ALTO ADIGE, 04 MAGGIO 2008
La ricetta di Durnwalder: si fa fatica ad arrivare a fine mese Allo studio la riduzione del ticket sui ricoveri ospedalieri, sconti sulle tariffe del gas e sulla tassa automobilistica
MIRCO MARCHIODI
BOLZANO. È il carovita la nuova priorità della Provincia. «La gente fa fatica ad arrivare a fine mese, il malcontento nasce da qui», l’analisi di Durnwalder. Che ha già pronto un pacchetto di contromisure.
La giunta provinciale si appresta a varare le ultime misure di questa legislatura. Lo farà chiudendo la discussione sulle politiche a favore della famiglia, ma soprattutto concentrandosi su quello che sta emergendo sempre più come il grande problema anche nel ricco Alto Adige: il carovita.
Luis Durnwalder non ha dubbi, la debacle elettorale della Volkspartei alle ultime politiche nasce anche da qui: «Molti altoatesini non arrivano più a fine mese, si arrabbiano e se la prendono innanzitutto con la politica». C’entra quella nazionale («se dello stipendio lordo gran parte viene bruciato dalle tasse, questo dipende dalla politica fiscale nazionale»), ma anche la Provincia può fare qualcosa. «Non possiamo fissare i prezzi o aumentare gli stipendi d’ufficio, ma ci sono altri interventi che si trovano nel nostro ambito di competenza», spiega il “Landeshauptmann”. Allo studio c’è un intero pacchetto di misure contro il caro-vita: «Vogliamo attuarle al più presto. Forse ce la faremo in questa legislatura, forse dovremo aspettare il 2009. L’importante è che la gente sappia che ce ne stiamo occupando, ma altrettanto importante sarà mantenere la nostra parola: fare promesse solo perché si è in campagna elettorale non serve a nulla».
Ticket e redditometro. Il ticket da pagare anche sui ricoveri ospedalieri è stata una delle misure che più hanno fatto arrabbiare l’elettorato altoatesino. Ora la giunta potrebbe fare marcia indietro: «Stiamo valutando se è possibile ridurre il ticket sul ricovero», annuncia Durnwalder. Attualmente è di 10 euro, i sindacati hanno sempre chiesto l’abolizione completa.
Altro punto forte è quello legato ai limiti di reddito per accedere ai vari contributi provinciali, dalle borse di studio per i figli al sussidio casa: «L’ipotesi alla quale stiamo lavorando - afferma Durnwalder - è quella di non considerare gli introiti derivanti dal lavoro straordinario». Sarebbe una misura a favore soprattutto del ceto medio.
Le tariffe. La Provincia si sta muovendo su due livelli. Il primo riguarda il gas. «Abbiamo già fatto richiesta a Roma per chiedere se nella tariffa del gas è possibile non considerare i costi di trasporti», spiega Durnwalder. Si tratta dei costi che bisogna pagare a chi gestisce le reti a livello locale: all’interno della composizione del prezzo del gas contribuiscono per un 5% circa.
Il secondo livello è più territoriale e riguarda i Comuni: «Le tariffe comunali sono una questione delicata da affrontare. A breve - dice Durnwalder - mi vorrei incontrare con i sindaci per discutere della questione». In questa riunione sarà affrontato certamente il tema delle grandi differenze tra singoli Comuni (tra quello più caro, Vadena, e quello più conveniente, Selva dei Molini, ci sono quasi cinquecento euro di differenza per famiglia).
I trasporti. Il primo ambito di intervento potrebbe riguardare la tassa automobilistica: «Sul bollo auto c’è ancora margine di manovra», afferma Durnwalder. Negli anni scorsi la Provincia ha deciso una serie di esenzioni per motivi “ambientali” (ad esempio per chi acquista vetture a metano o gpl o chi si fa montare il filtro antiparticolato). Essendo il bollo auto un tributo provinciale, è la Provincia che può decidere sull’importo. Altra proposta in fase di studio: «L’abbonamento per gli anziani». Oggi esiste solo quello per gli studenti e con una spesa annuale tra i 70 e i 150 euro (a seconda della categoria) permette di viaggiare senza limiti sui mezzi di trasporto pubblici, treni esclusi.
LE REAZIONI
I sindacati «Non basta»
BOLZANO. Ridurre l’importo del ticket ospedaliero? Non basta, afferma Toni Serafini, segretario generale della Uil: «La nostra posizione è sempre stata chiara in proposito. Chi viene ricoverato in ospedale non lo fa per piacere o per libera scelta. Quindi il ticket andrebbe abolito del tutto e non solo in parte».
Per quanto riguarda l’ipotizzata riduzione della tariffa del gas abolendo i costi di trasporto, interviene Maurizio Albrigo, segretario della Femca/Cisl: «Va verificato su cosa esattamente intende intervenire la Provincia. Però se davvero l’unica misura riguarda il costo di trasporto, allora la ricaduta sulla bolletta sarà minimale e per le famiglie non ci saranno risparmi degni di nota».
Sul tema carovita arriva anche una presa di posizione da parte di Franceso Paolo Cocca, coordinatore comunale di Laives di Forza Italia: «Ormai le famiglie sono sempre più in difficoltà. Alcune sono molto indebitate e non arrivano nemmeno al 20 del mese. C’è chi chiede assistenza alla Caritas e chi, invece, per evitare umiliazioni preferisce rivolgersi alle società di finanziamento e prestiti. Ma cosa si può fare per contrastare il carovita? Un primo intervento efficace dovrebbe consistere in un reale monitoraggio dei prezzi dei beni primari e non voluttuari. È infatti inconcepibile che prodotti come pane, pasta o latte si debbano pagare a peso d’oro. Non si tratta di una “mission impossible”, il governo potrebbe considerare il prezzo di produzione dei generi di prima necessità e poi stabilire per legge un tetto per il prezzo finale al pubblico. Inoltre, contestualmente a questo provvedimento si dovrebbe agire sul piano prettamente fiscale attraverso la detassazione delle retribuzioni base. Ad esempio, cento euro in più nella busta paga mensile di quest’anno avrebbero consentito di neutralizzare l’effetto della stangata annua di 1.300 euro calcolata dall’osservatorio economico istituito presso il ministero delle attività produttive. La detassazione degli straordinari è una manovra utile ma non sufficiente. Infine - chiude Cocca - si potrebbero attuare anche alcune correzioni sul regime degli oneri detraibili: non è infatti possibile limitare la detrazione delle spese sanitarie nella misura del 19%. Piuttosto, dovrebbero essere interamente deducibili, proprio come le spese per l’istruzione o quelle sostenute dai genitori per il pagamento delle rette relative alla frequenza di asili nido».
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