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giovedì 26 giugno 2008

Il carovita frena la spesa

I sindacati: far salire il potere d'acquisto di salari e pensioni

Il carovita frena la spesa delle famiglie.

E ad aprile crollano le vendite: -2,3%





E' la legge del taglione applicata all'economia: ora che sono le imprese a pagare il prezzo della riduzione del potere d'acquisto dei salari, appare più evidente il danno alla crescita provocato dalla competizione sui mercati impostata sul basso costo del lavoro

Mons. Fisichella Adn Kronos



E' la legge del taglione applicata all'economia: ora che sono le imprese a pagare il prezzo della riduzione del potere d'acquisto dei salari, appare più evidente il danno alla crescita provocato dalla competizione sui mercati impostata sul basso costo del lavoro. L'inflazione galoppa, con cifre ben al di sopra di quelle misurate dall'Istat, le famiglie, sempre più in affanno, sono costrette a tirare la cinghia per arrivare alla fine del mese. Risultato: crollano i consumi. Il dato fornito ieri dall'Istat sul calo delle vendite al dettaglio nel mese di aprile - meno 2,3%, il risultato peggiore dalla primavera 2005, quando la contrazione, al minimo storico, fu del 3,9% - certifica una situazione di evidente difficoltà della domanda interna. Anche perchè non siamo certo di fronte a un dato congiunturale. La condizione di risparmio forzato da parte delle famiglie è un fenomeno in atto da tempo ed è difficile che questa tendenza possa essere invertita se non si attuano politiche redistributive, dal momento che la tensione sui prezzi provocata dalla bolletta energetica sembra destinata a continuare.

Non basta: c'è il pericolo che la Bce possa decidere un prossimo rialzo del costo del denaro, proprio per contrastare l'aumento dell'inflazione. Il ritocco all'insù non sarebbe comunque «il primo di una serie» ha assicurato il presidente Jean-Claude Trichet, anche se ha rimarcato che i rischi di rialzo dell'inflazione nel medio termine «si sono ulteriormente intensificati» e che la banca centrale «è in stato di massima allerta». Un rialzo del costo del denaro tuttavia appesantirebbe ulteriormente i bilanci delle famiglie alle prese con i mutui, comprimendo ancora di più i consumi.

Il calo tendenziale registrato dall'Istat è stato dello 0,8% per le vendite di alimentari e del 3,4% per i non alimentari. Il che vuol dire che si preferisce concentrare le uscite verso l'incomprimibile spesa per riempire frigo e dispensa, risparmiando sui beni non di prima necessità. Il paradosso è che a piangere sono sia le imprese che i consumatori. La Confesercenti si rivolge al governo: «Basta con la spremitura delle tasse», sbotta il presidente Marco Venturi, che al tempo stesso invoca «una decisa sforbiciata alla spesa, caratterizzata da errori e abusi». Preoccupata anche Confindustria: secondo la presidente Emma Marcegaglia i dati dell'Istat mostrano una «capacità di tenuta delle imprese» anche se resta il problema della «domanda interna» un problema «molto forte, e questo fa sì - ammette - che l'Italia cresce poco».

La Federconsumatori parla di «situazione drammatica» e chiede interventi che consentano una diminuzione dei prezzi «di almeno il 15%». L'associazione critica invece gli ultimi provvedimenti assunti dal governo «quali lo slittamento della Class Action e, soprattutto, la determinazione del tasso programmato di inflazione all'1,7%», che, come si evince dalla ricerca dell'Osservatorio della Federconsumatori, potrebbe procurare danni rilevantissimi per il potere di acquisto delle famiglie».

I sindacati non hanno dubbi: «Il crollo delle vendite al dettaglio - commenta la segretaria generale dell'Ugl, Renata Polverini - è la riprova che i consumi interni sono bloccati. Le famiglie spendono sempre meno aumentando privazioni e rinunce per far quadrare i conti a fine mese». La strada da percorrere per uscire dall'emergenza è altrettanto chiara: «Si devono mettere in moto - spiega Polverini - meccanismi strutturali per incrementare il potere d'acquisto di salari e pensioni: tutti i numeri, infatti, ormai fotografano un Paese in affanno in cui il caro vita la fa da padrone, i salari non crescono e in assenza di soluzioni - conclude la sindacalista - le famiglie stringono la cinghia modificando abitudini e diminuendo le spese».

Ro. Fa.






da LIBERAZIONE del 26/06/2008

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