Le elezioni provinciali hanno sanzionato definitivamente, anche in Alto Adige, la scomparsa non solo della sinistra, ma di qualsivoglia progetto alternativo d’opposizione.
La cosa non può stupire dopo la disfatta elettorale a livello nazionale: bastava cogliere i segnali che da più parti giungevano, bastava guardare alle divisioni intestine di gruppi dirigenti ormai non più all’altezza del loro ruolo.
E d’altra parte una sinistra non in grado di imparare dai suoi errori, incapace di interpretare il mondo in cui vive, di darsi una ragione di quello che gli succede intorno, senza progettualità alcuna, che predilige le alleanze ai contenuti, che si rifugia nel campo istituzionale e che ritaglia lì il suo quasi esclusivo campo d’azione, è giusto che scompaia. Non serve a nessuno, nemmeno a sé stessa.
Il grave è che se essa viene cancellata dal risultato elettorale, non scompaiono automaticamente i problemi, le ingiustizie, le diseguaglianze. Non svaniscono come d’incanto i referenti sociali che storicamente hanno guardato da quella parte per trovare soluzione ai loro problemi. Anzi proprio oggi, con l’aggravarsi della crisi, quelle ragioni sono ancora più solide e richiederebbero una presenza forte, innovativa, che senza rinnegare il passato, ma alimentandosi da esso, fosse in grado di mettere in campo proposte, idee, risposte ai bisogni sociali... ma anche sogni e utopie.
Tutto questo manca.
Ci si è invece uniformati agli altri, nascondendo il disagio di questa scelta, diventando da un giorno all’altro “governisti” in nome di una presunta responsabilità non si sa bene verso chi e verso che cosa, perdendo credibilità proprio tra quei soggetti che si volevano rappresentare e che invece, giustamente ed inevitabilmente, si sono rivolti ad altri.
Ebbene, lo ripetiamo, se questa sinistra non ha più nulla da dire, è bene che sia stata punita dai suoi elettori perché solo così, dalle sue ceneri, potrà nascere una nuovo soggetto politico capace di un progetto di ampio respiro, di stare in mezzo alla gente ed ai suoi problemi, in grado di tornare a considerare le istituzioni ed il momento elettorale un mezzo e non un fine, ma soprattutto che sappia alimentare il desiderio di un mondo diverso, più giusto, che dia nuovamente una speranza ai deboli, agli sfruttati, a quel mondo del lavoro vecchio e nuovo di cui nessuno più si occupa stabilmente, così come ai nuovi diseredati che giungono tra noi.
Rifondazione Comunista - Laives
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