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domenica 14 settembre 2008

Qualche domanda al presidente dell' Ipes

Il presidente dell' Ipes  chiede ormai da mesi l' approvazione della nuova legge sull' edilizia sociale in modo da frenare, con le famigerate quote, l' assegnazione di alloggi sociali a cittadini, lavoratori,  immigrati non comunitari.

Probabilmente prima o poi sarà accontentato visto che quasi tutte le forze politiche dall' estrema destra al pavido centrosinistra sono d' accordo.

Chi si oppone a questa nuova politica, che una volta si sarebbe definita “leghista” e che oggi invece è “democratica” , rischia, come il sottoscritto, di essere considerato il solito sinistroide ideologizzato. Correrò questo rischio, ponendo  poche domande, molte concrete.

Il presidente dell' Ipes da i numeri delle domande di alloggio sociale e scopriamo che le domande presentate da immigrati sono circa il 40% del totale; se uno fa domanda di alloggio Ipes vuol dire che ha i requisiti di base previsti dalla legge in termini di reddito, residenza etc. Si tratta quindi di famiglie di lavoratori immigrati, con un bisogno certificato, che vivono già qui da anni e che quindi sono legate a questa nostra provincia da legami sociali e di lavoro . Non si tratta quindi di singoli lavoratori stagionali. Lo stesso presidente dell' Ipes fa notare inoltre che la quota di  nuovi alloggi assegnati annualmente agli immigrati ormai sfiora il 20%. La nuova legge lascerà invece alla Giunta Provinciale il diritto di determinare la quota annuale ma già si capisce che sarà  messo un tetto come massimo al 10%. Bene. Ora la domanda semplice semplice è questa: ma le centinaia di famiglie che secondo la nuova legge e secondo il presidente dell' Ipes, pur avendo il bisogno di un alloggio sociale , dovrebbero essere escluse,  dove andranno a finire?  Spariranno con la bacchetta magica delle fiabe ? Il “bisogno” verrà messo sotto il tappeto in nome di una preferenza etnica ? Ce ne freghiamo,” tanto questi non votano”? Può essere, ma mettere la testa sotto la sabbia per non vedere i problemi sociali che questo determinerà non è una buona strategia. La tattica dello struzzo è una tattica per sopravvivere giorno per giorno ma le conseguenze si scaricheranno comunque in un modo o nell' altro sulla nostra società in termini di assistenza sociale, di disagio familiare , di mancata integrazione. Non si possono comprimere i bisogni fondamentali come quello della casa, sperando di farla franca. Non pretendo che capisca questo chi, dalla Lega a Unitalia, gioca le sue fortune sullo scontro fra poveri, ma amministratori pubblici responsabili dovrebbero esserne coscienti. Fin quando non si capirà che l' immigrazione è un fenomeno duraturo che va affrontato  con politiche pragmatiche  e serie e non con l' ideologia  etnicista e le furbizie elettorali , continueremo a farci del male.

Un' ultima cosa , naturale, a chiusura del ragionamento: l' unico modo per affrontare il problema casa è aumentare il numero di alloggi pubblici. Al bisogno si risponde, non lo si nega.



Luigi Gallo

assessore comune Bolzano

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