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venerdì 28 dicembre 2007

La piazza: perchè tanta fretta?

Questa fine d’anno porterà in regalo ai cittadini di Laives, oltre alla cittadella dello sport,  anche la nuova piazza. L’amministrazione sembra decisa a procedere alla sua realizzazione senza tentennamenti. In commissione è stato approvato l’aumento di cubatura con la scusante di improvvise necessità che, con tutta evidenza, o sono un alibi o rivelano un’incapacità di previsione dei fabbisogni reali della collettività. Inoltre l’accesso al garage sotterraneo si farà da via Pietralba impedendone definitivamente la chiusura al traffico, il sagrato della chiesa verrà sconvolto e molto probabilmente faranno una brutta fine anche alcuni simboli che per anni sono stati l’emblema di alcune forze politiche. La realtà è che per accontentare gli appetiti dei privati non vi era altra strada percorribile.


Ora non sfugge a nessuno l’impatto fortissimo che un’opera di così grande portata avrà non solo sull’aspetto estetico e funzionale del centro cittadino, ma anche sulle abitudini e  sui comportamenti dei suoi abitanti.


Un’amministrazione che ha la partecipazione e la trasparenza nel suo programma non dovrebbe dunque sentirsi in dovere di consultare i propri concittadini?


Chiedere un parere sull’opportunità di mettere o meno alcune panchine in un parco è meritorio, ma non attendere la stesura del nuovo piano urbanistico e non coinvolgere i cittadini su opere che determineranno non solo la qualità di vita della comunità, ma anche il modo stesso dello stare insieme nel prossimo futuro, vuol dire non credere seriamente all’utilità di questo strumento di partecipazione.


 Rifondazione Comunista - Laives

La piazza: perchè tanta fretta?

Questa fine d’anno porterà in regalo ai cittadini di Laives, oltre alla cittadella dello sport,  anche la nuova piazza. L’amministrazione sembra decisa a procedere alla sua realizzazione senza tentennamenti. In commissione è stato approvato l’aumento di cubatura con la scusante di improvvise necessità che, con tutta evidenza, o sono un alibi o rivelano un’incapacità di previsione dei fabbisogni reali della collettività. Inoltre l’accesso al garage sotterraneo si farà da via Pietralba impedendone definitivamente la chiusura al traffico, il sagrato della chiesa verrà sconvolto e molto probabilmente faranno una brutta fine anche alcuni simboli che per anni sono stati l’emblema di alcune forze politiche. La realtà è che per accontentare gli appetiti dei privati non vi era altra strada percorribile.


Ora non sfugge a nessuno l’impatto fortissimo che un’opera di così grande portata avrà non solo sull’aspetto estetico e funzionale del centro cittadino, ma anche sulle abitudini e  sui comportamenti dei suoi abitanti.


Un’amministrazione che ha la partecipazione e la trasparenza nel suo programma non dovrebbe dunque sentirsi in dovere di consultare i propri concittadini?


Chiedere un parere sull’opportunità di mettere o meno alcune panchine in un parco è meritorio, ma non attendere la stesura del nuovo piano urbanistico e non coinvolgere i cittadini su opere che determineranno non solo la qualità di vita della comunità, ma anche il modo stesso dello stare insieme nel prossimo futuro, vuol dire non credere seriamente all’utilità di questo strumento di partecipazione.


 Rifondazione Comunista - Laives

Ein Genosse bei Mitte-Rechts

Il 27 dicembre è apparsa un'intervista sul quotidiano Tageszeitung sul ruolo di Rifondazione Comunista nel consiglio comunale di Laives.

Chi fosse interessato può prenderne visione cliccando qui a lato sull'apposito bottone con la scritta "Tageszeitung"

Ein Genosse bei Mitte-Rechts

Il 27 dicembre è apparsa un'intervista sul quotidiano Tageszeitung sul ruolo di Rifondazione Comunista nel consiglio comunale di Laives.

Chi fosse interessato può prenderne visione cliccando qui a lato sull'apposito bottone con la scritta "Tageszeitung"

domenica 23 dicembre 2007

A u g u r i ! ! !
           A u g u r i ! ! !                                            A u g u r i ! ! !


        A u g u r i ! ! !
                      A u g u r i ! ! !


  A u g u r i ! ! !
            A u g u r i ! ! !

A u g u r i ! ! !
           A u g u r i ! ! !                                            A u g u r i ! ! !


        A u g u r i ! ! !
                      A u g u r i ! ! !


  A u g u r i ! ! !
            A u g u r i ! ! !

Cittadella dello sport: devono essere ascoltati i cittadini!




Tra gli addetti ai lavori e i rappresentanti delle società sportive, ma anche tra i semplici cittadini stanno crescendo le preoccupazioni, le perplessità ed il malumore, in merito all’arrivo dell’AC-Suedtirol sul nostro territorio comunale. Anche nelle singole forze politiche ci si interroga sulla convenienza di una tale operazione.


Certo per le esauste casse del comune sarebbe una boccata di ossigeno, porterebbe nuovi finanziamenti e ci libererebbe dai costi di gestione della struttura, ma quale l’impatto deleterio sul territorio, sul quieto vivere, sulla disponibilità di accesso ai campi per le società sportive o più semplicemente per chi, al di là dell’età, volesse dare due calci ad un pallone?


Insomma sono molti gli aspetti che sollevano più di un dubbio, ma nessuno è in grado di dare una risposta sicura.


Ora questa amministrazione ha nel suo programma la trasparenza e la partecipazione che finora è stata applicata solo a cose secondarie e mai con la dovuta continuità e decisione.


Quale migliore occasione dunque di coinvolgere, di consultare la popolazione, se non in questo caso?


La cittadella dello sport a nostro avviso, può essere un’occasione solo se contemporaneamente si ottiene il centro sportivo provinciale con il centro di medicina dello sport e di riabilitazione fisioterapica, ma in ogni caso su questo i cittadini devono poter esprimere la loro opinione. All’amministrazione spetta il compito di dare un’informazione ampia e completa e di trovare le forme di consultazione e di coinvolgimento. Solo dopo sarà possibile prendere una decisione che spetta naturalmente agli organi a questo deputati.


Ragionare con i cittadini sulle prospettive, sui vantaggi e gli svantaggi di quest’operazione eviterebbe di incorrere in errori madornali sui quali non sarebbe più possibile ritornare sui propri passi.


 Rifondazione Comunista - Laives

Cittadella dello sport: devono essere ascoltati i cittadini!




Tra gli addetti ai lavori e i rappresentanti delle società sportive, ma anche tra i semplici cittadini stanno crescendo le preoccupazioni, le perplessità ed il malumore, in merito all’arrivo dell’AC-Suedtirol sul nostro territorio comunale. Anche nelle singole forze politiche ci si interroga sulla convenienza di una tale operazione.


Certo per le esauste casse del comune sarebbe una boccata di ossigeno, porterebbe nuovi finanziamenti e ci libererebbe dai costi di gestione della struttura, ma quale l’impatto deleterio sul territorio, sul quieto vivere, sulla disponibilità di accesso ai campi per le società sportive o più semplicemente per chi, al di là dell’età, volesse dare due calci ad un pallone?


Insomma sono molti gli aspetti che sollevano più di un dubbio, ma nessuno è in grado di dare una risposta sicura.


Ora questa amministrazione ha nel suo programma la trasparenza e la partecipazione che finora è stata applicata solo a cose secondarie e mai con la dovuta continuità e decisione.


Quale migliore occasione dunque di coinvolgere, di consultare la popolazione, se non in questo caso?


La cittadella dello sport a nostro avviso, può essere un’occasione solo se contemporaneamente si ottiene il centro sportivo provinciale con il centro di medicina dello sport e di riabilitazione fisioterapica, ma in ogni caso su questo i cittadini devono poter esprimere la loro opinione. All’amministrazione spetta il compito di dare un’informazione ampia e completa e di trovare le forme di consultazione e di coinvolgimento. Solo dopo sarà possibile prendere una decisione che spetta naturalmente agli organi a questo deputati.


Ragionare con i cittadini sulle prospettive, sui vantaggi e gli svantaggi di quest’operazione eviterebbe di incorrere in errori madornali sui quali non sarebbe più possibile ritornare sui propri passi.


 Rifondazione Comunista - Laives

sabato 22 dicembre 2007

Perchè a Laives NO?






















"Il “Rapporto Energetico 2006” ha esaminato 26 edifici pubblici tra asili nido, scuole materne, elementari e medie, impianti sportivi, uffici e altre strutture comunali. Nel 2006 i consumi energetici totali dell’amministrazione di Laives hanno ammontato a 10,3 milioni di kWh, generando emissioni pari a 3.898 tonnellate di anidride carbonica e costi per 949.000 euro, pari a 61 euro per abitante."

(Tratto dal sito del comune)

Come si vede si tratta di costi molto elevati che potrebbero essere contenuti da una politica lungimirante che investisse sulle fonti energetiche rinnovabili e che utilizzasse finanziamenti pubblici a cui fanno ricorso altri comuni (cfr. l'articolo qui sotto), ma anche privati cittadini.





Carano capitale dell'energia pulita
 
 
caranoInaugurato ieri a Carano il più grande impianto di produzione energetica a pannelli solari realizzato in Italia da un ente pubblico. Quasi coperto il fabbisogno degli abitanti
 
L'Adige, 17/12/2007 12:42

 

CARANO - Ora può guardare tutta l'Italia dall'alto in basso, Carano. E i suoi 1.086 metri d'altitudine, non c'entrano. Il merito, è invece dei 2.946 pannelli fotovoltaici dell'impianto «I Corozi», inaugurato ieri, che hanno regalato al centro fiemmese il primato del più grande impianto di produzione energetica a pannelli solari realizzato in Italia da un ente pubblico. Quando nel 2005 il sindaco Giorgio Ciresa partì a testa bassa con l'idea dell'energia solare, molti erano gli scettici. C'è voluto un bel coraggio, insomma. In val di Fiemme, del resto, da sempre circola un proverbio secondo cui Carano è il paese dei matti. E loro, avanti: il campo l'hanno pensato, l'hanno voluto, hanno cercato chi potesse essere in grado di realizzarlo. E ora hanno il loro campo fotovoltaico. Da 15.000 metri quadrati, realizzato nel tempo record di sei mesi - con i lavori partiti a giugno dopo l'accordo con la ditta modenese Cpl Concordia siglato il primo aprile - posto su un pascolo in disuso in località Calvello, sopra il paese, a 1.200 metri. Matti davvero, a Carano. Perché il campo fotovoltaico è tutto loro: per coprire i 3,2 milioni di euro di investimento, hanno stipulato due mutui, uno con Unicredit e uno con il Bim Avisio. E dalla Provincia, dovrebbe arrivare un contributo del 10%. Dovrebbe, perché finora, dopo la richiesta presentata nel dicembre 2006, piazza Dante ancora non si è pronunciata. Un contributo - se arriverà, come comunque ha confermato l'assessore provinciale all'energia Ottorino Bressanini - forse troppo esiguo. È stato lo stesso Bressanini a spiegare come non si possa addebitare alla Provincia il braccino corto: «È una percentuale congrua, dato che il Comune recupererà le somme investite grazie al conto energia». In parole povere, da qui in avanti Gse (il gestore della rete nazionale) erogherà al Comune 48 centesimi per kilowattora prodotto (a regime, «I Corozi» è un colosso da 500 kW al giorno, 625mila all'anno: da solo, l'impianto ha accresciuto dell'1% la produzione nazionale da fotovoltaico) e nel giro di una decina d'anni, con l'impianto a Carano si comincerà addirittura a guadagnare. Un business dunque. Basta fare due conti: 0,48 euro per 625mila, fa 300.000 euro all'anno: i 3,2 milioni verranno recuperati (senza contare il contributo provinciale) in dieci anni. Dopodichè, si tratterà di 300.000 euro che per ogni anno solare (è il caso di dirlo) finiranno nelle casse dell'amministrazione comunale. Non essendo dotato Carano di una centrale elettrica, infatti, la produzione non verrà sfruttata direttamente dagli abitanti: verrà invece immessa nella rete, con il gestore che l'acquisterà dal Comune. Ma al di là degli aspetti economici, ci sono ovviamente quelli ambientali. Carano con i suoi pannelli da record (il 90% fissi, il 10% che come moderni girasoli seguono il sole per ottenere la massima efficienza) produce infatti energia pulita: «Con i pannelli solari, copriamo il fabbisogno di tre quarti della popolazione - ha spiegato il sindaco Ciresa - ovvero dell'intero centro abitato, frazioni escluse: è un grande giorno per noi e per i nostri figli. Con l'Italia che esce con le ossa rotte dalla conferenza sul clima di Bali, possiamo essere orgogliosi di aver fatto in pieno la nostra parte per migliorare la situazione». Eccessivo trionfalismo? A ben vedere, semplice realismo: Carano ogni anno preserverà l'ambiente (che, sentitamente, ringrazia) dall'immissione di circa 450 tonnellate di anidride carbonica. Insomma, vuoi vedere che per una volta la saggezza popolare ha preso una cantonata? Perché se a Carano ci stanno i matti, non resta che sperare che questa follia diventi contagiosa il più presto possibile.

 

Leonardo Pontalti

Perchè a Laives NO?






















"Il “Rapporto Energetico 2006” ha esaminato 26 edifici pubblici tra asili nido, scuole materne, elementari e medie, impianti sportivi, uffici e altre strutture comunali. Nel 2006 i consumi energetici totali dell’amministrazione di Laives hanno ammontato a 10,3 milioni di kWh, generando emissioni pari a 3.898 tonnellate di anidride carbonica e costi per 949.000 euro, pari a 61 euro per abitante."

(Tratto dal sito del comune)

Come si vede si tratta di costi molto elevati che potrebbero essere contenuti da una politica lungimirante che investisse sulle fonti energetiche rinnovabili e che utilizzasse finanziamenti pubblici a cui fanno ricorso altri comuni (cfr. l'articolo qui sotto), ma anche privati cittadini.





Carano capitale dell'energia pulita
 
 
caranoInaugurato ieri a Carano il più grande impianto di produzione energetica a pannelli solari realizzato in Italia da un ente pubblico. Quasi coperto il fabbisogno degli abitanti
 
L'Adige, 17/12/2007 12:42

 

CARANO - Ora può guardare tutta l'Italia dall'alto in basso, Carano. E i suoi 1.086 metri d'altitudine, non c'entrano. Il merito, è invece dei 2.946 pannelli fotovoltaici dell'impianto «I Corozi», inaugurato ieri, che hanno regalato al centro fiemmese il primato del più grande impianto di produzione energetica a pannelli solari realizzato in Italia da un ente pubblico. Quando nel 2005 il sindaco Giorgio Ciresa partì a testa bassa con l'idea dell'energia solare, molti erano gli scettici. C'è voluto un bel coraggio, insomma. In val di Fiemme, del resto, da sempre circola un proverbio secondo cui Carano è il paese dei matti. E loro, avanti: il campo l'hanno pensato, l'hanno voluto, hanno cercato chi potesse essere in grado di realizzarlo. E ora hanno il loro campo fotovoltaico. Da 15.000 metri quadrati, realizzato nel tempo record di sei mesi - con i lavori partiti a giugno dopo l'accordo con la ditta modenese Cpl Concordia siglato il primo aprile - posto su un pascolo in disuso in località Calvello, sopra il paese, a 1.200 metri. Matti davvero, a Carano. Perché il campo fotovoltaico è tutto loro: per coprire i 3,2 milioni di euro di investimento, hanno stipulato due mutui, uno con Unicredit e uno con il Bim Avisio. E dalla Provincia, dovrebbe arrivare un contributo del 10%. Dovrebbe, perché finora, dopo la richiesta presentata nel dicembre 2006, piazza Dante ancora non si è pronunciata. Un contributo - se arriverà, come comunque ha confermato l'assessore provinciale all'energia Ottorino Bressanini - forse troppo esiguo. È stato lo stesso Bressanini a spiegare come non si possa addebitare alla Provincia il braccino corto: «È una percentuale congrua, dato che il Comune recupererà le somme investite grazie al conto energia». In parole povere, da qui in avanti Gse (il gestore della rete nazionale) erogherà al Comune 48 centesimi per kilowattora prodotto (a regime, «I Corozi» è un colosso da 500 kW al giorno, 625mila all'anno: da solo, l'impianto ha accresciuto dell'1% la produzione nazionale da fotovoltaico) e nel giro di una decina d'anni, con l'impianto a Carano si comincerà addirittura a guadagnare. Un business dunque. Basta fare due conti: 0,48 euro per 625mila, fa 300.000 euro all'anno: i 3,2 milioni verranno recuperati (senza contare il contributo provinciale) in dieci anni. Dopodichè, si tratterà di 300.000 euro che per ogni anno solare (è il caso di dirlo) finiranno nelle casse dell'amministrazione comunale. Non essendo dotato Carano di una centrale elettrica, infatti, la produzione non verrà sfruttata direttamente dagli abitanti: verrà invece immessa nella rete, con il gestore che l'acquisterà dal Comune. Ma al di là degli aspetti economici, ci sono ovviamente quelli ambientali. Carano con i suoi pannelli da record (il 90% fissi, il 10% che come moderni girasoli seguono il sole per ottenere la massima efficienza) produce infatti energia pulita: «Con i pannelli solari, copriamo il fabbisogno di tre quarti della popolazione - ha spiegato il sindaco Ciresa - ovvero dell'intero centro abitato, frazioni escluse: è un grande giorno per noi e per i nostri figli. Con l'Italia che esce con le ossa rotte dalla conferenza sul clima di Bali, possiamo essere orgogliosi di aver fatto in pieno la nostra parte per migliorare la situazione». Eccessivo trionfalismo? A ben vedere, semplice realismo: Carano ogni anno preserverà l'ambiente (che, sentitamente, ringrazia) dall'immissione di circa 450 tonnellate di anidride carbonica. Insomma, vuoi vedere che per una volta la saggezza popolare ha preso una cantonata? Perché se a Carano ci stanno i matti, non resta che sperare che questa follia diventi contagiosa il più presto possibile.

 

Leonardo Pontalti

martedì 18 dicembre 2007

Inceneritore e nuovo regolamento per l'applicazione della tariffa dei rifiuti




Il dibattito accesosi sull’inceneritore è merito della costanza degli esponenti che animano l’associazione “Ambiente e salute” la quale ha fatto un meritevole lavoro di controinformazione fornendo, su base scientifica e a chi fosse interessato, gli elementi per una autonoma valutazione. Gli unici sordi all’evidente pericolosità di un inceneritore che sorgerà in una valle angusta e poco ventilata sono state le istituzioni e gran parte dei politici. Grande assente nel dibattito è poi l’amministrazione di Laives che con l’alibi che l’inceneritore non sorgerà sul territorio comunale si disinteressa delle ricadute sulla salute dei cittadini. Eppure gran parte del territorio, a cominciare da S. Giacomo, sorge a ridosso della megastruttura e del punto di maggiore ricaduta degli inquinanti più pericolosi. Se inoltre si riflette sul fatto che la valle solo in pochi punti supera i quattro chilometri di larghezza e che certo non si può fare affidamento solo sui venti che spirano da sud, si capisce quanto miope sia questo atteggiamento.


Esso inoltre porta alla accettazione di altri aspetti che con questa scelta di passività hanno a che fare.


La decisione di costruire un inceneritore da 130.000 tonnellate richiede che funzioni sempre a pieno regime per avere la massima resa e per evitare una sovrapproduzione di inquinanti. La provincia ha dunque emanato una legge provinciale sui rifiuti che obbliga i comuni, con la scusa di combattere il cosiddetto turismo delle immondizie, ad inserire una quota minima di produzione dei rifiuti che non incentiva a ridurre la loro produzione, è antieducativa ed è funzionale solo all’alimentazione dell’inceneritore.


Anche su questo aspetto occorre che non si abbia un atteggiamento subalterno da parte delle amministrazioni locali, ma che si abbia  il coraggio di dire che si tratta di una scelta sbagliata, che inficia lo sforzo di arrivare ad una raccolta differenziata spinta.  Per combattere lo scarso senso civico di una parte dei cittadini occorre che si trovino altre strade.


 


Rifondazione comunista - Laives

Inceneritore e nuovo regolamento per l'applicazione della tariffa dei rifiuti




Il dibattito accesosi sull’inceneritore è merito della costanza degli esponenti che animano l’associazione “Ambiente e salute” la quale ha fatto un meritevole lavoro di controinformazione fornendo, su base scientifica e a chi fosse interessato, gli elementi per una autonoma valutazione. Gli unici sordi all’evidente pericolosità di un inceneritore che sorgerà in una valle angusta e poco ventilata sono state le istituzioni e gran parte dei politici. Grande assente nel dibattito è poi l’amministrazione di Laives che con l’alibi che l’inceneritore non sorgerà sul territorio comunale si disinteressa delle ricadute sulla salute dei cittadini. Eppure gran parte del territorio, a cominciare da S. Giacomo, sorge a ridosso della megastruttura e del punto di maggiore ricaduta degli inquinanti più pericolosi. Se inoltre si riflette sul fatto che la valle solo in pochi punti supera i quattro chilometri di larghezza e che certo non si può fare affidamento solo sui venti che spirano da sud, si capisce quanto miope sia questo atteggiamento.


Esso inoltre porta alla accettazione di altri aspetti che con questa scelta di passività hanno a che fare.


La decisione di costruire un inceneritore da 130.000 tonnellate richiede che funzioni sempre a pieno regime per avere la massima resa e per evitare una sovrapproduzione di inquinanti. La provincia ha dunque emanato una legge provinciale sui rifiuti che obbliga i comuni, con la scusa di combattere il cosiddetto turismo delle immondizie, ad inserire una quota minima di produzione dei rifiuti che non incentiva a ridurre la loro produzione, è antieducativa ed è funzionale solo all’alimentazione dell’inceneritore.


Anche su questo aspetto occorre che non si abbia un atteggiamento subalterno da parte delle amministrazioni locali, ma che si abbia  il coraggio di dire che si tratta di una scelta sbagliata, che inficia lo sforzo di arrivare ad una raccolta differenziata spinta.  Per combattere lo scarso senso civico di una parte dei cittadini occorre che si trovino altre strade.


 


Rifondazione comunista - Laives

lunedì 17 dicembre 2007

Tratte d'accesso in galleria: Laives, Pineta e Bronzolo trasformate per decenni in un cantiere a cielo aperto.







Alcune sere fa, su iniziativa dell’associazione No Tav-Kein BBT, sono stati presentai a Laives i progetti del tunnel di base del Brennero e delle relative tratte d’accesso o per meglio dire, ciò che è possibile reperire su questo argomento. Sul tutto regna infatti grande confusione ed incertezza: dai progetti ai finanziamenti, dai tempi alle conseguenze di un’opera che anziché risolvere i problemi del trasporto e della mobilità rischia di aggravarli sottraendo risorse per il prossimo futuro, provocare danni ambientali irreparabili e peggiorare la qualità di vita delle popolazioni.


Ciò che ci ha maggiormente colpito sono naturalmente le conseguenze sul nostro territorio comunale.


In un’interrogazione presentata tempo fa su questa problematica ci fu  risposto che non era cosa che ci riguardasse direttamente. La cosa ci lasciò esterrefatti, ma ci piacerebbe conoscere l’opinione della maggioranza e di tutte le altre forze politiche di fronte alla possibilità che nei prossimi decenni gli abitanti di Laives e delle sue frazioni vivano in un cantiere a cielo aperto. Almeno due delle gallerie di servizio che serviranno per estrarre il materiale sono nel territorio del nostro comune e sono previsti tre frantoi sotto Pineta con relativi depositi di materiali. La stessa cosa è prevista a sud di Laives, mentre a Bronzolo dovrebbe sorgere uno dei centri logistici, essendo le ferrovie proprietarie in quella zona di svariati ettari di terreno.


È dunque possibile già oggi immaginare l’andirivieni di camion ed altri mezzi, le polveri sollevate e quelle prodotte dai frantoi, i rumori continui, per non parlare delle altre conseguenze ambientali ed in particolare sulle falde acquifere .


Di fronte a tutto questo un’amministrazione responsabile dovrebbe assumere in prima persona la preoccupazione dei cittadini chiedendo quantomeno di essere costantemente informata per non trovarsi impreparata ed impossibilitata ad intervenire quando le decisioni definitive saranno già state prese.


 Rifondazione Comunista - Laives


(Ved. cartine in  "Foto recenti" qui accanto)




Tratte d'accesso in galleria: Laives, Pineta e Bronzolo trasformate per decenni in un cantiere a cielo aperto.







Alcune sere fa, su iniziativa dell’associazione No Tav-Kein BBT, sono stati presentai a Laives i progetti del tunnel di base del Brennero e delle relative tratte d’accesso o per meglio dire, ciò che è possibile reperire su questo argomento. Sul tutto regna infatti grande confusione ed incertezza: dai progetti ai finanziamenti, dai tempi alle conseguenze di un’opera che anziché risolvere i problemi del trasporto e della mobilità rischia di aggravarli sottraendo risorse per il prossimo futuro, provocare danni ambientali irreparabili e peggiorare la qualità di vita delle popolazioni.


Ciò che ci ha maggiormente colpito sono naturalmente le conseguenze sul nostro territorio comunale.


In un’interrogazione presentata tempo fa su questa problematica ci fu  risposto che non era cosa che ci riguardasse direttamente. La cosa ci lasciò esterrefatti, ma ci piacerebbe conoscere l’opinione della maggioranza e di tutte le altre forze politiche di fronte alla possibilità che nei prossimi decenni gli abitanti di Laives e delle sue frazioni vivano in un cantiere a cielo aperto. Almeno due delle gallerie di servizio che serviranno per estrarre il materiale sono nel territorio del nostro comune e sono previsti tre frantoi sotto Pineta con relativi depositi di materiali. La stessa cosa è prevista a sud di Laives, mentre a Bronzolo dovrebbe sorgere uno dei centri logistici, essendo le ferrovie proprietarie in quella zona di svariati ettari di terreno.


È dunque possibile già oggi immaginare l’andirivieni di camion ed altri mezzi, le polveri sollevate e quelle prodotte dai frantoi, i rumori continui, per non parlare delle altre conseguenze ambientali ed in particolare sulle falde acquifere .


Di fronte a tutto questo un’amministrazione responsabile dovrebbe assumere in prima persona la preoccupazione dei cittadini chiedendo quantomeno di essere costantemente informata per non trovarsi impreparata ed impossibilitata ad intervenire quando le decisioni definitive saranno già state prese.


 Rifondazione Comunista - Laives


(Ved. cartine in  "Foto recenti" qui accanto)




sabato 15 dicembre 2007

«Lotta al carovita: promesse disattese»




Alto Adige 15 DICEMBRE 2007


 Dura nota di Rosario Grasso (Rifondazione comunista) nei confronti della giunta


  LAIVES. È sempre più povera la popolazione residente sul territorio comunale: lo confermano i dati relativi alle prestazioni concesse ai richiedenti dai servizi sociali provinciali negli ultimi quattro anni e riguardanti in particolar modo il reddito minimo di inserimento. Si tratta di quella somma che viene erogata al singolo che richiede tale prestazione e che varia a seconda del numero dei componenti il nucleo familiare, impossibilitato ad arrivare ad avere la quota «limite» per vivere mensilmente. Insomma una situazione decisamente preoccupante se rapportata con gli altri principali Comuni altoatesini. In più c’è il caro vita che sta creando problemi a numerose famiglie residenti. A tal proposito c’è da registrare una nota diffusa da Rosario Grasso, consigliere comunale di Rifondazione Comunista. «Da parte del Comune non sembra esserci sollecitudine nell’affrontare il problema del carovita. Ci era stata promessa un’iniziativa importante per l’inizio del mese di settembre che avrebbe dovuto mettere intorno ad un tavolo le categorie economiche, le associazioni dei consumatori, i sindacati e tutti coloro che fossero stati in grado di dare un contributo alla risoluzione anche parziale del problema. Sinora nulla è stato intrapreso, ma è certo che le ragioni dei commercianti sarebbero accolte con maggiore attenzione e benevolenza se oltre ai propri legittimi interessi assumessero come proprio un problema che, oltre ad essere all’attenzione di tutti, ha riflessi importanti proprio nella salvaguardia delle proprie attività», conclude Grasso nella sua nota. Il consigliere sollecita ovviamente la giunta ad occuparsi di questo problema che sta mettendo in difficoltà tanti nuclei familiari. (e.d.)

«Lotta al carovita: promesse disattese»




Alto Adige 15 DICEMBRE 2007


 Dura nota di Rosario Grasso (Rifondazione comunista) nei confronti della giunta


  LAIVES. È sempre più povera la popolazione residente sul territorio comunale: lo confermano i dati relativi alle prestazioni concesse ai richiedenti dai servizi sociali provinciali negli ultimi quattro anni e riguardanti in particolar modo il reddito minimo di inserimento. Si tratta di quella somma che viene erogata al singolo che richiede tale prestazione e che varia a seconda del numero dei componenti il nucleo familiare, impossibilitato ad arrivare ad avere la quota «limite» per vivere mensilmente. Insomma una situazione decisamente preoccupante se rapportata con gli altri principali Comuni altoatesini. In più c’è il caro vita che sta creando problemi a numerose famiglie residenti. A tal proposito c’è da registrare una nota diffusa da Rosario Grasso, consigliere comunale di Rifondazione Comunista. «Da parte del Comune non sembra esserci sollecitudine nell’affrontare il problema del carovita. Ci era stata promessa un’iniziativa importante per l’inizio del mese di settembre che avrebbe dovuto mettere intorno ad un tavolo le categorie economiche, le associazioni dei consumatori, i sindacati e tutti coloro che fossero stati in grado di dare un contributo alla risoluzione anche parziale del problema. Sinora nulla è stato intrapreso, ma è certo che le ragioni dei commercianti sarebbero accolte con maggiore attenzione e benevolenza se oltre ai propri legittimi interessi assumessero come proprio un problema che, oltre ad essere all’attenzione di tutti, ha riflessi importanti proprio nella salvaguardia delle proprie attività», conclude Grasso nella sua nota. Il consigliere sollecita ovviamente la giunta ad occuparsi di questo problema che sta mettendo in difficoltà tanti nuclei familiari. (e.d.)

giovedì 13 dicembre 2007

Durante l’ultimo riunione del consiglio comunale, dopo lunga discussione, non si è riusciti ad approvare il nuovo regolamento perché sul nuovo testo non è stata possibile la convergenza di gran parte delle opposizioni.


La cosa ha provocato lo stizzito stupore  del sindaco che, evidentemente, si aspettava tutt’altro esito anche in seguito alla disponibilità e all’impegno personale profusi in commissione.


Da parte nostra non c’è stata invece sorpresa alcuna, non per preconcetta intenzione di votare contro, cosa che infatti non si è avverata, ma probabilmente per una diversa valutazione sulla funzione delle commissioni. A nostro avviso esse hanno infatti il compito di preparare un ordinato svolgimento dei lavori, ma i nodi politici vanno sciolti in consiglio con il contributo di tutti.


Se a questo si aggiunge che nei lavori preparatori alcuni gruppi politici erano assenti o non potevano essere compiutamente rappresentati, era facilmente ipotizzabile che la discussione definitiva dovesse avvenire nel luogo a ciò deputato e che la volontà di giungere ad un testo concordato, dimostrata in precedenza, dovesse continuare anche in aula.


La differenti percezioni hanno pertanto portato ad un irrigidimento che non hanno permesso il pieno dispiegarsi di una dialettica costruttiva e il testo proposto dalla commissione non ha raccolto i voti necessari per la sua approvazione.


Fortunatamente alla fine sono arrivati due segnali positivi da parte della maggioranza: ci riferiamo alla significativa astensione del consigliere Ceol ed al formale impegno da parte del sindaco di convocare i capigruppo.


Riteniamo che in quell’occasione sarà possibile trovare una soluzione che permetterà al consiglio di dotarsi di uno strumento condiviso.


 Rifondazione Comunista - Laives

Durante l’ultimo riunione del consiglio comunale, dopo lunga discussione, non si è riusciti ad approvare il nuovo regolamento perché sul nuovo testo non è stata possibile la convergenza di gran parte delle opposizioni.


La cosa ha provocato lo stizzito stupore  del sindaco che, evidentemente, si aspettava tutt’altro esito anche in seguito alla disponibilità e all’impegno personale profusi in commissione.


Da parte nostra non c’è stata invece sorpresa alcuna, non per preconcetta intenzione di votare contro, cosa che infatti non si è avverata, ma probabilmente per una diversa valutazione sulla funzione delle commissioni. A nostro avviso esse hanno infatti il compito di preparare un ordinato svolgimento dei lavori, ma i nodi politici vanno sciolti in consiglio con il contributo di tutti.


Se a questo si aggiunge che nei lavori preparatori alcuni gruppi politici erano assenti o non potevano essere compiutamente rappresentati, era facilmente ipotizzabile che la discussione definitiva dovesse avvenire nel luogo a ciò deputato e che la volontà di giungere ad un testo concordato, dimostrata in precedenza, dovesse continuare anche in aula.


La differenti percezioni hanno pertanto portato ad un irrigidimento che non hanno permesso il pieno dispiegarsi di una dialettica costruttiva e il testo proposto dalla commissione non ha raccolto i voti necessari per la sua approvazione.


Fortunatamente alla fine sono arrivati due segnali positivi da parte della maggioranza: ci riferiamo alla significativa astensione del consigliere Ceol ed al formale impegno da parte del sindaco di convocare i capigruppo.


Riteniamo che in quell’occasione sarà possibile trovare una soluzione che permetterà al consiglio di dotarsi di uno strumento condiviso.


 Rifondazione Comunista - Laives

Regolamento del consiglio comunale - La posizione di Rifondazione Comunista

Dobbiamo innanzitutto dare atto alla maggioranza, ed al sindaco in particolare, di aver posto come base per le modifiche proprio il più ampio consenso e di questo gliene diamo merito.

Il regolamento infatti non appartiene ad una parte politica ma deve essere strumento condiviso possibilmente da tutto il consiglio perché da esso dipende l’efficacia dei lavori. Riconosciamo dunque che si è lavorato in un clima collaborativo, come spesso avviene nelle commissioni, ma a noi rimangono alcune perplessità.


Esse derivano dal fatto che proprio in commissione non siano stati sciolti alcuni nodi di fondo, che si sia proceduto in maniera pragmatica su singoli aspetti, articolo per articolo, ma perdendo un po’ di vista le finalità che si volevano raggiungere, il quadro complessivo sul quale probabilmente si sarebbe dovuto spendere una quantità di tempo maggiore. Almeno così a noi è parso.


 L’unico risultato chiaro a cui si è teso è uno snellimento, una riduzione dei tempi di lavoro del consiglio, esigenza primaria della maggioranza, non certo estranea alle opposizioni, ma che non può essere l’unico criterio a cui attenersi se effettivamente si vuol raggiungere il risultato che ci si è prefissato.


E dunque è questo primo aspetto che va valutato.


 Mi spiego: ridurre i tempi di lavoro del consiglio, renderli più efficienti, non è un fatto puramente tecnico, ma eminentemente politico che presuppone consenso e condivisione. Insomma un clima collaborativo, pur nella distinzione puntuale dei ruoli.


Non è togliendo spazi alle opposizioni, riducendo i loro diritti, non dando, ad esempio lettura del testo di un interrogazione o di un interpellanza, che si raggiunge l’obiettivo, perché in un clima di contrapposizione chiunque è in grado di trovare, nelle pieghe di qualsivoglia regolamento, il modo di attuare una tattica ostruzionistica. Ad esempio è possibile chiedere sempre la risposta orale, trasformare tutte le interrogazioni in mozioni ed eventualmente presentare ordini del giorno a iosa allungando i tempi di discussione in maniera esponenziale.


In questo senso l’obiettivo non è affatto garantito, ma  si è invece diminuita la possibilità di comprensione del pubblico che viene demandata alla capacità dei singoli di illustrare in fase di replica, e nel poco tempo concesso, il contenuto di interrogazioni ed interpellanze.

Contemporaneamente aumentare invece i tempi per ottenere risposte alle interrogazioni ed alle interpellanze non mi pare che contribuisca ad una maggiore efficacia del lavoro dei consiglieri.


Se dunque si ritiene indispensabile porre mano al regolamento occorre che allorquando venga sottratto spazio in un ambito alle forze di opposizione, altrettanto debba essergliene riconosciuto in un altro.


In questo senso avevamo chiesto, anche in nome della trasparenza, la pubblicazione delle interrogazioni e delle relative risposte sul sito del comune ricevendone, purtroppo, un netto quanto poco comprensibile rifiuto.

Al fine di evitare ogni equivoco dirò che non vi è nessuno attacco alla democrazia con il testo proposto e al quale credo di aver dato anche un piccolo contributo, ma di sicuro vi sono una serie di correttivi che andrebbero messi in atto ad iniziare da quelli appena proposti.


Inoltre questa era l’occasione per migliorare la percezione, purtroppo non sempre positiva, che si ha della politica e per tentare quindi di porre un freno a certo malcostume che anche qui da noi ha attecchito.

Mi riferisco alla consuetudine, al momento ridotta per l’esiguità dei numeri in possesso della maggioranza, di assentarsi dai lavori del consiglio. Questa pratica è sintomo di mancanza di rispetto verso l’istituzione, talvolta di arroganza e comunque sintomo di volontà di sottrarsi al confronto. Non si ritiene utile ascoltare le argomentazioni che vengono dall’altra parte e si rinuncia aprioristicamente ad intervenire svilendo il proprio ruolo di consigliere.


Per di più si percepiscono dei soldi  che non si sono guadagnati.


Ecco allora che proporremo di porre un limite alle assenze durante i lavori inserendo un articolo che leghi alla presenza la corresponsione del gettone.


Rifondazione Comunista - Laives

Regolamento del consiglio comunale - La posizione di Rifondazione Comunista

Dobbiamo innanzitutto dare atto alla maggioranza, ed al sindaco in particolare, di aver posto come base per le modifiche proprio il più ampio consenso e di questo gliene diamo merito.

Il regolamento infatti non appartiene ad una parte politica ma deve essere strumento condiviso possibilmente da tutto il consiglio perché da esso dipende l’efficacia dei lavori. Riconosciamo dunque che si è lavorato in un clima collaborativo, come spesso avviene nelle commissioni, ma a noi rimangono alcune perplessità.


Esse derivano dal fatto che proprio in commissione non siano stati sciolti alcuni nodi di fondo, che si sia proceduto in maniera pragmatica su singoli aspetti, articolo per articolo, ma perdendo un po’ di vista le finalità che si volevano raggiungere, il quadro complessivo sul quale probabilmente si sarebbe dovuto spendere una quantità di tempo maggiore. Almeno così a noi è parso.


 L’unico risultato chiaro a cui si è teso è uno snellimento, una riduzione dei tempi di lavoro del consiglio, esigenza primaria della maggioranza, non certo estranea alle opposizioni, ma che non può essere l’unico criterio a cui attenersi se effettivamente si vuol raggiungere il risultato che ci si è prefissato.


E dunque è questo primo aspetto che va valutato.


 Mi spiego: ridurre i tempi di lavoro del consiglio, renderli più efficienti, non è un fatto puramente tecnico, ma eminentemente politico che presuppone consenso e condivisione. Insomma un clima collaborativo, pur nella distinzione puntuale dei ruoli.


Non è togliendo spazi alle opposizioni, riducendo i loro diritti, non dando, ad esempio lettura del testo di un interrogazione o di un interpellanza, che si raggiunge l’obiettivo, perché in un clima di contrapposizione chiunque è in grado di trovare, nelle pieghe di qualsivoglia regolamento, il modo di attuare una tattica ostruzionistica. Ad esempio è possibile chiedere sempre la risposta orale, trasformare tutte le interrogazioni in mozioni ed eventualmente presentare ordini del giorno a iosa allungando i tempi di discussione in maniera esponenziale.


In questo senso l’obiettivo non è affatto garantito, ma  si è invece diminuita la possibilità di comprensione del pubblico che viene demandata alla capacità dei singoli di illustrare in fase di replica, e nel poco tempo concesso, il contenuto di interrogazioni ed interpellanze.

Contemporaneamente aumentare invece i tempi per ottenere risposte alle interrogazioni ed alle interpellanze non mi pare che contribuisca ad una maggiore efficacia del lavoro dei consiglieri.


Se dunque si ritiene indispensabile porre mano al regolamento occorre che allorquando venga sottratto spazio in un ambito alle forze di opposizione, altrettanto debba essergliene riconosciuto in un altro.


In questo senso avevamo chiesto, anche in nome della trasparenza, la pubblicazione delle interrogazioni e delle relative risposte sul sito del comune ricevendone, purtroppo, un netto quanto poco comprensibile rifiuto.

Al fine di evitare ogni equivoco dirò che non vi è nessuno attacco alla democrazia con il testo proposto e al quale credo di aver dato anche un piccolo contributo, ma di sicuro vi sono una serie di correttivi che andrebbero messi in atto ad iniziare da quelli appena proposti.


Inoltre questa era l’occasione per migliorare la percezione, purtroppo non sempre positiva, che si ha della politica e per tentare quindi di porre un freno a certo malcostume che anche qui da noi ha attecchito.

Mi riferisco alla consuetudine, al momento ridotta per l’esiguità dei numeri in possesso della maggioranza, di assentarsi dai lavori del consiglio. Questa pratica è sintomo di mancanza di rispetto verso l’istituzione, talvolta di arroganza e comunque sintomo di volontà di sottrarsi al confronto. Non si ritiene utile ascoltare le argomentazioni che vengono dall’altra parte e si rinuncia aprioristicamente ad intervenire svilendo il proprio ruolo di consigliere.


Per di più si percepiscono dei soldi  che non si sono guadagnati.


Ecco allora che proporremo di porre un limite alle assenze durante i lavori inserendo un articolo che leghi alla presenza la corresponsione del gettone.


Rifondazione Comunista - Laives

lunedì 10 dicembre 2007

L'assessore Ceschini rassicura i commercianti, ma chi pensa al resto della cittadinanza?

Abbiamo appreso dalla stampa che il comune per tranquillizzare i commercianti di S. Giacomo, annuncia che non si farà quel senso unico che, allo stato dei fatti, appare l’unica soluzione possibile per diminuire drasticamente il traffico nell’abitato. La rassicurazione giunge all’indomani di un’assemblea, immaginiamo molto partecipata e probabilmente richiesta dagli stessi operatori del settore. La sollecitudine dimostrata dall’assessore nell’accogliere la richiesta non può che farci piacere, ma avremmo gradito che la stessa solerzia fosse stata dimostrata nei confronti anche degli altri  abitanti della frazione.


Le ragioni addotte dai commercianti saranno state sicuramente meritevoli di considerazione e di ascolto, e la scomparsa dei negozi di vicinato non è certo cosa che non possa preoccupare, per evidenti ragioni, la comunità, ma si pensa forse che il resto della popolazione non abbia considerazioni, idee, soluzioni da proporre? E soprattutto, interessano all’amministrazione o sono considerate non meritevoli di attenzione? E come la mettiamo con il progetto di riqualificazione dell’abitato? Non era forse questa la risposta anche alle preoccupazioni dei commercianti oppure era solo una promessa elettorale che ormai ha perso la sua valenza?


Noi crediamo che sarebbe stato molto utile ed apprezzabile, prima di prendere una decisione che viene annunciata come definitiva, mettere a confronto le ragioni degli operatori del commercio con quelle del resto della popolazione al fine di trovare una soluzione condivisa ed efficace che rispondesse alle esigenze degli uni e degli altri.


Da parte del comune avremmo poi gradito la stessa sollecitudine nell’affrontare il problema del carovita. Ci era stata promessa un’iniziativa importante per l’inizio del mese di settembre che avrebbe dovuto mettere intorno ad un tavolo le categorie economiche, le associazioni dei consumatori, i sindacati e tutti coloro che fossero stati in grado di dare un contributo alla risoluzione anche parziale del problema. Sinora nulla è stato intrapreso, ma è certo che le ragioni dei commercianti sarebbero accolte con maggiore attenzione e benevolenza se oltre ai propri legittimi interessi assumessero come proprio un problema che, oltre ad essere all’attenzione di tutti, ha riflessi importanti proprio nella salvaguardia delle proprie attività.


 


Rifondazione Comunista - Laives

L'assessore Ceschini rassicura i commercianti, ma chi pensa al resto della cittadinanza?

Abbiamo appreso dalla stampa che il comune per tranquillizzare i commercianti di S. Giacomo, annuncia che non si farà quel senso unico che, allo stato dei fatti, appare l’unica soluzione possibile per diminuire drasticamente il traffico nell’abitato. La rassicurazione giunge all’indomani di un’assemblea, immaginiamo molto partecipata e probabilmente richiesta dagli stessi operatori del settore. La sollecitudine dimostrata dall’assessore nell’accogliere la richiesta non può che farci piacere, ma avremmo gradito che la stessa solerzia fosse stata dimostrata nei confronti anche degli altri  abitanti della frazione.


Le ragioni addotte dai commercianti saranno state sicuramente meritevoli di considerazione e di ascolto, e la scomparsa dei negozi di vicinato non è certo cosa che non possa preoccupare, per evidenti ragioni, la comunità, ma si pensa forse che il resto della popolazione non abbia considerazioni, idee, soluzioni da proporre? E soprattutto, interessano all’amministrazione o sono considerate non meritevoli di attenzione? E come la mettiamo con il progetto di riqualificazione dell’abitato? Non era forse questa la risposta anche alle preoccupazioni dei commercianti oppure era solo una promessa elettorale che ormai ha perso la sua valenza?


Noi crediamo che sarebbe stato molto utile ed apprezzabile, prima di prendere una decisione che viene annunciata come definitiva, mettere a confronto le ragioni degli operatori del commercio con quelle del resto della popolazione al fine di trovare una soluzione condivisa ed efficace che rispondesse alle esigenze degli uni e degli altri.


Da parte del comune avremmo poi gradito la stessa sollecitudine nell’affrontare il problema del carovita. Ci era stata promessa un’iniziativa importante per l’inizio del mese di settembre che avrebbe dovuto mettere intorno ad un tavolo le categorie economiche, le associazioni dei consumatori, i sindacati e tutti coloro che fossero stati in grado di dare un contributo alla risoluzione anche parziale del problema. Sinora nulla è stato intrapreso, ma è certo che le ragioni dei commercianti sarebbero accolte con maggiore attenzione e benevolenza se oltre ai propri legittimi interessi assumessero come proprio un problema che, oltre ad essere all’attenzione di tutti, ha riflessi importanti proprio nella salvaguardia delle proprie attività.


 


Rifondazione Comunista - Laives

giovedì 6 dicembre 2007













Affare fatto… la crescita infelice

04.12.2007   
Gli affari galoppano, non c’è tempo per riflettere sulla salute dei cittadini. Nessuna precauzione.

adventkranz1webRingraziamo  tutti coloro che parlando o tacendo hanno contribuito a regalare alla città di Bolzano (ma anche a tutto il mondo) una nuova fonte di inquinamento ambientale e di pericolo per la salute. Non ne sentivamo il bisogno, già “ bastavano” le fonti quotidiane provenienti dal traffico ( A22 compresa), industrie ed aerei.

Forse non sarà la più inquinante, ma inquina producendo CO2, forse non sarà la fonte più pericolosa anche se emette diossine, furani e polveri sottili.

Eppure siamo convinti che se ne può (deve) fare a meno.

Ha vinto (per ora) la lobby degli inceneritoristi e la logica del consumo.

Ha vinto il commercio e d’ altronde con migliaia di turisti che devono essere spremuti e consumati non si poteva fare diversamente.

L’inceneritore: un inno al consumismo, alla faccia dei “ compagni” che hanno votato a favore, d’altronde hanno anche regalato diversi milioni di euro alla “povera “ chiesa ( non c’è più religione!); uno schiaffo al protocollo di Kyoto, già traballante di suo, alla faccia degli ecosociali, muti come pesci sull’argomento; un esempio di anti democraticità ( alla faccia dei paroloni: democrazia, partecipazione , piani strategici, ecc ); uno schiaffo al mondo in “via di sviluppo” che sarà, anzi è già, la prima vittima di queste nostre scelte sbagliate: il riscaldamento globale aggiungerà alla fame ,alla sete, alle malattie, nuova fame, sete e malattie.

Un insulto all’ambiente gia molto provato  ( alla faccia di quegli omini travestiti di verde, più o meno civico, che celebreranno la vittoria dell’inceneritore come quella dell’ecologismo ); uno spreco di denaro pubblico (alla faccia del risparmio e delle politiche di contenimento); uno sberleffo al buon senso.

Una vergogna soprattutto per quella che qualcuno ancora definisce scienza, per tutti coloro, che hanno tenuto botta a questa scelta, andando molto più in là del loro lavoro tecnico ma sposando una scelta dettata loro dai politici.

La “ scienza” che si affannerà nei prossimi giorni, come sempre fa a decisione già presa a giustificare, a spiegare, con numeri e dati confusi e confutabili, un’ informazione tardiva, inutile e addirittura beffarda, per chi comunque non potrà decidere nulla. 

Questo lo scenario di una società ricca, ma triste, ormai incapace di riflettere suoi propri errori, governata da amministratori opulenti,  pigri e senza fantasia, sordi a qualsiasi richiamo di buon senso e certamente incapaci di incidere nella storia, e che, se saranno ricordati, lo saranno soltanto perché qualcuno nei prossimi 30 anni guardando i fumi che usciranno dal camino dell’inceneritore, ricorderà questi nomi: Laimer, Fattor, Angelucci, Minach, Huber,Tirler,  Michaeler, Moroder , Simeoni , Mussner e perfino quello di Durnwalder.

Ora più che mai l’Associazione Ambiente e Salute continuerà la sua battaglia per un gestione dei rifiuti diversa, senza alcuna combustione.

Non esistono al momento tavoli o mediazioni, la Provincia, il Comune, l’Appa, L’Ecocenter

hanno fatto la loro scelta.

Noi continueremo ad informare i cittadini su quanto questa scelta sia sbagliata, sulle alternative esistenti e controlleremo costantemente i dati sulle emissioni, chiedendo anche la possibilità di controlli indipendenti.

Chi ha taciuto fino ad ora, non ha diritto di intavolare trattative dopo che la decisione è stata presa con il consenso, almeno comunale, dei propri rappresentanti.

Accettare il confronto il giorno stesso della decisione di appaltare i lavori, quindi senza alcun ripensamento, rappresenta da parte della Provincia un ulteriore presa in giro della cittadinanza; presentare una mozione senza parlare di blocco dei lavori per il nuovo inceneritore contrasta con il senso dell' Appello dei 14 promotori che vogliamo ricordare chiede:

Alla luce di queste nuove conoscenze e delle valide alternative all’incenerimento oggi disponibili riteniamo opportuno riaprire urgentemente un dibattito per ridiscutere le decisioni prese a suo tempo per quanto concerne il piano rifiuti chiedendo di fermare in via cautelativa l’iter di assegnazione dell’appalto di costruzione.


 


Associazione Ambiente e Salute












Affare fatto… la crescita infelice

04.12.2007   
Gli affari galoppano, non c’è tempo per riflettere sulla salute dei cittadini. Nessuna precauzione.

adventkranz1webRingraziamo  tutti coloro che parlando o tacendo hanno contribuito a regalare alla città di Bolzano (ma anche a tutto il mondo) una nuova fonte di inquinamento ambientale e di pericolo per la salute. Non ne sentivamo il bisogno, già “ bastavano” le fonti quotidiane provenienti dal traffico ( A22 compresa), industrie ed aerei.

Forse non sarà la più inquinante, ma inquina producendo CO2, forse non sarà la fonte più pericolosa anche se emette diossine, furani e polveri sottili.

Eppure siamo convinti che se ne può (deve) fare a meno.

Ha vinto (per ora) la lobby degli inceneritoristi e la logica del consumo.

Ha vinto il commercio e d’ altronde con migliaia di turisti che devono essere spremuti e consumati non si poteva fare diversamente.

L’inceneritore: un inno al consumismo, alla faccia dei “ compagni” che hanno votato a favore, d’altronde hanno anche regalato diversi milioni di euro alla “povera “ chiesa ( non c’è più religione!); uno schiaffo al protocollo di Kyoto, già traballante di suo, alla faccia degli ecosociali, muti come pesci sull’argomento; un esempio di anti democraticità ( alla faccia dei paroloni: democrazia, partecipazione , piani strategici, ecc ); uno schiaffo al mondo in “via di sviluppo” che sarà, anzi è già, la prima vittima di queste nostre scelte sbagliate: il riscaldamento globale aggiungerà alla fame ,alla sete, alle malattie, nuova fame, sete e malattie.

Un insulto all’ambiente gia molto provato  ( alla faccia di quegli omini travestiti di verde, più o meno civico, che celebreranno la vittoria dell’inceneritore come quella dell’ecologismo ); uno spreco di denaro pubblico (alla faccia del risparmio e delle politiche di contenimento); uno sberleffo al buon senso.

Una vergogna soprattutto per quella che qualcuno ancora definisce scienza, per tutti coloro, che hanno tenuto botta a questa scelta, andando molto più in là del loro lavoro tecnico ma sposando una scelta dettata loro dai politici.

La “ scienza” che si affannerà nei prossimi giorni, come sempre fa a decisione già presa a giustificare, a spiegare, con numeri e dati confusi e confutabili, un’ informazione tardiva, inutile e addirittura beffarda, per chi comunque non potrà decidere nulla. 

Questo lo scenario di una società ricca, ma triste, ormai incapace di riflettere suoi propri errori, governata da amministratori opulenti,  pigri e senza fantasia, sordi a qualsiasi richiamo di buon senso e certamente incapaci di incidere nella storia, e che, se saranno ricordati, lo saranno soltanto perché qualcuno nei prossimi 30 anni guardando i fumi che usciranno dal camino dell’inceneritore, ricorderà questi nomi: Laimer, Fattor, Angelucci, Minach, Huber,Tirler,  Michaeler, Moroder , Simeoni , Mussner e perfino quello di Durnwalder.

Ora più che mai l’Associazione Ambiente e Salute continuerà la sua battaglia per un gestione dei rifiuti diversa, senza alcuna combustione.

Non esistono al momento tavoli o mediazioni, la Provincia, il Comune, l’Appa, L’Ecocenter

hanno fatto la loro scelta.

Noi continueremo ad informare i cittadini su quanto questa scelta sia sbagliata, sulle alternative esistenti e controlleremo costantemente i dati sulle emissioni, chiedendo anche la possibilità di controlli indipendenti.

Chi ha taciuto fino ad ora, non ha diritto di intavolare trattative dopo che la decisione è stata presa con il consenso, almeno comunale, dei propri rappresentanti.

Accettare il confronto il giorno stesso della decisione di appaltare i lavori, quindi senza alcun ripensamento, rappresenta da parte della Provincia un ulteriore presa in giro della cittadinanza; presentare una mozione senza parlare di blocco dei lavori per il nuovo inceneritore contrasta con il senso dell' Appello dei 14 promotori che vogliamo ricordare chiede:

Alla luce di queste nuove conoscenze e delle valide alternative all’incenerimento oggi disponibili riteniamo opportuno riaprire urgentemente un dibattito per ridiscutere le decisioni prese a suo tempo per quanto concerne il piano rifiuti chiedendo di fermare in via cautelativa l’iter di assegnazione dell’appalto di costruzione.


 


Associazione Ambiente e Salute

Il decreto anti-rom e il sogno del pastore nero americano

Liberazione, 06/12/2007





Rileggetevi quel discorso di Luther King...


Piero Sansonetti

«Ho un sogno: che un giorno questa nazione si sollevi e viva pienamente il vero significato del suo credo: che tutti gli uomini sono stati creati uguali...»

«Ho un sogno, che un giorno, sulle rosse colline della Georgia, i figli degli antichi schiavi e i figli degli antichi proprietari di schiavi riusciranno a sedersi insieme al tavolo della fratellanza...»

«Ho un sogno oggi! Ho un sogno, che un giorno, giù in Alabama, con i suoi razzisti immorali, con il suo governatore le cui labbra gocciolano delle parole "interposizione" e "annientamento" - un giorno proprio là in Alabama bambini neri e bambine nere possano prendersi per mano con bambini bianchi e bambine bianche come sorelle e fratelli...»

«Ho un sogno oggi! Ho un sogno, che un giorno ogni valle sia colmata, e ogni monte e colle siano abbassati, i luoghi tortuosi vengano resi piani e i luoghi curvi raddrizzati. Allora la gloria del Signore sarà rivelata ed ogni carne la vedrà...».

Le avete riconosciute, vero, queste righe? Lo sapete chi le ha scritte, e le ha urlate in una piazza di Washington più di quaranta anni fa? E' stato un pastore battista americano, nero, geniale, mite e forte, incrollabile, dialogante e testardo, che i fascisti americani, razzisti e reazionari, uccisero a fucilate in una mattina di aprile del 1968. Lo sapete che si chiamava Martin Luther King jr, e che è stato il padre della non violenza moderna e uno dei leader della lotta di massa degli afro-americani. Provate a sostituire - in quel discorso da brividi - alla parola nero la parola rom, o la parola straniero, o migrante, o extracomunitario; pensate per un attimo, invece che al governatore dell'Alabama - il feroce George Wallace - a un governatore di qualche regione italiana o sindaco o roba del genere, provate a immaginare che le parole «colline», e «luoghi curvi e tortuosi», si possano sostituire con la parola «confine di stato» - o di razza, o di popolo - perché è esattamente in quel senso che il dottor King adoperava quelle metafore. E poi ditemi se il sogno di King ha ancora un senso, se riguarda anche noi, se riguarda l'Italia del 2007 e le sue istituzioni.

Io - che non credo in Dio, e tantomeno credo alla gloria del Signore - ho il sogno che stamattina tutti i senatori della Repubblica italiana, di destra e di sinistra, prima di votare il decreto sulla sicurezza (il decreto anti-rom) leggano il discorso di King e ci riflettano su un paio di minuti. Penso che se lo fanno, il decreto verrà davvero stravolto dagli emendamenti, oppure verrà bocciato.

Naturalmente io so benissimo cosa è la realpolitik. Conosco le sue leggi, la necessità talvolta di anteporre le relazioni politiche ad altre considerazioni, di accettare i compromessi, di valutare tutte le conseguenze di ogni atto politico - e non solo il merito, la specificità di quell'atto. E quindi capisco che in queste ore il Parlamento (ieri ed oggi il Senato e poi la Camera) sia impegnato in una battaglia politica delicatissima, con l'obiettivo, o la speranza, di ridurre i danni che questo decreto anti-rom porterà ai grandi principi della civiltà, e di impedire al tempo stesso la caduta del governo. E quindi non posso che apprezzare lo sforzo titanico che i senatori della sinistra stanno compiendo, e insieme a loro anche alcuni parlamentari ex-Ds e alcuni cattolici.

Però - lo ammetterete - è difficile non fremere di rabbia di fronte a quello che sta avvenendo in questo paese: cioè alla freddezza cinica con la quale sono stati mandati al macero i principi fondamentali della civiltà (quel sogno di King: la consapevolezza che gli esseri umani sono tutti uguali, cioè sono fatti della stessa carne e anima ed hanno gli stessi diritti) per calcoli elettorali, per piccole manovre che stanno dentro un gioco che consiste nella conquista (o nella speranza di conquista) di qualche pezzo di opinione pubblica e di elettorato conservatori e xenofobi. Da parte della destra e da parte di settori significativi anche del centrosinistra.

Lo so che molte parti di questo decreto - anche alcune delle parti peggiori - erano state anticipate da un precedente decreto governativo (del gennaio di quest'anno) che poneva dei limiti ai diritti dei cittadini stranieri, basati sulla loro ricchezza (cioè escludeva i più poveri da questi diritti, ed escludeva le persone sfruttate con il lavoro nero dagli imprenditori italiani). Nessuno si era accorto dell'esistenza di questo decreto, finché non lo ha scovato, e usato, il sindaco leghista di Cittadella, in Veneto, suscitando una indignazione generale - dei politici, dei giornali - che è durata quasi 48 ore filate e poi si è spenta. Ma non era meglio cancellarlo questo decreto assurdo, feudale, invece di rafforzarlo e rilanciarlo? Certe volte mi chiedo: ma per quale ragione l'abbiamo fatta l'Europa, per quale ragione abbiamo buttato via i confini? Per qualche ragione ideale? Temo che in realtà non abbiamo cancellato i confini ma solo le dogane, e che l'Europa è un affare che riguarda i mercati, non i principi, i diritti, gli esseri umani.

Lo so che è impensabile una crisi di governo su un decreto di bandiera, voluto per motivi di bandiera, per motivi elettorali, da alcuni partiti e da alcuni leader, e che non modifica gli interessi e i diritti degli italiani, ma si limita a colpire solo gli immigrati più poveri, e in modo speciale i rom, cioè la popolazione più ininfluente politicamente d'Europa, e la più perseguitata. Che risultati si avrebbero da una crisi di governo aperta così? L'ira della stragrande maggioranza della popolazione e basta. In cambio di qualcosa? In cambio della semplice affermazione teorica di uno dei modestissimi principi della rivoluzione francese... Che ancora deve arrivare sulle rosse colline della Georgia, e che forse è già scomparso anche dagli Appennini e dalle Alpi.





Il decreto anti-rom e il sogno del pastore nero americano

Liberazione, 06/12/2007





Rileggetevi quel discorso di Luther King...


Piero Sansonetti

«Ho un sogno: che un giorno questa nazione si sollevi e viva pienamente il vero significato del suo credo: che tutti gli uomini sono stati creati uguali...»

«Ho un sogno, che un giorno, sulle rosse colline della Georgia, i figli degli antichi schiavi e i figli degli antichi proprietari di schiavi riusciranno a sedersi insieme al tavolo della fratellanza...»

«Ho un sogno oggi! Ho un sogno, che un giorno, giù in Alabama, con i suoi razzisti immorali, con il suo governatore le cui labbra gocciolano delle parole "interposizione" e "annientamento" - un giorno proprio là in Alabama bambini neri e bambine nere possano prendersi per mano con bambini bianchi e bambine bianche come sorelle e fratelli...»

«Ho un sogno oggi! Ho un sogno, che un giorno ogni valle sia colmata, e ogni monte e colle siano abbassati, i luoghi tortuosi vengano resi piani e i luoghi curvi raddrizzati. Allora la gloria del Signore sarà rivelata ed ogni carne la vedrà...».

Le avete riconosciute, vero, queste righe? Lo sapete chi le ha scritte, e le ha urlate in una piazza di Washington più di quaranta anni fa? E' stato un pastore battista americano, nero, geniale, mite e forte, incrollabile, dialogante e testardo, che i fascisti americani, razzisti e reazionari, uccisero a fucilate in una mattina di aprile del 1968. Lo sapete che si chiamava Martin Luther King jr, e che è stato il padre della non violenza moderna e uno dei leader della lotta di massa degli afro-americani. Provate a sostituire - in quel discorso da brividi - alla parola nero la parola rom, o la parola straniero, o migrante, o extracomunitario; pensate per un attimo, invece che al governatore dell'Alabama - il feroce George Wallace - a un governatore di qualche regione italiana o sindaco o roba del genere, provate a immaginare che le parole «colline», e «luoghi curvi e tortuosi», si possano sostituire con la parola «confine di stato» - o di razza, o di popolo - perché è esattamente in quel senso che il dottor King adoperava quelle metafore. E poi ditemi se il sogno di King ha ancora un senso, se riguarda anche noi, se riguarda l'Italia del 2007 e le sue istituzioni.

Io - che non credo in Dio, e tantomeno credo alla gloria del Signore - ho il sogno che stamattina tutti i senatori della Repubblica italiana, di destra e di sinistra, prima di votare il decreto sulla sicurezza (il decreto anti-rom) leggano il discorso di King e ci riflettano su un paio di minuti. Penso che se lo fanno, il decreto verrà davvero stravolto dagli emendamenti, oppure verrà bocciato.

Naturalmente io so benissimo cosa è la realpolitik. Conosco le sue leggi, la necessità talvolta di anteporre le relazioni politiche ad altre considerazioni, di accettare i compromessi, di valutare tutte le conseguenze di ogni atto politico - e non solo il merito, la specificità di quell'atto. E quindi capisco che in queste ore il Parlamento (ieri ed oggi il Senato e poi la Camera) sia impegnato in una battaglia politica delicatissima, con l'obiettivo, o la speranza, di ridurre i danni che questo decreto anti-rom porterà ai grandi principi della civiltà, e di impedire al tempo stesso la caduta del governo. E quindi non posso che apprezzare lo sforzo titanico che i senatori della sinistra stanno compiendo, e insieme a loro anche alcuni parlamentari ex-Ds e alcuni cattolici.

Però - lo ammetterete - è difficile non fremere di rabbia di fronte a quello che sta avvenendo in questo paese: cioè alla freddezza cinica con la quale sono stati mandati al macero i principi fondamentali della civiltà (quel sogno di King: la consapevolezza che gli esseri umani sono tutti uguali, cioè sono fatti della stessa carne e anima ed hanno gli stessi diritti) per calcoli elettorali, per piccole manovre che stanno dentro un gioco che consiste nella conquista (o nella speranza di conquista) di qualche pezzo di opinione pubblica e di elettorato conservatori e xenofobi. Da parte della destra e da parte di settori significativi anche del centrosinistra.

Lo so che molte parti di questo decreto - anche alcune delle parti peggiori - erano state anticipate da un precedente decreto governativo (del gennaio di quest'anno) che poneva dei limiti ai diritti dei cittadini stranieri, basati sulla loro ricchezza (cioè escludeva i più poveri da questi diritti, ed escludeva le persone sfruttate con il lavoro nero dagli imprenditori italiani). Nessuno si era accorto dell'esistenza di questo decreto, finché non lo ha scovato, e usato, il sindaco leghista di Cittadella, in Veneto, suscitando una indignazione generale - dei politici, dei giornali - che è durata quasi 48 ore filate e poi si è spenta. Ma non era meglio cancellarlo questo decreto assurdo, feudale, invece di rafforzarlo e rilanciarlo? Certe volte mi chiedo: ma per quale ragione l'abbiamo fatta l'Europa, per quale ragione abbiamo buttato via i confini? Per qualche ragione ideale? Temo che in realtà non abbiamo cancellato i confini ma solo le dogane, e che l'Europa è un affare che riguarda i mercati, non i principi, i diritti, gli esseri umani.

Lo so che è impensabile una crisi di governo su un decreto di bandiera, voluto per motivi di bandiera, per motivi elettorali, da alcuni partiti e da alcuni leader, e che non modifica gli interessi e i diritti degli italiani, ma si limita a colpire solo gli immigrati più poveri, e in modo speciale i rom, cioè la popolazione più ininfluente politicamente d'Europa, e la più perseguitata. Che risultati si avrebbero da una crisi di governo aperta così? L'ira della stragrande maggioranza della popolazione e basta. In cambio di qualcosa? In cambio della semplice affermazione teorica di uno dei modestissimi principi della rivoluzione francese... Che ancora deve arrivare sulle rosse colline della Georgia, e che forse è già scomparso anche dagli Appennini e dalle Alpi.





lunedì 3 dicembre 2007

Al Sindaco del Comune di  Laives


All’Assessore competente


 


INTERROGAZIONE


 


Oggetto: Pineta – Accesso pedonale alla zona artigianale.


 


Il guard-rail posto sulla destra della rampa che porta i veicoli provenienti da Bolzano alla rotonda a nord di Pineta termina, poco prima della protezione posta all’esterno della rotonda, lasciando uno stretto passaggio che viene usato come scorciatoia da molti concittadini che devono recarsi nella zona artigianale della frazione ed in particolare da anziani che intendono raggiungere la pedo-ciclabile che porta dalla zona artigianale stessa alla via Pascoli.


Si tratta di un breve tratto molto scosceso e pertanto pericoloso specialmente quando piove o nelle ore mattutine.


Il proprietario del terreno, a detta di molti concittadini che fanno uso della scorciatoia, non si oppone al passaggio e pertanto sarebbe possibile rendere maggiormente sicuro il transito con poca spesa.


Tutto ciò premesso


 


il sottoscritto consigliere comunale chiede:


 



  1. se si sia già a conoscenza della richiesta da parte degli abitanti di Pineta;

  2. se si condivida la necessità di mettere in sicurezza il passaggio;

  3. se si intendano prendere i necessari contatti con il privato al fine di regolamentare il passaggio.


 


Si richiede cortesemente risposta scritta.


 


Il Consigliere comunale


Rosario Grasso


 


Laives, li  30 novembre 2007

Al Sindaco del Comune di  Laives


All’Assessore competente


 


INTERROGAZIONE


 


Oggetto: Pineta – Accesso pedonale alla zona artigianale.


 


Il guard-rail posto sulla destra della rampa che porta i veicoli provenienti da Bolzano alla rotonda a nord di Pineta termina, poco prima della protezione posta all’esterno della rotonda, lasciando uno stretto passaggio che viene usato come scorciatoia da molti concittadini che devono recarsi nella zona artigianale della frazione ed in particolare da anziani che intendono raggiungere la pedo-ciclabile che porta dalla zona artigianale stessa alla via Pascoli.


Si tratta di un breve tratto molto scosceso e pertanto pericoloso specialmente quando piove o nelle ore mattutine.


Il proprietario del terreno, a detta di molti concittadini che fanno uso della scorciatoia, non si oppone al passaggio e pertanto sarebbe possibile rendere maggiormente sicuro il transito con poca spesa.


Tutto ciò premesso


 


il sottoscritto consigliere comunale chiede:


 



  1. se si sia già a conoscenza della richiesta da parte degli abitanti di Pineta;

  2. se si condivida la necessità di mettere in sicurezza il passaggio;

  3. se si intendano prendere i necessari contatti con il privato al fine di regolamentare il passaggio.


 


Si richiede cortesemente risposta scritta.


 


Il Consigliere comunale


Rosario Grasso


 


Laives, li  30 novembre 2007