un terrazzo abbastanza ampio da accogliere in un angolo anche il sistema per il compostaggio che, tra il resto, se non viene fatto a regola d’arte provoca cattivi odori.



 Adesso la soluzione potrebbe arrivare dal nuovo sistema inventato da Paolo Bonadio, un abitante di Pineta, che da qualche anno, per passione, ha studiato e perfezionato un nuovo contenitore, capace, a suo giudizio, di risolvere i problemi di spazio e di cattivi odori. Si chiama “Composter Doko” ed è un piccolo armadietto, esteticamente piacevole, con all’interno un sistema innovativo per smuovere periodicamente i rifiuti umidi favorendo il processo aerobico che li trasforma in compost senza cattivi odori. Il Comune ne ha acquistati 5 e li ha messi a disposizione delle scuole elementari, mentre il signor Bonadio si prepara a sbarcare alla fiera del tempo libero di Bolzano.



 «Sono circa tre anni che sto lavorando al perfezionamento del Doko - spiega Paolo Bonadio - e adesso che tutto è a norma, posso esordire ufficialmente in fiera. L’idea risale a diversi anni orsono, quando già facevo il compostaggio dei rifiuti domestici con il sistema tradizionale che aveva dei limiti pratici che impedivano ai più di fare il compostaggio. Così ho iniziato a sperimentare varie soluzioni in maniera artigianale. Alla fine è nato “Doko” che all’esterno si presenta come un mobiletto e che può stare benissimo anche in un angolo di un minuscolo poggiolo. Odore non ne produce, perché il sistema con due rulli di mia invenzione, consente di mescolare costantemente i rifiuti all’interno, impedendo il processo di compattazione che è fonte dei cattivi odori a causa della fermentazione. Questo sistema l’ho già presentato ad una fiera nel Veneto e debbo dire che ha subito riscosso molta curiosità».



 Intanto, come detto, l’amministrazione comunale di Laives ha creduto nel progetto e ha acquistato 5 di questi composter Doko per distribuirli alle scuole elementari, anche come sensibilizzazione verso l’ecologia e il riciclaggio.

lunedì 21 aprile 2008

Supermarket aperti il 25 aprile

Alto Adige, 21 APRILE 2008


 


Serrande su nei punti vendita del gruppo Aspiag anche venerdì. Omniscom punta su Pentecoste


 

Protestano i sindacati: «I festivi sono per la famiglia»


 


 BOLZANO. Venerdì 25 aprile, festa della liberazione dall’oppressione nazifascista, uffici e negozi chiusi.Faranno eccezione i supermercati della catena Aspiag/Despar.


 Soddisfatti i consumatori che in genere si lamentano perché a Bolzano, contrariamente a quanto avviene nel resto d’Italia, i negozi hanno orari capestro. E soprattutto, nonostante le ripetute promesse, il sabato pomeriggio nella stragrande maggioranza, sono chiusi. Protestano invece i rappresentanti sindacali delle commesse che guardano con forte preoccupazione all’estensione dell’apertura dei negozi anche a domenica e festivi. «Nel resto d’Italia - spiega Alfred Ebner della segreteria della Cgil - è la norma o quasi; da noi l’apertura nei giorni festivi è ancora un’eccezione e spero rimanga tale. Perché va a scapito della vita sociale e familiare che si svolge, per forza di cose, soprattutto nei giorni di festa. La cosa è particolarmente pesante perché questo è un lavoro tipicamente femminile. Bisogna rendersi conto che non è tutto commercio».


 Ma domenica e festivi i dipendenti dei supermercati devono o possono lavorare?


 «Chi ha il vecchio contratto - assicura Ebner - può rifiutarsi. Mentre non possono farlo i giovani che al momento dell’assunzione firmano la clausola flessibile».


 Alberto Gioia, amministratore delegato del gruppo Omniscom, contesta il quadro tracciato dal sindacalista.


 «I nostri commessi - assicura - non si lamentano. Anche perché i festivi in cui si è aperti sono pochi e comunque guadagnano di più e poi hanno diritto al recupero infrasettimanale».


 Contrariamente ai supermercati Aspiag, quelli del gruppo Omniscom il 25 saranno chiusi: «Dovendo scegliere quali festivi tenere aperto, si è optato per Pentecoste».

Supermarket aperti il 25 aprile

Alto Adige, 21 APRILE 2008


 


Serrande su nei punti vendita del gruppo Aspiag anche venerdì. Omniscom punta su Pentecoste


 

Protestano i sindacati: «I festivi sono per la famiglia»


 


 BOLZANO. Venerdì 25 aprile, festa della liberazione dall’oppressione nazifascista, uffici e negozi chiusi.Faranno eccezione i supermercati della catena Aspiag/Despar.


 Soddisfatti i consumatori che in genere si lamentano perché a Bolzano, contrariamente a quanto avviene nel resto d’Italia, i negozi hanno orari capestro. E soprattutto, nonostante le ripetute promesse, il sabato pomeriggio nella stragrande maggioranza, sono chiusi. Protestano invece i rappresentanti sindacali delle commesse che guardano con forte preoccupazione all’estensione dell’apertura dei negozi anche a domenica e festivi. «Nel resto d’Italia - spiega Alfred Ebner della segreteria della Cgil - è la norma o quasi; da noi l’apertura nei giorni festivi è ancora un’eccezione e spero rimanga tale. Perché va a scapito della vita sociale e familiare che si svolge, per forza di cose, soprattutto nei giorni di festa. La cosa è particolarmente pesante perché questo è un lavoro tipicamente femminile. Bisogna rendersi conto che non è tutto commercio».


 Ma domenica e festivi i dipendenti dei supermercati devono o possono lavorare?


 «Chi ha il vecchio contratto - assicura Ebner - può rifiutarsi. Mentre non possono farlo i giovani che al momento dell’assunzione firmano la clausola flessibile».


 Alberto Gioia, amministratore delegato del gruppo Omniscom, contesta il quadro tracciato dal sindacalista.


 «I nostri commessi - assicura - non si lamentano. Anche perché i festivi in cui si è aperti sono pochi e comunque guadagnano di più e poi hanno diritto al recupero infrasettimanale».


 Contrariamente ai supermercati Aspiag, quelli del gruppo Omniscom il 25 saranno chiusi: «Dovendo scegliere quali festivi tenere aperto, si è optato per Pentecoste».

domenica 20 aprile 2008

INCHIESTA DELLA CORTE DEI CONTI

Alto Adige, 20 APRILE 2008









di Antonella Mattioli




«Indagine incredibile: così si blocca tutto»




 

Caso Sta, Durnwalder va all’attacco: «Dopo l’aeroporto, toccherà all’Alitalia»






 Il cda della Sta respinge le accuse: «Abbiamo attuato le decisioni prese dalla Provincia»



 



 BOLZANO. «Di questo passo blocchiamo tutto: treni, autobus, piscine, terme. Perché sono servizi pubblici in perdita e non potranno mai raggiungere il pareggio, a meno di non aumentare di cento volte le tariffe. Cosa a dir poco impensabile». Il presidente della Provincia Luis Durnwalder non ha ancora letto gli atti dell’ultima inchiesta aperta dalla Corte dei conti: attende la relazione che l’assessore ai trasporti Thomas Widmann farà nella riunione di domani della giunta. Ma dopo l’università si annuncia un nuovo scontro, stavolta sull’aeroporto, tra Provincia e Corte dei conti. Intanto il cda della Sta, azionista di maggioranza dell’Abd (aeroporto), va all’attacco e in una nota parla di “atto di inaudito arbitrio”.



L’accusa. Al centro dell’inchiesta c’è la Sta, holding provinciale dei trasporti e azionista di maggioranza dell’Abd, la società che gestisce l’aeroporto. Sotto accusa in particolare il cda (Dieter Schramm, presidente; Domenico Ardolino e Josef Negri consiglieri) e i componenti del collegio sindacale della Sta (Heinz Peter Hager, presidente; e gli altri due sindaci Erwin Kiem e Giuliano Righi). Alla Sta la Corte dei conti contesta di aver investito fondi provinciali nell’Abd, ben sapendo che la società non avrebbe mai raggiunto il pareggio. Ciò avrebbe causato un danno all’erario di 3,7 milioni di euro. Somma che i membri del cda rischiano di pagare di tasca propria: per questo sono stati posti sotto sequestro conservativo beni immobili di proprietà di Schramm, Ardolino, Negri.



Precedente pericoloso. «Non posso credere - commenta il presidente Durnwalder - che l’inchiesta della Corte dei conti contesti il fatto che noi finanziamo un servizio come l’aeroporto, perché essendo in deficit, causeremmo un danno all’erario. Spero ci sia qualcos’altro, altrimenti siamo all’assurdo».



 L’inchiesta preoccupa, perché crea un precedente pericoloso: sia per gli amministratori pubblici che per chi siede nei cda delle società.



 «Se il principio - prosegue Durnwalder - è quello che non possiamo finanziare una società che offre un servizio pubblico, perché è inevitabilmente in perdita, dobbiamo bloccare tutto».



 Durnwalder fa alcuni esempi: «La ferrovia della Val Venosta ha un deficit di 4-5 milioni di euro; per aggiornare la rete ferroviaria si sono spesi una quarantina di milioni di euro. Entrambe - lo sappiamo benissimo - non potranno mai avere un bilancio in pareggio. Ed è proprio per questo che è l’ente pubblico a dover garantire servizi come ferrovia, autobus, piscine, terme. Si accolla il deficit, perché per andare in pareggio bisognerebbe aumentare di cento volte i biglietti. Con questa logica si dovrebbero chiedere i danni anche ai ministri che, nel corso degli anni, hanno finanziato l’Alitalia, regolarmente in perdita».



Invasione di campo. «La Corte dei conti - contesta l’assessore ai trasporti Thomas Widmann - deve verificare la legittimità degli atti della pubblica amministrazione, ma non può contestare scelte che sono politiche. Non rientra nelle sue competenze. È chiaro che l’aeroporto è in perdita, ma la Provincia ha deciso che si tratta di un servizio importante e quindi va garantito. Come fa con tanti altri servizi. Di questo passo, nel giro di poco, non si potranno più finanziare neppure ospedali e case di riposo, visto che i bilanci non raggiungono il pareggio».



Atto inaudito. Il presidente del cda della Sta Schramm e il presidente del collegio sindacale Hager, in una nota che pubblichiamo a fianco, respingono ogni addebito e difendono l’operato del consiglio d’amministrazione.



 «Tutti gli aumenti di capitale sottoscritti da Sta nell’aeroporto sono stati adottati in conformità alla legge e in scrupolosa attuazione degli obiettivi fissati dalla Provincia per soddisfare le esigenze di mobilità della popolazione altoatesina anche mediante una infrastruttura aeroportuale».



 Quindi l’affondo sul sequestro conservativo dei beni immobili di proprietà dei membri del cda: «È un atto di inaudito arbitrio». I membri del cda annunciano, a loro volta, una richiesta di risarcimento danni.




Baumgartner difende la Sta e spiega il deficit di Abd



 

«Bisogna allungare la pista»


 











BOLZANO. «Non capisco sinceramente perché si chieda agli amministratori della Sta di pagare di tasca propria per un presunto danno all’erario: loro si sono limitati ad attuare le decisioni prese dalla Provincia. Non hanno alcuna responsabilità». Thomas Baumgartner, ex presidente dell’Abd, la società che gestisce l’aeroporto, difende gli amministratori e il collegio dei sindaci della Sta, holding provinciale dei trasporti e azionista di maggioranza dell’Abd.



 A dicembre l’imprenditore bolzanino ha gettato la spugna e si è dimesso. Motivo? La Provincia ha deciso di non allungare la pista dell’aeroporto come invece richiedeva il piano presentato dalla società.



 «L’Abd è in deficit - spiega Baumgartner - perché non si allunga la pista e ciò comporta che qui possono atterrare solo piccoli velivoli. Così ha deciso la Provincia dopo la consultazione della popolazione. A questo punto restano due possibilità: chiudere o continuare così. La popolazione non vuole la chiusura della struttura. Quindi c’è un’unica strada: continuare così. Ciò ovviamente comporta che la Provincia intervenga per ripianare il deficit».



 La pista dunque non si tocca, ma verranno realizzati gli hangar: «Stiamo predisponendo i progetti», assicura il presidente della Provincia Luis Durnwalder.



 Gli hangar consentiranno di ottenere dei risparmi, in quanto gli aerei dell’Air Alps la sera non dovranno tornare ad Innscbruck per i controlli quotidiani sulle apparecchiature. Ciò dovrebbe evitare anche la cancellazione dei voli in caso di maltempo in Austria. Ma non sarà comunque sufficiente per ripianare i debiti della società che gestisce l’aeroporto.







«Atto di inaudito arbitrio»


 

Il presidente Schramm contesta il sequestro dei beni


 

Se non si approvava l’aumento di capitale l’aeroporto avrebbe chiuso: ciò avrebbe comportato la perdita degli investimenti fatti


 


 BOLZANO. Respingono, nella lettera che pubblichiamo di seguito, le accuse e passano al contrattacco Dieter Schramm, presidente del cda della Sta, e Heinz Peter Hager, presidente del collegio sindacale.


 «La Procura regionale di Bolzano della Corte dei Conti contesta la legittimità dell’aumento di capitale eseguito nel 2006 dalla Sta (Strutture Trasporto Alto Adige) nella società aeroportuale di Bolzano Abd, e chiede ai componenti del consiglio di amministrazione e del collegio sindacale della Sta il pagamento degli importi corrispondenti di circa 4 milioni di euro con la motivazione che la gestione dell’aeroporto non avrebbe in seguito raggiunto il pareggio.


 A carico dei membri del consiglio di amministrazione della Sta è stato disposto inoltre un sequestro conservativo di beni per l’ammontare di 3,5 milioni.


 In merito si constata quanto segue:


 1. La Sta è una società il cui capitale sociale è detenuto per intero dalla Provincia. La Sta esegue sulla base delle decisioni politiche della giunta la realizzazione e la gestione di infrastrutture di trasporto pubblico.


 2. Tutti gli aumenti di capitale sociale sottoscritti da Sta nell’aeroporto di Bolzano sono stati adottati in conformità alla legge ed in corretta e scrupolosa attuazione degli obiettivi fissati dalla giunta provinciale al fine di soddisfare le esigenze di mobilità della popolazione altoatesina anche mediante una infrastruttura aeroportuale.


 3. É ampiamente noto che le strutture per il trasporto pubblico, sia su ferro che su gomma, marittimo o aereo, in tutto il mondo non realizzano, perlomeno nella fase di avvio, un pareggio dei conti. In tale contesto non è concepibile ravvisare per gli organi sociali un obbligo giuridico ad interrompere la concessione di risorse finanziarie, con la conseguenza di dover chiudere l‘aeroporto di Bolzano.


 4. Seguendo la logica della Procura presso la Corte dei Conti ogni decisione sulla realizzazione e sul finanziamento di infrastrutture e servizi pubblici finanziariamente non autosufficienti verrebbe sottratta alla giunta provinciale istituzionalmente a ció competente, per essere devoluta all’autoritá giudiziaria, in palese violazione di principi basilari dell’ordinamento giuridico.


 5. L’aumento di capitale del 2006 è stato attuato sulla base di precisi obblighi del diritto societario la cui alternativa consisteva nello scioglimento della società aeroportuale.


 Questo avrebbe comportato la chiusura dell’aeroporto e di conseguenza la perdita di tutti gli investimenti eseguiti fino al 2006 che ammontavano allora a decine di milioni di euro. In tal modo sarebbe stato arrecato alla collettività un danno pari ad un multiplo dell’importo messo a disposizione della giunta provinciale per il contestato aumento del capitale sociale dell’aeroporto di Bolzano.


6.Gli amministratori ed i sindaci della Sta hanno espletato il loro incarico in conformità alle disposizioni di legge e con diligenza e professionalità. Essi contestano decisamente ogni addebito a loro mosso.


 7. Il sequestro conservativo del patrimonio privato degli amministratori della Sta viene considerato come un atto di inaudito arbitrio.


 8. Gli avvocati Christoph Baur, Karl Zeller, Herald Gamper e Stefano Ascioni sono stati incaricati a tutelare i diritti dei consiglieri e sindaci, compreso il risarcimento dei danni ad essi derivati.

INCHIESTA DELLA CORTE DEI CONTI

Alto Adige, 20 APRILE 2008









di Antonella Mattioli




«Indagine incredibile: così si blocca tutto»




 

Caso Sta, Durnwalder va all’attacco: «Dopo l’aeroporto, toccherà all’Alitalia»






 Il cda della Sta respinge le accuse: «Abbiamo attuato le decisioni prese dalla Provincia»



 



 BOLZANO. «Di questo passo blocchiamo tutto: treni, autobus, piscine, terme. Perché sono servizi pubblici in perdita e non potranno mai raggiungere il pareggio, a meno di non aumentare di cento volte le tariffe. Cosa a dir poco impensabile». Il presidente della Provincia Luis Durnwalder non ha ancora letto gli atti dell’ultima inchiesta aperta dalla Corte dei conti: attende la relazione che l’assessore ai trasporti Thomas Widmann farà nella riunione di domani della giunta. Ma dopo l’università si annuncia un nuovo scontro, stavolta sull’aeroporto, tra Provincia e Corte dei conti. Intanto il cda della Sta, azionista di maggioranza dell’Abd (aeroporto), va all’attacco e in una nota parla di “atto di inaudito arbitrio”.



L’accusa. Al centro dell’inchiesta c’è la Sta, holding provinciale dei trasporti e azionista di maggioranza dell’Abd, la società che gestisce l’aeroporto. Sotto accusa in particolare il cda (Dieter Schramm, presidente; Domenico Ardolino e Josef Negri consiglieri) e i componenti del collegio sindacale della Sta (Heinz Peter Hager, presidente; e gli altri due sindaci Erwin Kiem e Giuliano Righi). Alla Sta la Corte dei conti contesta di aver investito fondi provinciali nell’Abd, ben sapendo che la società non avrebbe mai raggiunto il pareggio. Ciò avrebbe causato un danno all’erario di 3,7 milioni di euro. Somma che i membri del cda rischiano di pagare di tasca propria: per questo sono stati posti sotto sequestro conservativo beni immobili di proprietà di Schramm, Ardolino, Negri.



Precedente pericoloso. «Non posso credere - commenta il presidente Durnwalder - che l’inchiesta della Corte dei conti contesti il fatto che noi finanziamo un servizio come l’aeroporto, perché essendo in deficit, causeremmo un danno all’erario. Spero ci sia qualcos’altro, altrimenti siamo all’assurdo».



 L’inchiesta preoccupa, perché crea un precedente pericoloso: sia per gli amministratori pubblici che per chi siede nei cda delle società.



 «Se il principio - prosegue Durnwalder - è quello che non possiamo finanziare una società che offre un servizio pubblico, perché è inevitabilmente in perdita, dobbiamo bloccare tutto».



 Durnwalder fa alcuni esempi: «La ferrovia della Val Venosta ha un deficit di 4-5 milioni di euro; per aggiornare la rete ferroviaria si sono spesi una quarantina di milioni di euro. Entrambe - lo sappiamo benissimo - non potranno mai avere un bilancio in pareggio. Ed è proprio per questo che è l’ente pubblico a dover garantire servizi come ferrovia, autobus, piscine, terme. Si accolla il deficit, perché per andare in pareggio bisognerebbe aumentare di cento volte i biglietti. Con questa logica si dovrebbero chiedere i danni anche ai ministri che, nel corso degli anni, hanno finanziato l’Alitalia, regolarmente in perdita».



Invasione di campo. «La Corte dei conti - contesta l’assessore ai trasporti Thomas Widmann - deve verificare la legittimità degli atti della pubblica amministrazione, ma non può contestare scelte che sono politiche. Non rientra nelle sue competenze. È chiaro che l’aeroporto è in perdita, ma la Provincia ha deciso che si tratta di un servizio importante e quindi va garantito. Come fa con tanti altri servizi. Di questo passo, nel giro di poco, non si potranno più finanziare neppure ospedali e case di riposo, visto che i bilanci non raggiungono il pareggio».



Atto inaudito. Il presidente del cda della Sta Schramm e il presidente del collegio sindacale Hager, in una nota che pubblichiamo a fianco, respingono ogni addebito e difendono l’operato del consiglio d’amministrazione.



 «Tutti gli aumenti di capitale sottoscritti da Sta nell’aeroporto sono stati adottati in conformità alla legge e in scrupolosa attuazione degli obiettivi fissati dalla Provincia per soddisfare le esigenze di mobilità della popolazione altoatesina anche mediante una infrastruttura aeroportuale».



 Quindi l’affondo sul sequestro conservativo dei beni immobili di proprietà dei membri del cda: «È un atto di inaudito arbitrio». I membri del cda annunciano, a loro volta, una richiesta di risarcimento danni.




Baumgartner difende la Sta e spiega il deficit di Abd



 

«Bisogna allungare la pista»


 











BOLZANO. «Non capisco sinceramente perché si chieda agli amministratori della Sta di pagare di tasca propria per un presunto danno all’erario: loro si sono limitati ad attuare le decisioni prese dalla Provincia. Non hanno alcuna responsabilità». Thomas Baumgartner, ex presidente dell’Abd, la società che gestisce l’aeroporto, difende gli amministratori e il collegio dei sindaci della Sta, holding provinciale dei trasporti e azionista di maggioranza dell’Abd.



 A dicembre l’imprenditore bolzanino ha gettato la spugna e si è dimesso. Motivo? La Provincia ha deciso di non allungare la pista dell’aeroporto come invece richiedeva il piano presentato dalla società.



 «L’Abd è in deficit - spiega Baumgartner - perché non si allunga la pista e ciò comporta che qui possono atterrare solo piccoli velivoli. Così ha deciso la Provincia dopo la consultazione della popolazione. A questo punto restano due possibilità: chiudere o continuare così. La popolazione non vuole la chiusura della struttura. Quindi c’è un’unica strada: continuare così. Ciò ovviamente comporta che la Provincia intervenga per ripianare il deficit».



 La pista dunque non si tocca, ma verranno realizzati gli hangar: «Stiamo predisponendo i progetti», assicura il presidente della Provincia Luis Durnwalder.



 Gli hangar consentiranno di ottenere dei risparmi, in quanto gli aerei dell’Air Alps la sera non dovranno tornare ad Innscbruck per i controlli quotidiani sulle apparecchiature. Ciò dovrebbe evitare anche la cancellazione dei voli in caso di maltempo in Austria. Ma non sarà comunque sufficiente per ripianare i debiti della società che gestisce l’aeroporto.







«Atto di inaudito arbitrio»


 

Il presidente Schramm contesta il sequestro dei beni


 

Se non si approvava l’aumento di capitale l’aeroporto avrebbe chiuso: ciò avrebbe comportato la perdita degli investimenti fatti


 


 BOLZANO. Respingono, nella lettera che pubblichiamo di seguito, le accuse e passano al contrattacco Dieter Schramm, presidente del cda della Sta, e Heinz Peter Hager, presidente del collegio sindacale.


 «La Procura regionale di Bolzano della Corte dei Conti contesta la legittimità dell’aumento di capitale eseguito nel 2006 dalla Sta (Strutture Trasporto Alto Adige) nella società aeroportuale di Bolzano Abd, e chiede ai componenti del consiglio di amministrazione e del collegio sindacale della Sta il pagamento degli importi corrispondenti di circa 4 milioni di euro con la motivazione che la gestione dell’aeroporto non avrebbe in seguito raggiunto il pareggio.


 A carico dei membri del consiglio di amministrazione della Sta è stato disposto inoltre un sequestro conservativo di beni per l’ammontare di 3,5 milioni.


 In merito si constata quanto segue:


 1. La Sta è una società il cui capitale sociale è detenuto per intero dalla Provincia. La Sta esegue sulla base delle decisioni politiche della giunta la realizzazione e la gestione di infrastrutture di trasporto pubblico.


 2. Tutti gli aumenti di capitale sociale sottoscritti da Sta nell’aeroporto di Bolzano sono stati adottati in conformità alla legge ed in corretta e scrupolosa attuazione degli obiettivi fissati dalla giunta provinciale al fine di soddisfare le esigenze di mobilità della popolazione altoatesina anche mediante una infrastruttura aeroportuale.


 3. É ampiamente noto che le strutture per il trasporto pubblico, sia su ferro che su gomma, marittimo o aereo, in tutto il mondo non realizzano, perlomeno nella fase di avvio, un pareggio dei conti. In tale contesto non è concepibile ravvisare per gli organi sociali un obbligo giuridico ad interrompere la concessione di risorse finanziarie, con la conseguenza di dover chiudere l‘aeroporto di Bolzano.


 4. Seguendo la logica della Procura presso la Corte dei Conti ogni decisione sulla realizzazione e sul finanziamento di infrastrutture e servizi pubblici finanziariamente non autosufficienti verrebbe sottratta alla giunta provinciale istituzionalmente a ció competente, per essere devoluta all’autoritá giudiziaria, in palese violazione di principi basilari dell’ordinamento giuridico.


 5. L’aumento di capitale del 2006 è stato attuato sulla base di precisi obblighi del diritto societario la cui alternativa consisteva nello scioglimento della società aeroportuale.


 Questo avrebbe comportato la chiusura dell’aeroporto e di conseguenza la perdita di tutti gli investimenti eseguiti fino al 2006 che ammontavano allora a decine di milioni di euro. In tal modo sarebbe stato arrecato alla collettività un danno pari ad un multiplo dell’importo messo a disposizione della giunta provinciale per il contestato aumento del capitale sociale dell’aeroporto di Bolzano.


6.Gli amministratori ed i sindaci della Sta hanno espletato il loro incarico in conformità alle disposizioni di legge e con diligenza e professionalità. Essi contestano decisamente ogni addebito a loro mosso.


 7. Il sequestro conservativo del patrimonio privato degli amministratori della Sta viene considerato come un atto di inaudito arbitrio.


 8. Gli avvocati Christoph Baur, Karl Zeller, Herald Gamper e Stefano Ascioni sono stati incaricati a tutelare i diritti dei consiglieri e sindaci, compreso il risarcimento dei danni ad essi derivati.