Dobbiamo innanzitutto dare atto alla maggioranza, ed al sindaco in particolare, di aver posto come base per le modifiche proprio il più ampio consenso e di questo gliene diamo merito.
Il regolamento infatti non appartiene ad una parte politica ma deve essere strumento condiviso possibilmente da tutto il consiglio perché da esso dipende l’efficacia dei lavori. Riconosciamo dunque che si è lavorato in un clima collaborativo, come spesso avviene nelle commissioni, ma a noi rimangono alcune perplessità.
Esse derivano dal fatto che proprio in commissione non siano stati sciolti alcuni nodi di fondo, che si sia proceduto in maniera pragmatica su singoli aspetti, articolo per articolo, ma perdendo un po’ di vista le finalità che si volevano raggiungere, il quadro complessivo sul quale probabilmente si sarebbe dovuto spendere una quantità di tempo maggiore. Almeno così a noi è parso.
L’unico risultato chiaro a cui si è teso è uno snellimento, una riduzione dei tempi di lavoro del consiglio, esigenza primaria della maggioranza, non certo estranea alle opposizioni, ma che non può essere l’unico criterio a cui attenersi se effettivamente si vuol raggiungere il risultato che ci si è prefissato.
E dunque è questo primo aspetto che va valutato.
Mi spiego: ridurre i tempi di lavoro del consiglio, renderli più efficienti, non è un fatto puramente tecnico, ma eminentemente politico che presuppone consenso e condivisione. Insomma un clima collaborativo, pur nella distinzione puntuale dei ruoli.
Non è togliendo spazi alle opposizioni, riducendo i loro diritti, non dando, ad esempio lettura del testo di un interrogazione o di un interpellanza, che si raggiunge l’obiettivo, perché in un clima di contrapposizione chiunque è in grado di trovare, nelle pieghe di qualsivoglia regolamento, il modo di attuare una tattica ostruzionistica. Ad esempio è possibile chiedere sempre la risposta orale, trasformare tutte le interrogazioni in mozioni ed eventualmente presentare ordini del giorno a iosa allungando i tempi di discussione in maniera esponenziale.
In questo senso l’obiettivo non è affatto garantito, ma si è invece diminuita la possibilità di comprensione del pubblico che viene demandata alla capacità dei singoli di illustrare in fase di replica, e nel poco tempo concesso, il contenuto di interrogazioni ed interpellanze.
Contemporaneamente aumentare invece i tempi per ottenere risposte alle interrogazioni ed alle interpellanze non mi pare che contribuisca ad una maggiore efficacia del lavoro dei consiglieri.
Se dunque si ritiene indispensabile porre mano al regolamento occorre che allorquando venga sottratto spazio in un ambito alle forze di opposizione, altrettanto debba essergliene riconosciuto in un altro.
In questo senso avevamo chiesto, anche in nome della trasparenza, la pubblicazione delle interrogazioni e delle relative risposte sul sito del comune ricevendone, purtroppo, un netto quanto poco comprensibile rifiuto.
Al fine di evitare ogni equivoco dirò che non vi è nessuno attacco alla democrazia con il testo proposto e al quale credo di aver dato anche un piccolo contributo, ma di sicuro vi sono una serie di correttivi che andrebbero messi in atto ad iniziare da quelli appena proposti.
Inoltre questa era l’occasione per migliorare la percezione, purtroppo non sempre positiva, che si ha della politica e per tentare quindi di porre un freno a certo malcostume che anche qui da noi ha attecchito.
Mi riferisco alla consuetudine, al momento ridotta per l’esiguità dei numeri in possesso della maggioranza, di assentarsi dai lavori del consiglio. Questa pratica è sintomo di mancanza di rispetto verso l’istituzione, talvolta di arroganza e comunque sintomo di volontà di sottrarsi al confronto. Non si ritiene utile ascoltare le argomentazioni che vengono dall’altra parte e si rinuncia aprioristicamente ad intervenire svilendo il proprio ruolo di consigliere.
Per di più si percepiscono dei soldi che non si sono guadagnati.
Ecco allora che proporremo di porre un limite alle assenze durante i lavori inserendo un articolo che leghi alla presenza la corresponsione del gettone.
Rifondazione Comunista - Laives