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mercoledì 28 maggio 2008

CAROVITA













Retribuzioni, l'Istat conferma l'emergenza. Cgil: è questa la priorità
Ad aprile vince il carovita: Salari +2,8%, prezzi +3,3%



Liberazione, 28/05/2008



Sono anni che in Italia gli stipendi marciano con il passo del gambero



Roberto Farneti



Sono anni che in Italia gli stipendi marciano con il passo del gambero. I lavoratori lo sanno bene, le loro famiglie pure. Il bello è che ogni tanto se ne accorge persino l'Istat. L'ultimo dato sull'andamento delle retribuzioni, reso noto ieri, dice proprio questo. E cioè che ad aprile i salari sarebbero cresciuti del 2,8% su base annua, a fronte di un'inflazione attestata, sempre ad aprile, al +3,3%. In pratica, il loro potere d'acquisto si è ridotto in media dello 0,5%. Scarto che sale al 2,3%, sottolinea il Codacons, se si considera che «l'inflazione vera, ossia quella dei beni ad alta frequenza di acquisto, sempre per l'Istat, è addirittura del 5,1%» ad aprile sullo stesso mese del 2007.


Il dato appare ancora più significativo se viene letto in un'ottica di lungo periodo. Un recente studio dell'Ires Cgil ha calcolato che tra il 2002 e il 2007, la perdita del potere d'acquisto del salario di un lavoratore dipendente è equivalsa a 1.210 euro; se a questa aggiungiamo l'ulteriore calo causato dalla mancata restituzione del fiscal drag, gli euro in meno diventano 1.900.

Insomma, per la maggior parte delle famiglie italiane arrivare alla fine del mese è sempre più un'impresa. Invece di utilizzare le maggiori entrate fiscali per detassare i redditti di lavoratori e pensionati, come aveva stabilito il governo Prodi con l'ultima legge Finanziaria, il governo Berlusconi ha preferito dare priorità ad altri interventi, come l'abolizione dell'Ici o la detassazione (molto parziale) degli straordinari.

«Acqua fresca», taglia corto la Cgil che, per bocca della segretaria confederale Marigia Maulucci, torna a chiedere «una massiccia redistribuzione verso il lavoro dipendente attraverso fisco, controllo di prezzi e tariffe, contrattazione». Maulucci indica come problema da risolvere anche «il ritardo dei rinnovi contrattuali e l'impossibilità dell'indennità di vacanza contrattuale di coprire i guasti determinati dal non rispetto delle scadenze naturali nei rinnovi». Secondo il segretario confederale della Uil, Domenico Proietti, i dati Istat confermano «l'imponente trasferimento di risorse che, negli ultimi anni, si è verificato dal lavoro dipendente verso il lavoro autonomo e che ha prodotto un'erosione significativa e progressiva del potere d'acquisto dei salari con conseguente stagnazione dei consumi interni».

Il sindacato, però, ha la sua parte di responsabilità. Cgil Cisl Uil sembrano infatti avere accettato il terreno di confronto proposto da Confindustria, che passa per la revisione del modello contrattuale. L'obiettivo è quello di ridurre il peso del contratto nazionale per dare più spazio al salario contrattato in azienda. O meglio, nelle aziende dove il sindacato è presente. Per tutti gli altri lavoratori, nessuna garanzia.

Rifondazione invece «da tempo propone - ricorda Maurizio Zipponi - un automatismo annuale di restituzione fiscale ai lavoratori dipendenti e ai pensionati». Quanto alla redistribuzione, «questa - spiega Zipponi - deve avvenire tra profitti e salari». Gli strumenti a disposizione del sindacato sono due: i contratti nazionali, «che non vanno assolutamente ridotti nella loro capacità di recupero salariale», e la contrattazione aziendale. E' vero, i contratti spesso vengono rinnovati in ritardo. «Per risolvere questo problema - propone ancora Zipponi - basterebbe stabilire che gli aumenti firmati partono automaticamente dal primo giorno in cui il contratto è scaduto».



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