LA STORIA
Lo zingaro che non fa paura
BOLZANO. Niente comitati elettorali per lui. Niente castagnate, cene, o sponsorizzazioni più o meno velate di sindacati od organizzazioni di categoria. Niente beghe di lista e gelosie incrociate come abbiamo visto praticamente in tutti i partiti. D’altronde, elettoralmente parlando, uno “zingaro” non fa paura a nessuno. Eppure, Radames Gabrielli, bolzanino e sinto, che abita nelle roulotte di Firmian, ha voluto esserci. Uno dei 471 candidati. Uguale agli altri, perché cittadino italiano. Diverso perché “zingaro”, e quindi automaticamente “ladro” e”ruba-bambini”. Non ha chance (e lo sa), Gabrielli, di entrare in consiglio provinciale. Non ci sarà mai, per lui, non dico un posto in un Cda, una cattedra alla Lub, o una poltroncina nel sottobosco dei partiti, ma nemmeno un incarichino di serie zeta in qualche circoscrizione. Eppure è lì, in lista. Uno zingaro candidato ai tempi dell’odio contro i rom. Uno zingaro che crede nei simboli e nelle istituzioni. Che vuole sentirsi parte di una comunità dopo cent’anni che la sua famiglia abita a Bolzano. Stanco di essere etichettato. Stanco di doversi sempre giustificare per il cognome che porta e perché vive in un campo. Mi candido come tutti gli altri, quindi esisto. «Diverso da te, come te», dice lo slogan sui suoi volantini. Chi lo conosce, sa che Radames ha seguito un percorso molto lungo e difficile (spesso a senso unico) per avvicinarsi ai gaje, e cioè a noi che zingari non siamo. Nel suo quartiere, a Don Bosco, c’è chi gli darebbe fuoco volentieri alla roulotte. Ma lui resiste. E la sua, forse, è la storia più bella di queste elezioni. (l.f.)
Nessun commento:
Posta un commento