Egregi colleghi, geherte Kollegen,
non è senza sconcerto che oggi io debba difendere per l’ennesima volta il patrimonio storico-naturalistico della nostra Laives.
Da quando mi sono candidato non ho fatto mistero alcuno della mia intenzione di influire positivamente sulle questioni dei beni culturali. In questo momento e nel futuro intendo apportare il mio personale contributo al cambiamento di rotta sulla tutela dei beni culturali e ambientali del nostro territorio. Siamo fra i pochi comuni sudtirolesi che non tutelano adeguatamente le ormai poche testimonianze sul nostro passato.
Laives nel periodo dal medioevo agli inizi dell’età moderna ha avuto certamente un ruolo forse meno importante di altri paesi vicini (si veda ad es. Bronzolo), ma non per questo le poche testimonianze del suo passato devono essere sempre cancellate o maltrattate come si è fatto fino ad oggi, soprattutto da parte delle amministrazioni pubbliche. A volte i privati, pur con vincoli maggiori e onerosi, hanno dato il buon esempio (si vedano gli edifici della vecchia Posta e del Kerker).
Il colle del Peterköfele è per noi un simbolo, non a caso è diventato anche soggetto principale del nostro stemma comunale. Ho portato la nuova versione dello stemma comunale, se dovesse passare questo progetto.
Su quel colle fu eretto nella preistoria un luogo di culto del tipo a rogo votivo (Brandopferplatz), da cui probabilmente il toponimo Liechtenstein, letteralmente “sasso delle luci”. Per inciso vorrei ricordare che i roghi votivi preistorici sono stati ripresi successivamente in epoca pienamente cristiana con i famosi fuochi del Sacro Cuore.
Agli inizi del medioevo la “pietra lucente” funzionò molto probabilmente da castello rifugio, ricordo che nella zona tra Pineta e Bronzolo, correva il confine fra il ducato longobardo di Trento e quello baiuvaro, e ci furono alcuni scontri militari proprio in queste zone. Venne quindi eretta una chiesetta dedicata non a caso a San Pietro. Nel medioevo fu costruito anche un castello che venne dato in feudo dal principe vescovo di Trento alla famiglia che proprio dal posto venne chiamata von Liechtenstein.
Mainardo di Tirolo distrusse il castello e incorporò quel feudo fra i propri territori, la contea del Tirolo. La chiesetta fu risparmiata e rimase a simbolo duraturo del sentimento religioso e culturale degli abitanti di Leifers.
Sul colle ancor oggi ci sono i resti del castello ed è mia intenzione in un prossimo futuro di riprendere le campagne di ricerca e valorizzazione, al fine di renderli meglio visibili e comprensibili, come nuovo punto di attrazione turistico-culturale, riservato non solo a spaesati turisti di passaggio, ma anche alla popolazione locale.
Io non intendo oppormi a un sacrosanto diritto delle 19 persone che abitano su quei masi, di poter accedere in piena sicurezza alle loro abitazioni, ma rivendico pure il diritto dei restanti 15000 abitanti di preservare il nostro paesaggio storico e naturale, come elemento unico e caratterizzante, soprattutto per quella parte del nostro territorio che ne è il simbolo.
Ci sono le opportunità, le capacità e le risorse per rispondere alla loro richiesta e preservare nello stesso tempo il nostro patrimonio.
Ho qui portato due proposte alternative con un impatto minore e meglio accettabile.
Invito quindi tutti i consiglieri comunali di maggioranza e di opposizione, ovvero coloro che hanno a cuore la propria città, i veri cittadini laivesotti, die echten Leiferer-Bürger, a fermare questo scellerato progetto e a trovare una soluzione migliore. Grazie
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