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martedì 10 febbraio 2009

«I nostri prezzi? Convenienti»

ALTO ADIGE - MARTEDÌ, 10 FEBBRAIO 2009



Ebner: poche le differenze qui si privilegia la qualità



La Camera di commercio: siamo sugli stessi livelli di Trento mentre Innsbruck è più cara




BOLZANO. Stessi prezzi per gli stessi prodotti. Acquistando un paniere di una ventina di prodotti identici a Bolzano e Trento, la differenza di prezzo è pari ad un misero 0,1%. Mentre Innsbruck è molto più cara. Questo almeno sostiene la Camera di commercio. I bolzanini però quando vanno al supermercato spendono di più: «È perché scelgono prodotti migliori», spiega Michl Ebner.

Bolzano è la città più cara? Soltanto in apparenza, assicura l’istituto di ricerca economica della Camera di commercio. Perché se si confrontano i prezzi degli stessi prodotti, allora Trento non è poi tanto più conveniente e Innsbruck è addirittura più cara del 16,4%.

«Tra i consumatori - afferma il presidente della Camera di commercio Michl Ebner - c’è tanta incertezza. Se però il confronto prezzi viene fatto su una base oggettiva, e quindi considerando prodotti simili per marca, qualità e confezione, allora non si può dire che Bolzano è più cara. Infatti, dalla nostra analisi risulta che solo in pochi casi il capoluogo altoatesino è più costoso di Trento o Innsbruck». I risultati del confronto prezzi dell’Ire in effetti sono sorprendenti: fatto 100 il livello dei prezzi di Bolzano, Trento si attesterebbe a un livello quasi identico, ma comunque più elevato (0,1%) con Innsbruck che invece fa registrare un livello pari a 116,4.

Meglio acquistare a Bolzano il pane, la pasta, le carote, le cipolle, il dentifricio, le mele o l’olio extravergine, Trento è più conveniente per riso, carne, grana padano, uova e patate, mentre Innsbruck è la meno cara per speck, banane e pannolini. Ma allora come si spiega che i prezzi di Bolzano ai bolzanini sembrano più cari, tanto che molti di loro decidono di fare acquisti in Tirolo o Trentino? Soltanto una percezione sbagliata? Non del tutto, replica Michl Ebner. «Il fatto è che i consumatori altoatesini danno molta importanza alla qualità. E questo incide sulle rilevazioni dei prezzi, come ad esempio quella dell’Astat, che prendono a riferimento i prodotti più venduti. Su queste indagini incidono automaticamente anche le abitudini locali dei consumatori». In pratica, dice Ebner, i bolzani comprano prodotti migliori rispetto a trentini e tirolesi e quindi è normale che spendano di più. «Anche se - aggiunge Ebner - anche in questo tipo di rilevazione Innsbruck è la più cara». Fatto 100 il livello dei prezzi del prodotto più venduto a Bolzano, a Trento si scende ad un indice pari a 92,9 mentre Innsbruck registra un indice di 100,6.

Il presidente della Camera di commercio chiude con un ragionamento sull’inflazione, che proprio in questi giorni a Bolzano ha registrato un’ulteriore frenata: «Bisogna fare attenzione a non confondere il livello dei prezzi con la dinamica della loro variazione - avverte Ebner -. Lo scorso anno l’Alto Adige, come del resto molti altri Paesi europei, ha dovuto combattere contro un tasso d’inflazione relativamente alto, che oscillava tra il 4% e il 6%. Ora però si registrano nuovamente segnali positivi: il tasso d’inflazione di gennaio si è assestato sull’1,7% e quindi è tornato a livelli normali». (mi.m.)

«I nostri prezzi? Convenienti»

ALTO ADIGE - MARTEDÌ, 10 FEBBRAIO 2009



Ebner: poche le differenze qui si privilegia la qualità



La Camera di commercio: siamo sugli stessi livelli di Trento mentre Innsbruck è più cara




BOLZANO. Stessi prezzi per gli stessi prodotti. Acquistando un paniere di una ventina di prodotti identici a Bolzano e Trento, la differenza di prezzo è pari ad un misero 0,1%. Mentre Innsbruck è molto più cara. Questo almeno sostiene la Camera di commercio. I bolzanini però quando vanno al supermercato spendono di più: «È perché scelgono prodotti migliori», spiega Michl Ebner.

Bolzano è la città più cara? Soltanto in apparenza, assicura l’istituto di ricerca economica della Camera di commercio. Perché se si confrontano i prezzi degli stessi prodotti, allora Trento non è poi tanto più conveniente e Innsbruck è addirittura più cara del 16,4%.

«Tra i consumatori - afferma il presidente della Camera di commercio Michl Ebner - c’è tanta incertezza. Se però il confronto prezzi viene fatto su una base oggettiva, e quindi considerando prodotti simili per marca, qualità e confezione, allora non si può dire che Bolzano è più cara. Infatti, dalla nostra analisi risulta che solo in pochi casi il capoluogo altoatesino è più costoso di Trento o Innsbruck». I risultati del confronto prezzi dell’Ire in effetti sono sorprendenti: fatto 100 il livello dei prezzi di Bolzano, Trento si attesterebbe a un livello quasi identico, ma comunque più elevato (0,1%) con Innsbruck che invece fa registrare un livello pari a 116,4.

Meglio acquistare a Bolzano il pane, la pasta, le carote, le cipolle, il dentifricio, le mele o l’olio extravergine, Trento è più conveniente per riso, carne, grana padano, uova e patate, mentre Innsbruck è la meno cara per speck, banane e pannolini. Ma allora come si spiega che i prezzi di Bolzano ai bolzanini sembrano più cari, tanto che molti di loro decidono di fare acquisti in Tirolo o Trentino? Soltanto una percezione sbagliata? Non del tutto, replica Michl Ebner. «Il fatto è che i consumatori altoatesini danno molta importanza alla qualità. E questo incide sulle rilevazioni dei prezzi, come ad esempio quella dell’Astat, che prendono a riferimento i prodotti più venduti. Su queste indagini incidono automaticamente anche le abitudini locali dei consumatori». In pratica, dice Ebner, i bolzani comprano prodotti migliori rispetto a trentini e tirolesi e quindi è normale che spendano di più. «Anche se - aggiunge Ebner - anche in questo tipo di rilevazione Innsbruck è la più cara». Fatto 100 il livello dei prezzi del prodotto più venduto a Bolzano, a Trento si scende ad un indice pari a 92,9 mentre Innsbruck registra un indice di 100,6.

Il presidente della Camera di commercio chiude con un ragionamento sull’inflazione, che proprio in questi giorni a Bolzano ha registrato un’ulteriore frenata: «Bisogna fare attenzione a non confondere il livello dei prezzi con la dinamica della loro variazione - avverte Ebner -. Lo scorso anno l’Alto Adige, come del resto molti altri Paesi europei, ha dovuto combattere contro un tasso d’inflazione relativamente alto, che oscillava tra il 4% e il 6%. Ora però si registrano nuovamente segnali positivi: il tasso d’inflazione di gennaio si è assestato sull’1,7% e quindi è tornato a livelli normali». (mi.m.)

venerdì 6 febbraio 2009

Il Mercato generale rilancia

ALTO ADIGE - VENERDÌ, 06 FEBBRAIO 2009





Serie di iniziative: prezzi bassi, prodotti di qualità





BOLZANO. Il Mercato generale scende in campo contro il carovita, con una serie di iniziative dedicate alla cittadinanza, dai bambini delle elementari fino agli anziani.

Anche se l’inflazione è data in discesa, infatti, i prezzi di cibi e bevande, nell’ultimo anno, sono aumentati addirittura del 4,6%. E, tenendo conto che la voce specifica pesa per oltre il 10% sul paniere di prodotti acquistati dalle famiglie altoatesine, l’aumento non è cosa da poco, motivo per cui si devono tentare tutte le strade per venire incontro ai cittadini.

E allora, ecco scendere in campo il mercato generale dei Piani, per il 54% di proprietà del Comune. Come ha spiegato ieri la presidente, Alda Picone, «sempre più cittadini si rivolgono alla nostra struttura, tanto che nel 2008 i clienti sono aumentati circa del 12%. Siamo passati da 130mila a 150mila contatti l’anno; ogni giorno si servono qui 500 persone. Ma non basta, vogliamo ampliare ancora la clientela».

Si è così deciso di mettere in campo una lunga serie di iniziative per promuovere sia un consumo consapevole sia la conoscenza dei prodotti locali, oltre alla diffusione di buone pratiche per una corretta e sana alimentazione, basata in larga parte su prodotti locali e di stagione. «Più sani e meno cari».

Nel 2009, in collaborazione con l’Upad, saranno proposte dal mercato generale diverse giornate a tema nell’ambito delle cosiddette Stagioni del gusto. Si comincia il 14 febbraio con la Giornata del cavolo verza e cappuccio. Ma ci sarà anche una Giornata delle erbe aromatiche e tanto altro. Per ottobre è in programma pure un convegno, cui dovrebbe prendere parte anche il ministro per la Salute e il Welfare Maurizio Sacconi, incentrato sulla tracciabilità dei prodotti agro-alimentari.

Un’altra importante iniziativa, in collaborazione con l’associazione Anteas-Agas, partirà a breve: ogni settimana, il lunedì e il giovedì, un pulmino accompagnerà gli anziani dai vari quartieri fino ai Piani, per fare la spesa. In programma, nell’ambito del progetto Bolzano città del benessere, anche i Percorsi di sana alimentazione. Con la collaborazione di 12 partner locali, fra i quali Comune, Asl, Tis e fondazione Vital, per due anni e mezzo verranno organizzati incontri e manifestazioni. Sfruttando la legge provinciale sull’innovazione, il programma potrà contare su un finanziamento di 950mila euro, fino al 2011. Con l’occasione, Picone ha anche lanciato un accorato appello: «Speriamo che il Comune, nel 2010, ci rinnovi la convenzione; sarebbe un vero peccato chiudere il Mercato». (da.pa)

Il Mercato generale rilancia

ALTO ADIGE - VENERDÌ, 06 FEBBRAIO 2009





Serie di iniziative: prezzi bassi, prodotti di qualità





BOLZANO. Il Mercato generale scende in campo contro il carovita, con una serie di iniziative dedicate alla cittadinanza, dai bambini delle elementari fino agli anziani.

Anche se l’inflazione è data in discesa, infatti, i prezzi di cibi e bevande, nell’ultimo anno, sono aumentati addirittura del 4,6%. E, tenendo conto che la voce specifica pesa per oltre il 10% sul paniere di prodotti acquistati dalle famiglie altoatesine, l’aumento non è cosa da poco, motivo per cui si devono tentare tutte le strade per venire incontro ai cittadini.

E allora, ecco scendere in campo il mercato generale dei Piani, per il 54% di proprietà del Comune. Come ha spiegato ieri la presidente, Alda Picone, «sempre più cittadini si rivolgono alla nostra struttura, tanto che nel 2008 i clienti sono aumentati circa del 12%. Siamo passati da 130mila a 150mila contatti l’anno; ogni giorno si servono qui 500 persone. Ma non basta, vogliamo ampliare ancora la clientela».

Si è così deciso di mettere in campo una lunga serie di iniziative per promuovere sia un consumo consapevole sia la conoscenza dei prodotti locali, oltre alla diffusione di buone pratiche per una corretta e sana alimentazione, basata in larga parte su prodotti locali e di stagione. «Più sani e meno cari».

Nel 2009, in collaborazione con l’Upad, saranno proposte dal mercato generale diverse giornate a tema nell’ambito delle cosiddette Stagioni del gusto. Si comincia il 14 febbraio con la Giornata del cavolo verza e cappuccio. Ma ci sarà anche una Giornata delle erbe aromatiche e tanto altro. Per ottobre è in programma pure un convegno, cui dovrebbe prendere parte anche il ministro per la Salute e il Welfare Maurizio Sacconi, incentrato sulla tracciabilità dei prodotti agro-alimentari.

Un’altra importante iniziativa, in collaborazione con l’associazione Anteas-Agas, partirà a breve: ogni settimana, il lunedì e il giovedì, un pulmino accompagnerà gli anziani dai vari quartieri fino ai Piani, per fare la spesa. In programma, nell’ambito del progetto Bolzano città del benessere, anche i Percorsi di sana alimentazione. Con la collaborazione di 12 partner locali, fra i quali Comune, Asl, Tis e fondazione Vital, per due anni e mezzo verranno organizzati incontri e manifestazioni. Sfruttando la legge provinciale sull’innovazione, il programma potrà contare su un finanziamento di 950mila euro, fino al 2011. Con l’occasione, Picone ha anche lanciato un accorato appello: «Speriamo che il Comune, nel 2010, ci rinnovi la convenzione; sarebbe un vero peccato chiudere il Mercato». (da.pa)

Rallenta l’inflazione: in gennaio scende all’1,7%

ALTO ADIGE  VENERDÌ, 06 FEBBRAIO 2009



Il Comune: in gennaio nessun capitolo di spesa è cresciuto. Prezzi stabili o in discesa



Crollo per i trasporti e le comunicazioni. Ma in un anno alimentari cresciuti del 4,6%





I CORDONI DELLA BORSA



BOLZANO. In linea con i dati nazionali, anche in Alto Adige l’inflazione sta rallentando. A gennaio, infatti, l’indice generale dei prezzi al consumo per l’intera collettività è diminuito dello 0,5% rispetto allo scorso mese di dicembre, mentre rispetto allo stesso mese dell’anno precedente è in aumento dell’1,7%. Insomma, dopo l’esplosione dei prezzi di luglio, dovuta soprattutto all’impennata del prezzo del greggio a livello mondiale, l’inflazione ha cominciato a scendere. Se a luglio l’inflazione tendenziale, ossia rispetto all’anno precedente, era del 4,8% ora siamo scesi all’1,7%. In gennaio, in particolare, nessun capitolo del paniere considerato per la raccolta dei dati ha segnato aumenti. Ma nell’ultimo anno gli alimentari sono saliti del 4,6%.

Ieri, nel corso di una conferenza stampa indetta in occasione della prima riunione annuale della commissione prezzi del Comune, l’assessore competente, Silvano Baratta, ha illustrato i dati sull’andamento dei prezzi a gennaio. La prima considerazione ha riguardato l’indice generale dei prezzi al consumo per l’intera collettività, il cosiddetto Nic con tabacchi. L’indice è diminuito dello 0,5% rispetto al mese di dicembre 2008, mentre rispetto allo stesso mese dell’anno scorso è in aumento dell’1,7%. Tradotto, l’inflazione nell’ultimo anno c’è stata, ma ultimamente ha cominciato a rallentare, anche piuttosto significativamente. Il processo di discesa, come mostra il grafico in alto, riferito alla provincia di Bolzano, è cominciato a luglio, dopo il boom dei prodotti petroliferi. Quest’estate, infatti, l’inflazione tendenziale aveva raggiunto quasi il 5%; poi, ha cominciato a scendere, fino all’1,7% di adesso. Nel mese di gennaio 2009, in particolare, nessun capitolo di spesa ha registrato aumenti congiunturali, ossia rispetto al mese precedente. Invariati risultano i capitoli Bevande alcoliche e tabacchi, Abbigliamento e calzature, Mobili articoli e servizi per la casa, Servizi sanitari e spese per la salute e Istruzione, mentre tutti gli altri capitoli registrano ribassi congiunturali, in particolare sono diminuiti Trasporti (-1,4%) e Comunicazioni (-0,8), Abitazione acqua energia e combustibili (-0,7), Servizi ricettivi e ristorazione (-0,5). Il maggiore incremento tendenziale invece, cioè rispetto allo stesso mese del 2008, si è registrato soprattutto nel capitolo Prodotti alimentari e bevande analcoliche (+4,6%), che sull’intero paniere di beni considerati nella rilevazione pesa molto, oltre l’11% della spesa totale.

Aumenti anche per bevande alcoliche e tabacchi (+3,7%), Servizi ricettivi e ristorazione (+3%), Mobili articoli e servizi per la casa (+2,8), Abbigliamento e calzature (2,7). In discesa tendenziale Comunicazioni (-3,1%) e Trasporti (-2,9%). Il tutto più o meno in linea con il dato nazionale. Ma con un ma.

L’assessore Baratta ha spiegato infatti che «non va dimenticato che i prezzi, a Bolzano, in termini di valore base, sono sicuramente superiori rispetto ad altre analoghe realtà italiane e dunque, anche la diminuzione del tasso percentuale d’inflazione, deve essere considerata solo in quanto tale, ovvero un dato percentuale, non un valore assoluto. Se, come in questo momento, il tasso d’inflazione a Bolzano è dell’1,7% e in un’altra città, magari, è del 4%, non significa affatto che i prezzi reali di questa città siano più alti di quelli di Bolzano, perché è il prezzo base a essere diverso».

Da notare, per concludere, che il paniere di beni e servizi utilizzato per la raccolta dei dati è stato parzialmente revisionato, con nuovi prodotti entrati a far parte delle abitudini dei consumatori. Tra le novità inserite: i film in Dvd, la chiavetta Usb, la pasta base per pizza rustici e dolci, il mais in confezione e il ticket per la visita specialistica. A Bolzano, a cura del Comune, vengono rilevati attualmente 767 prodotti in 623 esercizi, oltre a 101 affitti.

Rallenta l’inflazione: in gennaio scende all’1,7%

ALTO ADIGE  VENERDÌ, 06 FEBBRAIO 2009



Il Comune: in gennaio nessun capitolo di spesa è cresciuto. Prezzi stabili o in discesa



Crollo per i trasporti e le comunicazioni. Ma in un anno alimentari cresciuti del 4,6%





I CORDONI DELLA BORSA



BOLZANO. In linea con i dati nazionali, anche in Alto Adige l’inflazione sta rallentando. A gennaio, infatti, l’indice generale dei prezzi al consumo per l’intera collettività è diminuito dello 0,5% rispetto allo scorso mese di dicembre, mentre rispetto allo stesso mese dell’anno precedente è in aumento dell’1,7%. Insomma, dopo l’esplosione dei prezzi di luglio, dovuta soprattutto all’impennata del prezzo del greggio a livello mondiale, l’inflazione ha cominciato a scendere. Se a luglio l’inflazione tendenziale, ossia rispetto all’anno precedente, era del 4,8% ora siamo scesi all’1,7%. In gennaio, in particolare, nessun capitolo del paniere considerato per la raccolta dei dati ha segnato aumenti. Ma nell’ultimo anno gli alimentari sono saliti del 4,6%.

Ieri, nel corso di una conferenza stampa indetta in occasione della prima riunione annuale della commissione prezzi del Comune, l’assessore competente, Silvano Baratta, ha illustrato i dati sull’andamento dei prezzi a gennaio. La prima considerazione ha riguardato l’indice generale dei prezzi al consumo per l’intera collettività, il cosiddetto Nic con tabacchi. L’indice è diminuito dello 0,5% rispetto al mese di dicembre 2008, mentre rispetto allo stesso mese dell’anno scorso è in aumento dell’1,7%. Tradotto, l’inflazione nell’ultimo anno c’è stata, ma ultimamente ha cominciato a rallentare, anche piuttosto significativamente. Il processo di discesa, come mostra il grafico in alto, riferito alla provincia di Bolzano, è cominciato a luglio, dopo il boom dei prodotti petroliferi. Quest’estate, infatti, l’inflazione tendenziale aveva raggiunto quasi il 5%; poi, ha cominciato a scendere, fino all’1,7% di adesso. Nel mese di gennaio 2009, in particolare, nessun capitolo di spesa ha registrato aumenti congiunturali, ossia rispetto al mese precedente. Invariati risultano i capitoli Bevande alcoliche e tabacchi, Abbigliamento e calzature, Mobili articoli e servizi per la casa, Servizi sanitari e spese per la salute e Istruzione, mentre tutti gli altri capitoli registrano ribassi congiunturali, in particolare sono diminuiti Trasporti (-1,4%) e Comunicazioni (-0,8), Abitazione acqua energia e combustibili (-0,7), Servizi ricettivi e ristorazione (-0,5). Il maggiore incremento tendenziale invece, cioè rispetto allo stesso mese del 2008, si è registrato soprattutto nel capitolo Prodotti alimentari e bevande analcoliche (+4,6%), che sull’intero paniere di beni considerati nella rilevazione pesa molto, oltre l’11% della spesa totale.

Aumenti anche per bevande alcoliche e tabacchi (+3,7%), Servizi ricettivi e ristorazione (+3%), Mobili articoli e servizi per la casa (+2,8), Abbigliamento e calzature (2,7). In discesa tendenziale Comunicazioni (-3,1%) e Trasporti (-2,9%). Il tutto più o meno in linea con il dato nazionale. Ma con un ma.

L’assessore Baratta ha spiegato infatti che «non va dimenticato che i prezzi, a Bolzano, in termini di valore base, sono sicuramente superiori rispetto ad altre analoghe realtà italiane e dunque, anche la diminuzione del tasso percentuale d’inflazione, deve essere considerata solo in quanto tale, ovvero un dato percentuale, non un valore assoluto. Se, come in questo momento, il tasso d’inflazione a Bolzano è dell’1,7% e in un’altra città, magari, è del 4%, non significa affatto che i prezzi reali di questa città siano più alti di quelli di Bolzano, perché è il prezzo base a essere diverso».

Da notare, per concludere, che il paniere di beni e servizi utilizzato per la raccolta dei dati è stato parzialmente revisionato, con nuovi prodotti entrati a far parte delle abitudini dei consumatori. Tra le novità inserite: i film in Dvd, la chiavetta Usb, la pasta base per pizza rustici e dolci, il mais in confezione e il ticket per la visita specialistica. A Bolzano, a cura del Comune, vengono rilevati attualmente 767 prodotti in 623 esercizi, oltre a 101 affitti.

lunedì 2 febbraio 2009

Ordine del giorno "Omniscom"






Pubblichiamo la traccia del nostro intervento sull'OdG presentato dai consiglieri del centrodestra - ed in seguito ritirato- in merito alle conseguenze occupazionali della vicenda "Omniscom".





È evidente che quando si parla di posti di lavoro in pericolo la nostra attenzione non può essere che massima e qualsiasi strumento venga proposto per evitare che dei lavoratori perdano il proprio posto non può che vederci favorevoli.


 


Devo dire però che leggendo attentamente il testo della mozione la cosa che balza subito agli occhi è la mancata citazione dei livelli più bassi. Altra dimenticanza di non poco conto è l’indotto con tutta una serie di figure professionali a cui vengono esternalizzate una serie di mansioni e che in un processo di razionalizzazione e accorpamento rischiano seriamente di perdere gli appalti e di trovarsi per strada con i loro dipendenti.


Non è poi escluso in un processo di concentrazione che alcune filiali, meno produttive vengano chiuse e a nostro avviso non bastano le rassicurazioni dei dirigenti. Basta parlare con qualsiasi cassiera o commessa di questi esercizi per rendersene conto.


 


A nostro parere dunque si tratta di dimenticanze gravi.


 


Alla fine dello scorso consiglio siamo stati poi  invitati a leggere con attenzione la mozione e ci è stato suggerito che si trattava di un intervento "ad personam." Abbiamo accolto con piacere l’invito perché è evidente che se parliamo dell’amministratore delegato di Omniscom o di non ben precisati alti dirigenti ( mi si dica quanto guadagnano e la funzione che svolgono nell’azienda, se siano dotati di autonomia o meno, ecc)  che sono a rischio di perdere il posto, poco può importarcene, essendo lautamente pagati proprio perché nel loro stipendio è incluso il rischio del licenziamento.


 


Diverso è il discorso per quelle figure che vengono indicate come quadri e impiegati e ancor più per le figure professionali con mansioni più basse:


il commercio è una giungla in cui sempre più spesso parlare di diritti è un eufemismo, i contratti sono quasi sempre disattesi, il rispetto dell’orario di lavoro, delle mansioni delle ferie, ecc. sono nella discrezione assoluta delle aziende.


 


Se si conosce qualcuno che lavora nel settore si sentono cose inaudite e le aziende giocano sulla divisione dei lavoratori per imporre le loro condizioni. Qualche euro in più e la qualifica di quadro, di responsabile di filiale, di caporeparto,… e il gioco è fatto. 


Ma parliamo pur sempre di lavoratori che in busta paga percepiscono al massimo, secondo i contratti, poco più di  2.000 Euro lordi.


È a questi lavoratori che si pensa? Sarebbe bene esplicitare chiaramente il proprio pensiero anche da parte di chi vi vede la sponsorizzazione di qualche alto dirigente.


 


La mozione andrebbe dunque quantomeno integrata, ma al di là delle intenzioni vale la sostanza: e cioè l’invito ad aprire un tavolo di confronto.


Propongo però di emendare la mozione sostituendo almeno “quadri, dirigenti e impiegati”  con “dipendenti”  “personale dipendente” o meglio con “lavoratori del settore e dell’indotto”.


 


In caso contrario non posso andare al di là di un’astensione.

Ordine del giorno "Omniscom"






Pubblichiamo la traccia del nostro intervento sull'OdG presentato dai consiglieri del centrodestra - ed in seguito ritirato- in merito alle conseguenze occupazionali della vicenda "Omniscom".





È evidente che quando si parla di posti di lavoro in pericolo la nostra attenzione non può essere che massima e qualsiasi strumento venga proposto per evitare che dei lavoratori perdano il proprio posto non può che vederci favorevoli.


 


Devo dire però che leggendo attentamente il testo della mozione la cosa che balza subito agli occhi è la mancata citazione dei livelli più bassi. Altra dimenticanza di non poco conto è l’indotto con tutta una serie di figure professionali a cui vengono esternalizzate una serie di mansioni e che in un processo di razionalizzazione e accorpamento rischiano seriamente di perdere gli appalti e di trovarsi per strada con i loro dipendenti.


Non è poi escluso in un processo di concentrazione che alcune filiali, meno produttive vengano chiuse e a nostro avviso non bastano le rassicurazioni dei dirigenti. Basta parlare con qualsiasi cassiera o commessa di questi esercizi per rendersene conto.


 


A nostro parere dunque si tratta di dimenticanze gravi.


 


Alla fine dello scorso consiglio siamo stati poi  invitati a leggere con attenzione la mozione e ci è stato suggerito che si trattava di un intervento "ad personam." Abbiamo accolto con piacere l’invito perché è evidente che se parliamo dell’amministratore delegato di Omniscom o di non ben precisati alti dirigenti ( mi si dica quanto guadagnano e la funzione che svolgono nell’azienda, se siano dotati di autonomia o meno, ecc)  che sono a rischio di perdere il posto, poco può importarcene, essendo lautamente pagati proprio perché nel loro stipendio è incluso il rischio del licenziamento.


 


Diverso è il discorso per quelle figure che vengono indicate come quadri e impiegati e ancor più per le figure professionali con mansioni più basse:


il commercio è una giungla in cui sempre più spesso parlare di diritti è un eufemismo, i contratti sono quasi sempre disattesi, il rispetto dell’orario di lavoro, delle mansioni delle ferie, ecc. sono nella discrezione assoluta delle aziende.


 


Se si conosce qualcuno che lavora nel settore si sentono cose inaudite e le aziende giocano sulla divisione dei lavoratori per imporre le loro condizioni. Qualche euro in più e la qualifica di quadro, di responsabile di filiale, di caporeparto,… e il gioco è fatto. 


Ma parliamo pur sempre di lavoratori che in busta paga percepiscono al massimo, secondo i contratti, poco più di  2.000 Euro lordi.


È a questi lavoratori che si pensa? Sarebbe bene esplicitare chiaramente il proprio pensiero anche da parte di chi vi vede la sponsorizzazione di qualche alto dirigente.


 


La mozione andrebbe dunque quantomeno integrata, ma al di là delle intenzioni vale la sostanza: e cioè l’invito ad aprire un tavolo di confronto.


Propongo però di emendare la mozione sostituendo almeno “quadri, dirigenti e impiegati”  con “dipendenti”  “personale dipendente” o meglio con “lavoratori del settore e dell’indotto”.


 


In caso contrario non posso andare al di là di un’astensione.

domenica 1 febbraio 2009

«Prezzi alti? Colpa del Mercato generale»

ALTO ADIGE - DOMENICA, 01 FEBBRAIO 2009





L’ex direttore Frei: «Vecchio e inadeguato» La Picone: «Il Comune blocca le iniziative»



«A Bolzano prezzi stellari perchè la struttura dei Piani fa scappare gli operatori»



VALERIA FRANGIPANE



BOLZANO. In città i prezzi di frutta e verdura triplicano rispetto al Mercato generale di Verona: lo rivela un’analisi del Centro consumatori. Alfred Frei, ex direttore del Mercato generale di Bolzano, rincara la dose: «Prezzi stellari perchè la struttura dei Piani fa scappare i grossisti».

«È vecchia, superata, inadeguata - riprende - ha prezzi più alti di Verona e purtroppo la politica non muove un dito. Invece che starsene con le mani in mano e pensare al centro commerciale che verrà, i nostri amministratori dovrebbero rimboccarsi le maniche, rivedere le ultime decisioni che hanno cancellato l’ipotesi di un nuovo Mercato in via Einstein e realizzare altrove un vero Centro alimentare all’ingrosso perché quello dei Piani sta morendo giorno dopo giorno». Per Frei i grossisti scappano e quelli che restano si contano sulle dita di una mano: “Frilo”, “Pardatscher”, “Orto Bolzano”, e pochissimi altri: «Ma non è così che si fa della concorrenza vera e si stimola il mercato». Alda Picone, presidente del Mercato bolzanino, difende il suo operato: «Stiamo facendo il possibile per riqualificare i magazzini, mantenere i prezzi competitivi ma certo l’infrastruttura è obsoleta e superata. Spostarla altrove, sempre in città, e rinnovarla potrebbe effettivamente fornirle una nuova spinta propulsiva». Quindi la nota dolente: «La differenza di prezzo tra il nostro Mercato e quello di Verona è solo del 20%. Sembra tanto, ma vi assicuro che non è così. Se i prezzi dell’ortofrutta in città restano comunque alti mi chiedo perchè - continua la Picone - il Comune ha bloccato e mai più ripescato l’iniziativa “Prezzi garantiti” che funzionava così bene e dava una mano concreta al consumatore. Mi piacerebbe avere una risposta. Davvero».

La Picone ha ragione.

Il tanto strombazzato “Paniere dei prezzi garantiti” con cartelli grandi così che comparivano sulle bancarelle di Piazza Erbe (con sopra stampato lo stemma del Comune) è sparito da un giorno all’altro, svanendo nel silenzio più completo. La partenza dell’iniziativa “Paniere a prezzi garantiti” annunciata dal Comune per fine gennaio 2008 si è - infatti - eclissata. Quindi una nuova strigliata al Comune ed una anche alla Provincia: «Potrebbero darci una mano invece di continuare a parlare del nuovo centro commerciale e spaventare operatori e grossisti che alla fine vanno ad investire altrove. Non sono d’accordo comunque con le stime allarmistiche di Frei perché negli ultimi tempi ci la lasciato solo “Fruma” e nessun altro». E torniamo a parlare di prezzi. Le cipolle gialle al Mercato generale di Verona costano in media 0,35 centesimi al chilo, al mercato di via Rovigo arrivano a 1,98 euro, in Piazza Erbe a 1,80, nei supermercati si trovano a 1,37 e all’hard discount a 0,82 centesimi. I kiwi (sempre della stessa categoria) fanno miracoli: a Verona costano 0,99 centesimi al chilo, in Piazza Erbe volano a 3,17, in via Rovigo si assestano sui 3,08 per crollare a 1,42 nei discount e ad 1,71 nei supermercati. A rimetterci sono, sempre e comunque, le famiglie bolzanine. «Ma vi rendete conto - scrive Frei in una lettera di denuncia - che il Ctcu non parla nemmeno dei prezzi del Mercato generale di Bolzano perché tanto non sono competitivi. Guardarli è perfettamente inutile. Purtroppo la verità è che il nostro Mercato ha esaurito la sua funzione e chiuderà presto i battenti per fare posto al nuovo centro commerciale. Rimane da chiedersi perché l’ente pubblico, una volta costatato che sulle spalle dei ceti meno abbienti è stato scaricato il lascito della più feroce speculazione finanziaria internazionale di tutti i tempi, nel campo della distribuzione alimentare osservi un rigoroso laissez-faire, in piena e inspiegabile contraddizione con tutte le iniziative per la calmierazione dei prezzi intraprese nel settore alcuni anni fa (per esempio i famosi “Prezzi garantiti”). Che il “manager dell’anno” Aspiag abbia stregato tutti? Per chiudere una proposta: trasformare le goiellerie che chiudono in negozi ortofrutticoli: cambia il prodotto, non il prezzo!».

«Prezzi alti? Colpa del Mercato generale»

ALTO ADIGE - DOMENICA, 01 FEBBRAIO 2009





L’ex direttore Frei: «Vecchio e inadeguato» La Picone: «Il Comune blocca le iniziative»



«A Bolzano prezzi stellari perchè la struttura dei Piani fa scappare gli operatori»



VALERIA FRANGIPANE



BOLZANO. In città i prezzi di frutta e verdura triplicano rispetto al Mercato generale di Verona: lo rivela un’analisi del Centro consumatori. Alfred Frei, ex direttore del Mercato generale di Bolzano, rincara la dose: «Prezzi stellari perchè la struttura dei Piani fa scappare i grossisti».

«È vecchia, superata, inadeguata - riprende - ha prezzi più alti di Verona e purtroppo la politica non muove un dito. Invece che starsene con le mani in mano e pensare al centro commerciale che verrà, i nostri amministratori dovrebbero rimboccarsi le maniche, rivedere le ultime decisioni che hanno cancellato l’ipotesi di un nuovo Mercato in via Einstein e realizzare altrove un vero Centro alimentare all’ingrosso perché quello dei Piani sta morendo giorno dopo giorno». Per Frei i grossisti scappano e quelli che restano si contano sulle dita di una mano: “Frilo”, “Pardatscher”, “Orto Bolzano”, e pochissimi altri: «Ma non è così che si fa della concorrenza vera e si stimola il mercato». Alda Picone, presidente del Mercato bolzanino, difende il suo operato: «Stiamo facendo il possibile per riqualificare i magazzini, mantenere i prezzi competitivi ma certo l’infrastruttura è obsoleta e superata. Spostarla altrove, sempre in città, e rinnovarla potrebbe effettivamente fornirle una nuova spinta propulsiva». Quindi la nota dolente: «La differenza di prezzo tra il nostro Mercato e quello di Verona è solo del 20%. Sembra tanto, ma vi assicuro che non è così. Se i prezzi dell’ortofrutta in città restano comunque alti mi chiedo perchè - continua la Picone - il Comune ha bloccato e mai più ripescato l’iniziativa “Prezzi garantiti” che funzionava così bene e dava una mano concreta al consumatore. Mi piacerebbe avere una risposta. Davvero».

La Picone ha ragione.

Il tanto strombazzato “Paniere dei prezzi garantiti” con cartelli grandi così che comparivano sulle bancarelle di Piazza Erbe (con sopra stampato lo stemma del Comune) è sparito da un giorno all’altro, svanendo nel silenzio più completo. La partenza dell’iniziativa “Paniere a prezzi garantiti” annunciata dal Comune per fine gennaio 2008 si è - infatti - eclissata. Quindi una nuova strigliata al Comune ed una anche alla Provincia: «Potrebbero darci una mano invece di continuare a parlare del nuovo centro commerciale e spaventare operatori e grossisti che alla fine vanno ad investire altrove. Non sono d’accordo comunque con le stime allarmistiche di Frei perché negli ultimi tempi ci la lasciato solo “Fruma” e nessun altro». E torniamo a parlare di prezzi. Le cipolle gialle al Mercato generale di Verona costano in media 0,35 centesimi al chilo, al mercato di via Rovigo arrivano a 1,98 euro, in Piazza Erbe a 1,80, nei supermercati si trovano a 1,37 e all’hard discount a 0,82 centesimi. I kiwi (sempre della stessa categoria) fanno miracoli: a Verona costano 0,99 centesimi al chilo, in Piazza Erbe volano a 3,17, in via Rovigo si assestano sui 3,08 per crollare a 1,42 nei discount e ad 1,71 nei supermercati. A rimetterci sono, sempre e comunque, le famiglie bolzanine. «Ma vi rendete conto - scrive Frei in una lettera di denuncia - che il Ctcu non parla nemmeno dei prezzi del Mercato generale di Bolzano perché tanto non sono competitivi. Guardarli è perfettamente inutile. Purtroppo la verità è che il nostro Mercato ha esaurito la sua funzione e chiuderà presto i battenti per fare posto al nuovo centro commerciale. Rimane da chiedersi perché l’ente pubblico, una volta costatato che sulle spalle dei ceti meno abbienti è stato scaricato il lascito della più feroce speculazione finanziaria internazionale di tutti i tempi, nel campo della distribuzione alimentare osservi un rigoroso laissez-faire, in piena e inspiegabile contraddizione con tutte le iniziative per la calmierazione dei prezzi intraprese nel settore alcuni anni fa (per esempio i famosi “Prezzi garantiti”). Che il “manager dell’anno” Aspiag abbia stregato tutti? Per chiudere una proposta: trasformare le goiellerie che chiudono in negozi ortofrutticoli: cambia il prodotto, non il prezzo!».

venerdì 30 gennaio 2009

BILANCIO












Pubblichiamo la traccia del nostro intervento in Consiglio comunale





Anche quest’anno sono subito andato a leggermi la relazione del sindaco non tanto perché sia la prima in ordine di impaginazione, ma perché solitamente è la più densa di contenuti politici.


Devo però dire di averla trovata deludente.


 


È una relazione, intendiamoci, inappuntabile sul piano formale, supportata dai numeri, ma troppo scarna, quasi da contabile. Manca la politica, la progettualità, sono assenti progetti ambiziosi. Vi è come una presa d’atto della realtà di un bilancio povero, troppo condizionato dall’incidenza delle spese ordinarie e dalla mancanza di fondi in grado di supportare dei progetti e della necessità quindi di andare a battere cassa in provincia il che pone l’amministrazione inevitabilmente in una posizione di subalternità.


 


Ed ecco allora la puntuale e fredda esposizione dei dati, la loro analisi, la rivendicazione del lavoro fatto a stretto contatto degli uffici per ridurre gli sprechi, ma si tratta di una pura operazione contabile, di facciata, che non inverte sostanzialmente la situazione economica del comune e che ha come conseguenza  una sorta di distacco dai problemi più urgenti.


Quello che viene a mancare è la passione politica che nel sindaco abbiamo conosciuto in altri tempi.


 


Certo vi è la consapevolezza che non sia possibile un aggravio del bilancio delle famiglie, ma è vissuto come una maledizione che ostacola il libero dispiegarsi della progettualità della maggioranza che quindi resta inintellegibile, in secondo piano.


 


È dunque lo scoramento la cifra che domina tutte le relazioni ed è tale  da oscurare il problema centrale per la popolazione di Laives tanto che non trova spazio, nemmeno il minimo accenno, quasi si volesse esorcizzarlo.


 


Eppure il carovita, la difficoltà di arrivare a fine mese per una popolazione con redditi medio bassi, dovrebbe essere “il problema” per un’amministrazione che, nonostante i mutamenti occorsi, continua a definirsi di centrosinistra.


 


Si tratta di una situazione comprensibile, quasi oggettiva. I dati parlano chiaro e non sono contestabili, ma c’è un ma, un’obiezione che non si può trascurare.


 


La coscienza della rigidità dei bilanci è pregressa, veniva denunciata ancora all’inizio del mandato amministrativo e faceva addirittura capolino nei programmi elettorali e dunque non si può andare avanti con lamentele e piagnistei più o meno giustificati, più o meno condivisibili.


 


A questa amministrazione si chiedeva altro rispetto alle lamentazioni sulla mancanza di fondi.


Cosa si è fatto finora per modificare questa situazione? Quali interventi si sono approntati?


La risposta è che si è continuato a far affidamento su mamma provincia che in un modo o nell’altro avrebbe tirato fuori le castagne dal fuoco (naturalmente in cambio –aggiungo io-   della rinuncia alla propria autonomia e dignità di amministrazione comunale)


 


Il lavoro di attenta analisi delle spese al fine di ridurle e razionalizzarle, lo ripetiamo, a noi sembra una pura operazione di facciata che non affronta il cuore del problema.


Appare più come un mettere le mani avanti per ciò che non si riesce a portare a compimento.


 


Da tempo insistiamo che oltre a mendicare risorse dalla provincia occorra un piano pluriennale di risparmio che nel contingente può risolversi anche in un aumento delle spese, ma che nel medio periodo possa portare ad un abbattimento delle stesse.


Invece troppo poco è stato intrapreso e si è sorvolato colpevolmente su suggerimenti che venivano dalle opposizioni.


Si continua invece con spese a volte dal vago sapore clientelare, investendo in opere e strutture senza porsi in anticipo il problema dei costi di gestione, la loro reale corrispondenza alle esigenze della comunità per poi essere costretti a rincorrere soluzioni che condizionano l’utilizzo stesso di quelle strutture.


(Black box, birillometro, teatro di S. Giacomo, nuova zona sportiva, ma anche lo stesso municipio).


 


Ciò che manca è il riferimento sicuro ad una scala di priorità a cui attenersi senza lasciarsi imporre dall’esterno strutture di cui il comune non ha bisogno, oppure ideati per una sorta di ambizione che porta a progettare strutture sovradimensionate per le esigenze dei nostri concittadini.


 


Certo nella relazione del primo cittadino vi è il riferimento ad alcune importanti capitoli di spesa inerenti il sostegno ai cittadini bisognosi, all’aumento della quota dei servizi domiciliari, ma rimaniamo nella pura continuità amministrativa e nell’ambito di una concezione residuale di welfare con l’attenzione solo a determinati soggetti, alle famiglie numerose, ai poveri….


Non si coglie cioè il segnale della gravità e dell’ampiezza della crisi che, tra l’altro, non ha ancora dispiegato tutti i suoi effetti e che proprio oggi ha portato all’annuncio che 750 posti alla Roechling Automotive sono in pericolo.


 


La decisione di non ricorrere ad ulteriori mutui, a non rinnovare quelli in scadenza, farà certamente quadrare il bilancio, ma pone Laives nelle condizione di non possedere strumenti per affrontare le emergenze sociali.


 


Insomma a noi pare che dalle parole del sindaco non emerga un piano e delle priorità che rendano immediatamente intellegibile come si intenda affrontare quest’ultimo scorcio di mandato amministrativo e naturalmente condiziona il nostro voto.


 


 

Ma veniamo ora alle singole relazioni


 


Urbanistica


Il vicesindaco Forti ci dice che questo sarà l’anno del Puc e che molte delle risorse saranno impiegate per preparare l’estensione di questo importante strumento.


Bene. Siamo infatti in colpevole ritardo tanto da mettere in dubbio che si possa giungere alla sua approvazione entro il mandato amministrativo.


 


Ma la cosa che più ci pare criticabile è il metodo che disattende le promesse di un coinvolgimento della popolazione. Eppure sarebbe bastato guardare al vicino comune di Ora e prendere esempio di come si possa coinvolgere i cittadini.


 


Secondariamente molte decisioni sono già state prese e certamente non si intende derogare, tanto che, a nostro avviso, si può parlare di un Puc in cui le decisioni strategiche sono già determinate. (Parcheggi, piazza, viabilità, zona sportiva Engl Ossanna,…)


 


Non ritornerò poi sulle considerazione già espresse sull’uso programmatico della convenzione urbanistica che per noi resta uno strumento per eludere qualsiasi altra determinazione.


Molti poi degli impegni sono solo sulla carta e difficilmente troveranno attuazione per l’opposizione di parti importanti della maggioranza (nucleo centrale di Laives) o perché non vi è copertura finanziaria.


Rimaniamo dunque nel campo delle buone intenzioni.


 


Sociale.


La relazione appare ponderosa, ma ad una lettura attenta non vi sono novità. Vi è una continuità con il passato, ma non si coglie l’aggravarsi della crisi economica e non si interviene con strumenti o iniziative nuove. Tutto il ragionamento si basa sul trinomio famiglia, poveri, solidarietà ed è forse proprio questa impostazione che non permette di vedere nella sua giusta ampiezza e veridicità la crisi che stiamo attraversando e quindi di individuare gli strumenti più idonei.


 


Famiglia – si interviene solo sulle famiglie numerose –


Poveri -  ci si fa sponsor del banco alimentare


Solidarietà- volontariato


 


Non si riesce a intervenire con provvedimenti strutturali, duraturi


 


Cultura e giovani


Abbiamo già avuto modo di dire che l’assessore da una parte dice di non essere a conoscenza di quello che è stato fatto il che ci interroga sul funzionamento della maggioranza.


Dall’altra si pone in continuità con l’operato del suo predecessore quando è evidente che necessitava una cesura.


Questi aspetti condizionano la relazione e il nostro giudizio. Da una parte si rimane ancora troppo nel vago sulle scelte strategiche da operare in questo campo e dall’altra non vi è nessuna nuova proposta nell’elenco delle iniziative previste.


 


Un ultima considerazione riguarda poi la partecipazione che dev’essere proprio una patata bollente perché appena ve n’è la possibilità viene scaricata su qualcun altro.


 


 


 


Lavori pubblici


Quest’anno non dedicherò molto spazio alla relazione dell’assessore Gerolimon. D’altra parte con i pochi soldi a disposizione devo dire che è riuscito a produrre una relazione ponderosa. Interessante è l’impegno a indire gare con il metodo qualità prezzo il che vuol dire che si inizia a far tesoro delle esperienze negative sin qui avute.


Per il resto si evince che non si sa dove andare a sbattere la testa per realizzare le opere in programma in quanto i finanziamenti non sono ancora sicuri.


 


Assessorato alle attività economiche.


Credo che sarebbe più giusto ridenominarlo assessore dei commercianti lasciando alla categoria giudicare la bontà del suo operato.


Da parte mia trovo vergognoso che dopo i ripetuti impegni presi non abbia trovato la decenza di inserire una riga sul problema carovita.


 


Un altro appunto, che non riguarda nello specifico solamente l’assessore Ceschini riguarda l’impegno alla copertura dello stadio del ghiaccio.


Questa struttura negli anni è stata sempre oggetto di critiche da più parti e io oggi mi chiedo se sia una priorità o se sarebbe meglio stanziare quei soldi per la scuola di Pineta, o per il secondo lotto di S. Giacomo o per altre opere ed iniziative che sicuramente sono più necessarie.


 


E qui torniamo al discorso delle priorità: il bilancio sembra più rispondere alle richieste dei vari assessorati o gruppi che fanno parte della maggioranza che a una visione compessiva di costruzione di un bilancio economicamente e socialmente compatibile.


 


Riqualificazione urbana


Qui la critica è soprattutto alla riqualificazione di S. Giacomo. Il primo lotto non è ancora partito e il secondo lotto non si sa se vedrà mai la luce.


Intanto i transiti superflui sono all’ordine del giorno e non si può ignorare che così facendo sarà sempre più difficile ottenere i risultati che ci si prefiggeva essendo quasi impossibile modificare abitudini consolidate in mancanza di eventi straordinari quale poteva essere l’apertura del tunnel.


 


Nulla si dice poi sulla piazza di Laives.


 


Dichiarazione di voto








Ho già avuto modo di complimentarmi con il sindaco per la sua replica di ieri sera per il tono dialogante e perché vi ho ritrovato in parte ciò che mancava nella sua relazione.


Non mi ha però convinto: innanzitutto perché a me pare che la richiesta da parte di tutte le opposizioni fosse quella di individuare delle priorità e su quella base giungere ad una discriminazione nelle spese, negli investimenti.





Questo non c’è stato, ma anzi le opere citate come preminenti sono quelle su cui abbiamo espresso i nostri maggiori dubbi (Galizia – II lotto municipio, ...), né nella replica vi è stato un ravvedimento sul metodo con cui si vuole affrontare l’iter progettuale delle stesse.





Eppure, per fare un esempio su come si possa affrontare in maniera partecipata l’elaborazione del Puc, basterebbe guardare al comune di Ora in cui un processo partecipato sta giungendo a compimento. ....e si tratta di un comune governato più o meno dalle stesse forze presenti in giunta a Laives.


Non vi è inoltre la volontà, o forse la possibilità, di rinunciare ad investimenti che sicuramente non sono “Lebenswichtig” ma che invece rispondono alla logica del “do ut des”.


Questi i principali motivi che ci inducono ad un voto negativo.



BILANCIO












Pubblichiamo la traccia del nostro intervento in Consiglio comunale





Anche quest’anno sono subito andato a leggermi la relazione del sindaco non tanto perché sia la prima in ordine di impaginazione, ma perché solitamente è la più densa di contenuti politici.


Devo però dire di averla trovata deludente.


 


È una relazione, intendiamoci, inappuntabile sul piano formale, supportata dai numeri, ma troppo scarna, quasi da contabile. Manca la politica, la progettualità, sono assenti progetti ambiziosi. Vi è come una presa d’atto della realtà di un bilancio povero, troppo condizionato dall’incidenza delle spese ordinarie e dalla mancanza di fondi in grado di supportare dei progetti e della necessità quindi di andare a battere cassa in provincia il che pone l’amministrazione inevitabilmente in una posizione di subalternità.


 


Ed ecco allora la puntuale e fredda esposizione dei dati, la loro analisi, la rivendicazione del lavoro fatto a stretto contatto degli uffici per ridurre gli sprechi, ma si tratta di una pura operazione contabile, di facciata, che non inverte sostanzialmente la situazione economica del comune e che ha come conseguenza  una sorta di distacco dai problemi più urgenti.


Quello che viene a mancare è la passione politica che nel sindaco abbiamo conosciuto in altri tempi.


 


Certo vi è la consapevolezza che non sia possibile un aggravio del bilancio delle famiglie, ma è vissuto come una maledizione che ostacola il libero dispiegarsi della progettualità della maggioranza che quindi resta inintellegibile, in secondo piano.


 


È dunque lo scoramento la cifra che domina tutte le relazioni ed è tale  da oscurare il problema centrale per la popolazione di Laives tanto che non trova spazio, nemmeno il minimo accenno, quasi si volesse esorcizzarlo.


 


Eppure il carovita, la difficoltà di arrivare a fine mese per una popolazione con redditi medio bassi, dovrebbe essere “il problema” per un’amministrazione che, nonostante i mutamenti occorsi, continua a definirsi di centrosinistra.


 


Si tratta di una situazione comprensibile, quasi oggettiva. I dati parlano chiaro e non sono contestabili, ma c’è un ma, un’obiezione che non si può trascurare.


 


La coscienza della rigidità dei bilanci è pregressa, veniva denunciata ancora all’inizio del mandato amministrativo e faceva addirittura capolino nei programmi elettorali e dunque non si può andare avanti con lamentele e piagnistei più o meno giustificati, più o meno condivisibili.


 


A questa amministrazione si chiedeva altro rispetto alle lamentazioni sulla mancanza di fondi.


Cosa si è fatto finora per modificare questa situazione? Quali interventi si sono approntati?


La risposta è che si è continuato a far affidamento su mamma provincia che in un modo o nell’altro avrebbe tirato fuori le castagne dal fuoco (naturalmente in cambio –aggiungo io-   della rinuncia alla propria autonomia e dignità di amministrazione comunale)


 


Il lavoro di attenta analisi delle spese al fine di ridurle e razionalizzarle, lo ripetiamo, a noi sembra una pura operazione di facciata che non affronta il cuore del problema.


Appare più come un mettere le mani avanti per ciò che non si riesce a portare a compimento.


 


Da tempo insistiamo che oltre a mendicare risorse dalla provincia occorra un piano pluriennale di risparmio che nel contingente può risolversi anche in un aumento delle spese, ma che nel medio periodo possa portare ad un abbattimento delle stesse.


Invece troppo poco è stato intrapreso e si è sorvolato colpevolmente su suggerimenti che venivano dalle opposizioni.


Si continua invece con spese a volte dal vago sapore clientelare, investendo in opere e strutture senza porsi in anticipo il problema dei costi di gestione, la loro reale corrispondenza alle esigenze della comunità per poi essere costretti a rincorrere soluzioni che condizionano l’utilizzo stesso di quelle strutture.


(Black box, birillometro, teatro di S. Giacomo, nuova zona sportiva, ma anche lo stesso municipio).


 


Ciò che manca è il riferimento sicuro ad una scala di priorità a cui attenersi senza lasciarsi imporre dall’esterno strutture di cui il comune non ha bisogno, oppure ideati per una sorta di ambizione che porta a progettare strutture sovradimensionate per le esigenze dei nostri concittadini.


 


Certo nella relazione del primo cittadino vi è il riferimento ad alcune importanti capitoli di spesa inerenti il sostegno ai cittadini bisognosi, all’aumento della quota dei servizi domiciliari, ma rimaniamo nella pura continuità amministrativa e nell’ambito di una concezione residuale di welfare con l’attenzione solo a determinati soggetti, alle famiglie numerose, ai poveri….


Non si coglie cioè il segnale della gravità e dell’ampiezza della crisi che, tra l’altro, non ha ancora dispiegato tutti i suoi effetti e che proprio oggi ha portato all’annuncio che 750 posti alla Roechling Automotive sono in pericolo.


 


La decisione di non ricorrere ad ulteriori mutui, a non rinnovare quelli in scadenza, farà certamente quadrare il bilancio, ma pone Laives nelle condizione di non possedere strumenti per affrontare le emergenze sociali.


 


Insomma a noi pare che dalle parole del sindaco non emerga un piano e delle priorità che rendano immediatamente intellegibile come si intenda affrontare quest’ultimo scorcio di mandato amministrativo e naturalmente condiziona il nostro voto.


 


 

Ma veniamo ora alle singole relazioni


 


Urbanistica


Il vicesindaco Forti ci dice che questo sarà l’anno del Puc e che molte delle risorse saranno impiegate per preparare l’estensione di questo importante strumento.


Bene. Siamo infatti in colpevole ritardo tanto da mettere in dubbio che si possa giungere alla sua approvazione entro il mandato amministrativo.


 


Ma la cosa che più ci pare criticabile è il metodo che disattende le promesse di un coinvolgimento della popolazione. Eppure sarebbe bastato guardare al vicino comune di Ora e prendere esempio di come si possa coinvolgere i cittadini.


 


Secondariamente molte decisioni sono già state prese e certamente non si intende derogare, tanto che, a nostro avviso, si può parlare di un Puc in cui le decisioni strategiche sono già determinate. (Parcheggi, piazza, viabilità, zona sportiva Engl Ossanna,…)


 


Non ritornerò poi sulle considerazione già espresse sull’uso programmatico della convenzione urbanistica che per noi resta uno strumento per eludere qualsiasi altra determinazione.


Molti poi degli impegni sono solo sulla carta e difficilmente troveranno attuazione per l’opposizione di parti importanti della maggioranza (nucleo centrale di Laives) o perché non vi è copertura finanziaria.


Rimaniamo dunque nel campo delle buone intenzioni.


 


Sociale.


La relazione appare ponderosa, ma ad una lettura attenta non vi sono novità. Vi è una continuità con il passato, ma non si coglie l’aggravarsi della crisi economica e non si interviene con strumenti o iniziative nuove. Tutto il ragionamento si basa sul trinomio famiglia, poveri, solidarietà ed è forse proprio questa impostazione che non permette di vedere nella sua giusta ampiezza e veridicità la crisi che stiamo attraversando e quindi di individuare gli strumenti più idonei.


 


Famiglia – si interviene solo sulle famiglie numerose –


Poveri -  ci si fa sponsor del banco alimentare


Solidarietà- volontariato


 


Non si riesce a intervenire con provvedimenti strutturali, duraturi


 


Cultura e giovani


Abbiamo già avuto modo di dire che l’assessore da una parte dice di non essere a conoscenza di quello che è stato fatto il che ci interroga sul funzionamento della maggioranza.


Dall’altra si pone in continuità con l’operato del suo predecessore quando è evidente che necessitava una cesura.


Questi aspetti condizionano la relazione e il nostro giudizio. Da una parte si rimane ancora troppo nel vago sulle scelte strategiche da operare in questo campo e dall’altra non vi è nessuna nuova proposta nell’elenco delle iniziative previste.


 


Un ultima considerazione riguarda poi la partecipazione che dev’essere proprio una patata bollente perché appena ve n’è la possibilità viene scaricata su qualcun altro.


 


 


 


Lavori pubblici


Quest’anno non dedicherò molto spazio alla relazione dell’assessore Gerolimon. D’altra parte con i pochi soldi a disposizione devo dire che è riuscito a produrre una relazione ponderosa. Interessante è l’impegno a indire gare con il metodo qualità prezzo il che vuol dire che si inizia a far tesoro delle esperienze negative sin qui avute.


Per il resto si evince che non si sa dove andare a sbattere la testa per realizzare le opere in programma in quanto i finanziamenti non sono ancora sicuri.


 


Assessorato alle attività economiche.


Credo che sarebbe più giusto ridenominarlo assessore dei commercianti lasciando alla categoria giudicare la bontà del suo operato.


Da parte mia trovo vergognoso che dopo i ripetuti impegni presi non abbia trovato la decenza di inserire una riga sul problema carovita.


 


Un altro appunto, che non riguarda nello specifico solamente l’assessore Ceschini riguarda l’impegno alla copertura dello stadio del ghiaccio.


Questa struttura negli anni è stata sempre oggetto di critiche da più parti e io oggi mi chiedo se sia una priorità o se sarebbe meglio stanziare quei soldi per la scuola di Pineta, o per il secondo lotto di S. Giacomo o per altre opere ed iniziative che sicuramente sono più necessarie.


 


E qui torniamo al discorso delle priorità: il bilancio sembra più rispondere alle richieste dei vari assessorati o gruppi che fanno parte della maggioranza che a una visione compessiva di costruzione di un bilancio economicamente e socialmente compatibile.


 


Riqualificazione urbana


Qui la critica è soprattutto alla riqualificazione di S. Giacomo. Il primo lotto non è ancora partito e il secondo lotto non si sa se vedrà mai la luce.


Intanto i transiti superflui sono all’ordine del giorno e non si può ignorare che così facendo sarà sempre più difficile ottenere i risultati che ci si prefiggeva essendo quasi impossibile modificare abitudini consolidate in mancanza di eventi straordinari quale poteva essere l’apertura del tunnel.


 


Nulla si dice poi sulla piazza di Laives.


 


Dichiarazione di voto








Ho già avuto modo di complimentarmi con il sindaco per la sua replica di ieri sera per il tono dialogante e perché vi ho ritrovato in parte ciò che mancava nella sua relazione.


Non mi ha però convinto: innanzitutto perché a me pare che la richiesta da parte di tutte le opposizioni fosse quella di individuare delle priorità e su quella base giungere ad una discriminazione nelle spese, negli investimenti.





Questo non c’è stato, ma anzi le opere citate come preminenti sono quelle su cui abbiamo espresso i nostri maggiori dubbi (Galizia – II lotto municipio, ...), né nella replica vi è stato un ravvedimento sul metodo con cui si vuole affrontare l’iter progettuale delle stesse.





Eppure, per fare un esempio su come si possa affrontare in maniera partecipata l’elaborazione del Puc, basterebbe guardare al comune di Ora in cui un processo partecipato sta giungendo a compimento. ....e si tratta di un comune governato più o meno dalle stesse forze presenti in giunta a Laives.


Non vi è inoltre la volontà, o forse la possibilità, di rinunciare ad investimenti che sicuramente non sono “Lebenswichtig” ma che invece rispondono alla logica del “do ut des”.


Questi i principali motivi che ci inducono ad un voto negativo.