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sabato 2 febbraio 2008

La spesa familiare sfonda i 2.600 euro

Alto Adige, 2 FEBBRAIO 2008


  L’allarme della Cisl: impossibile spendere meno, ma così le paghe non bastano più


 Dossier di Albrigo: il vero aumento dei prezzi nell’ultimo anno è stato superiore al 10%


 La stima: un quarto degli altoatesini è povero e il 27% dei lavoratori guadagna meno di 1000 € al mese


 MIRCO MARCHIODI


  BOLZANO. Un dossier di una ventina di pagine per dimostrare, numeri alla mano, che le famiglie altoatesine non ce la fanno più. «È impossibile andare avanti così - spiega Maurizio Albrigo, il sindacalista della Femca Cisl che lo ha preparato -, i redditi sono cresciuti molto meno dei prezzi: lavori quattro settimane ma è come se te ne pagassero soltanto due». Secondo Albrigo, la spesa minima per una famiglia di quattro componenti è di 2.600 euro al mese. «Ma le entrate nette sono molto biù basse».


 Il momento difficile delle famiglie italiane è stato fotografato dai dati di Eurispes e Banca d’Italia. Ora arriva lo studio della Femca Cisl sul potere di acquisto delle famiglie altoatesine. Uno studio altrettanto preoccupante, forse anche di più. E Maurizio Albrigo avverte: «Le persone in difficoltà aumentano di anno in anno. O si interviene subito, oppure la povertà nella nostra provincia è destinata a crescere ancora».


 Le paghe. I dati raccolti in varie analisi, tra cui quelle dell’Istituto per la promozione dei lavoratori, danno il seguente quadro riassunto da Albrigo: «In Alto Adige Il 27% dei lavoratori percepisce una retribuzione inferiore ai mille euro netti al mese, il 35% guadagna tra i 1.000 e i 1.200 euro, il 28% tra 1.250 e 1.850 euro e solo il 20% più di 2.000 euro netti mensili. In pratica, questo significa che una famiglia con marito e moglie che lavorano entrambi a tempo pieno porta a casa come massimo un reddito mensile attorno ai 2.700 euro».


 La spesa. Entrate che bastano appena a coprire i consumi per un paniere minimo. Albrigo lo ha calcolato modificando il paniere dell’Istat, «che non è reale e ha come unico obiettivo quello di far apparire il risultato sempre lo stesso». Un esempio: all’interno del paniere Istat la casa pesa per il 9%. «Questo significa - dice Albrigo - che un italiano con uno stipendio di 2000 euro al mese per luce, acqua, gas, affitto o mutuo per la casa spenderebbe solo 180 euro al mese: impossibile». Ecco allora che il sindacalista ha utilizzato un paniere più vicino alla vita reale delle famiglie: alle spese per la casa viene attribuito un peso del 23%, all’alimentazione il 25%, il 10% ai trasporti, il 13% per combustibili ed elettricità, il 4,5% per il vestiario, il 3% per spese sanitarie e il 20% per altri beni e servizi. La distribuzione cambia ancora se lo stipendio varia verso il basso (ad esempio, acquistano più peso le spese per casa e alimentazione). E allora come si fa a calcolare l’inflazione reale? Albrigo propone una soluzione: «Basterebbe istituire più panieri. Il primo, un paniere “decoro”, che consideri solamente beni e servizi di prima necessità come pane, frutta di stagione, luce, gas o biglietti ferroviari di seconda classe. Un secondo, di tipo “comfort”, a cui aggiungere beni come televisori, piccole auto o telefonini. E infine un terzo paniere comprendente anche i beni di lusso».


 I risultati. Utilizzando questa impostazione, Albrigo ha calcolato anno per anno la spesa minima per una famiglia altoatesina di quattro persone. «Negli ultimi tre anni - spiega - la spesa mensile netta è passata da 2.135 a 2.600 euro con un aumento del 10% annuo. Questo a fronte di un aumento delle retribuzioni del 4-5% sul biennio. Nonostante quello che dice l’Istat - si chiede provocatoriamente Albrigo - forse non vi era sfuggito che la vita si fa sempre più cara, che per i pensionati oltre la metà delle entrate va a finire in spese per vitto e alloggio, che al 20 del mese i conti spesso sono in rosso. La realtà è che in Alto Adige si guadagna il 30-35% in meno del costo della vita. La nostra provincia è una terra in cui c’è sempre più disuguaglianza: aumenta la povertà relativa, che ormai interessa oltre il 25% delle famiglie altoatesine, e allo stesso tempo aumento il benessere di pochi. Per rendere l’idea: il 15% meno abbiente delle famiglie altoatesine dispone di appena il 2,2% del reddito complessivo, mentre il 10% più abbiente dispone del 28% del reddito, ovvero più di dieci volte tanto. Se non vengono messe in atto tempestivamente politiche strutturali per contenere questo trend negativo - avverte Albrigo - l’indice di povertà aumenterà ancora. Inizino a risparmiare le istituzioni: con i soldi messi da parte si potrebbe procedere ad una più equa redistribuzione verso le famiglie in difficoltà».

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