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venerdì 12 settembre 2008

IMMIGRAZIONE

Il diritto all’ unità familiare è un diritto riconosciuto da diverse fonti di diritto internazionale oltre che dalla nostra Costituzione.



Esso costituisce una fonte di stabilizzazione dell’ immigrazione favorendo l’ integrazione e la coesione sociale.



A livello italiano il ricongiungimento familiare attuato dai cittadini non comunitari costituisce sempre più  la principale  fonte  di ingresso regolare , un arricchimento di risorse umane e intellettuali  per il nostro paese .



I recenti  sviluppi della politica italiana stanno portando a politiche deleterie in questa materia con espliciti tentativi di ridurre e rendere molto difficile l’ esercizio pratico di questo diritto.



Anche nella nostra provincia sono in atto vari tentativi a livello  amministrativo , politico e legislativo per  rendere difficoltoso il ricongiungimento familiare ai tanti lavoratori immigrati regolari che forniscono reddito e ricchezza con il loro lavoro a tutti i settori economici .



Ritorna,  se mai dimenticata, un’impostazione tipicamente sudtirolese  che vede nel lavoratore straniero solo e nella migliore  delle ipotesi  un Gastarbeiter, un ospite, un lavoratore occasionale da usare come mera  forza lavoro ma sostanzialmente senza diritto all’ integrazione sociale.



Si tratta di una pessima  illusione oltreché di un atteggiamento moralmente discutibile.



Vanno in questa direzione  alcuni recenti e  preoccupanti segnali: interpretazioni amministrative restrittive e arbitrarie da parte del Presidente della Giunta  Provinciale  sul concetto di  “adeguatezza dell’ alloggio”, quale requisito per l’esercizio all’ unità familiare ; le pessime norme contenute nel ddl di riforma dell’edilizia sociale provinciale   dove viene introdotto fra l’ altro un ennesimo requisito differenziale di residenza quinquennale anche per l’ accesso al sussidio affitto; l’ approvazione e anzi la promozione nelle commissioni parlamentari  da parte di deputati  della  Svp  delle ultrarestrittive norme che il governo nazionale si appresta a varare  in termini di requisito di reddito per avere accesso al ricongiungimento familiare. Insomma tanti accorgimenti, apparentemente “tecnici”, ma un unico disegno: colpire le famiglie immigrate ,( le famiglie degli immigrati regolari, tanto per intenderci) che improvvisamente sono diventate il nuovo nemico delle nostre amene valli alpine..



Penso che questa sia una politica miope nei confronti dell’ immigrazione, infarcita di demagogia elettoralistica e clamorosamente  inefficace e controproduttiva  nell’ affrontare questo tema epocale.



Il colpire proprio il diritto all’ unità familiare è quanto di peggio possa essere fatto nella direzione di favorire quell’ integrazione sociale che  a parole, ma solo a parole,  tutti dicono di auspicare.



La cosa più triste  , concludo , è inoltre che tutto ciò avviene anche  nel silenzio cinico  di tanti politici “progressisti” e nel silenzio  di quel mondo del volontariato, dell’ associazionismo e della stessa Chiesa che della tutela della famiglia ha fatto sempre (?) la sua bandiera.



 



Luigi Gallo



Assessore comune Bolzano


 

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