Le accuse di irresponsabilità che rimbalzano tra Sindaco ed SVP nascondono probabilmente un deterioramento dei rapporti che si è via via consumato nel corso di questo mandato amministrativo e che ha visto spesso su fronti opposti i due contendenti. Le soluzioni di volta in volta trovate ai vari problemi sul tappeto anziché sgombrare il campo da sospetti e diffidenze hanno evidentemente lasciato degli strascichi e aumentato le incomprensioni.
I motivi di contesa non riguardano quindi unicamente la vicenda del segretario comunale, che appare per certi versi quasi un casus belli più cercato che subito, ma bensì tutta una serie di problematiche su cui gli interessi concreti rappresentati dall’SVP non collimavano affatto con quelli del cosiddetto centrosinistra.
In un periodo di ristrettezze economiche ed in seguito ad un’incapacità complessiva di affrontare i problemi di bilancio l’unica soluzione da sempre condivisa è stata quella di rivolgersi alla benevolenza del presidente della provincia Durnwalder.
E qui è evidente che l’SVP cittadina rivendichi un suo rapporto preferenziale e ascriva a sé il merito di portare risorse sul territorio comunale. Ciò comporta naturalmente la contemporanea pretesa di un occhio di riguardo per le esigenze e le richieste dei propri rappresentati.
Ecco allora che non si ammettono discussioni sulla copertura dello stadio del ghiaccio, sulla trasformazione della zona Visentin da verde agricolo in residenziale, sulla precedenza negli interventi alle scuole tedesche o sul ritorno a verde agricolo dei terreni oggi occupati dal lido, ecc.
Se così non fosse non si capirebbe una reazione cosí risentita, che ha preso sì la piega dello scontro etnico per la necessitá di coprirsi le spalle verso le destre di lingua tedesca, ma che verosimilmente nascondeanche motivazioni molto piú concrete basate sugli interessi materiali della propria base sociale.
Le accuse di irresponsabilità che rimbalzano tra Sindaco ed SVP nascondono probabilmente un deterioramento dei rapporti che si è via via consumato nel corso di questo mandato amministrativo e che ha visto spesso su fronti opposti i due contendenti. Le soluzioni di volta in volta trovate ai vari problemi sul tappeto anziché sgombrare il campo da sospetti e diffidenze hanno evidentemente lasciato degli strascichi e aumentato le incomprensioni.
I motivi di contesa non riguardano quindi unicamente la vicenda del segretario comunale, che appare per certi versi quasi un casus belli più cercato che subito, ma bensì tutta una serie di problematiche su cui gli interessi concreti rappresentati dall’SVP non collimavano affatto con quelli del cosiddetto centrosinistra.
In un periodo di ristrettezze economiche ed in seguito ad un’incapacità complessiva di affrontare i problemi di bilancio l’unica soluzione da sempre condivisa è stata quella di rivolgersi alla benevolenza del presidente della provincia Durnwalder.
E qui è evidente che l’SVP cittadina rivendichi un suo rapporto preferenziale e ascriva a sé il merito di portare risorse sul territorio comunale. Ciò comporta naturalmente la contemporanea pretesa di un occhio di riguardo per le esigenze e le richieste dei propri rappresentati.
Ecco allora che non si ammettono discussioni sulla copertura dello stadio del ghiaccio, sulla trasformazione della zona Visentin da verde agricolo in residenziale, sulla precedenza negli interventi alle scuole tedesche o sul ritorno a verde agricolo dei terreni oggi occupati dal lido, ecc.
Se così non fosse non si capirebbe una reazione cosí risentita, che ha preso sì la piega dello scontro etnico per la necessitá di coprirsi le spalle verso le destre di lingua tedesca, ma che verosimilmente nascondeanche motivazioni molto piú concrete basate sugli interessi materiali della propria base sociale.
Martedì 10 febbraio verranno inaugurati i lavori del tratto di variante in galleria alle spalle di Laives e la prima conseguenza sarà una serie di disagi per gli abitanti di Pineta tra i quali le variazioni alla viabilità e ai collegamenti con i mezzi pubblici sia verso Laives che verso Bolzano.
Abbiamo appreso dalla stampa il piano approntato dalla SASA dal quale si evince un peggioramento complessivo del servizio che non riguarderà solo gli abitanti di Pineta.
Non siamo in grado di valutare di primo acchito se sarebbe stato possibile un piano migliore, ma di sicuro alcune perplessità sono difficili da fugare e riguardano in particolare la frequenza delle corse, la sorte degli autobus per gli scolari e le interconnessioni.
Gli interrogativi più inquietanti sono però altri: innanzitutto ci chiediamo infatti cosa facciano i rappresentanti del comune di Laives all’interno del CDA della Sasa se è vero che, come riportato dalla stampa, l’azienda sarebbe stata “informata dei lavori per la variante il 5 febbraio scorso, - e che - ha dovuto attuare in tempi molto brevi alcune modifiche, per garantire agli utenti di poter fruire di un servizio soddisfacente”.
Contemporaneamente sarebbe interessante sapere se all’interno di Sasa qualcuno legga i giornali, perché del problema, forse, dovevano essere informati da lungo tempo.
Giungere in emergenza ad approntare un piano non può che portare ad errori, incongruenze e incomprensioni con l’utenza.
Può darsi che si tratti solo di un’impressione, ma sarebbe stato facile evitarla se si fosse proceduto con un’informazione preventiva e capillare, aprendosi ai suggerimenti dei cittadini organizzando, ad esempio, degli incontri pubblici.
Inveceancora una volta si cala dall’alto una soluzione studiata a tavolino che probabilmente non tiene nel debito conto le reali esigenze di lavoratori, studenti, semplici cittadini, ai quali non è stata data la possibilità di apportare il proprio contributo.
Martedì 10 febbraio verranno inaugurati i lavori del tratto di variante in galleria alle spalle di Laives e la prima conseguenza sarà una serie di disagi per gli abitanti di Pineta tra i quali le variazioni alla viabilità e ai collegamenti con i mezzi pubblici sia verso Laives che verso Bolzano.
Abbiamo appreso dalla stampa il piano approntato dalla SASA dal quale si evince un peggioramento complessivo del servizio che non riguarderà solo gli abitanti di Pineta.
Non siamo in grado di valutare di primo acchito se sarebbe stato possibile un piano migliore, ma di sicuro alcune perplessità sono difficili da fugare e riguardano in particolare la frequenza delle corse, la sorte degli autobus per gli scolari e le interconnessioni.
Gli interrogativi più inquietanti sono però altri: innanzitutto ci chiediamo infatti cosa facciano i rappresentanti del comune di Laives all’interno del CDA della Sasa se è vero che, come riportato dalla stampa, l’azienda sarebbe stata “informata dei lavori per la variante il 5 febbraio scorso, - e che - ha dovuto attuare in tempi molto brevi alcune modifiche, per garantire agli utenti di poter fruire di un servizio soddisfacente”.
Contemporaneamente sarebbe interessante sapere se all’interno di Sasa qualcuno legga i giornali, perché del problema, forse, dovevano essere informati da lungo tempo.
Giungere in emergenza ad approntare un piano non può che portare ad errori, incongruenze e incomprensioni con l’utenza.
Può darsi che si tratti solo di un’impressione, ma sarebbe stato facile evitarla se si fosse proceduto con un’informazione preventiva e capillare, aprendosi ai suggerimenti dei cittadini organizzando, ad esempio, degli incontri pubblici.
Inveceancora una volta si cala dall’alto una soluzione studiata a tavolino che probabilmente non tiene nel debito conto le reali esigenze di lavoratori, studenti, semplici cittadini, ai quali non è stata data la possibilità di apportare il proprio contributo.
In merito al ventilato scioglimento del consorzio della scuola elementare di S. Giacomo ed allo spostamento dei bambini di Maso della Pieve ad Oltrisarco, sono necessarie alcune precisazioni al fine di non ingenerare confusione.
Innanzitutto deve essere chiaro che non sussiste nessun obbligo per le famiglie di spostare i propri figli in una scuola piuttosto che in un'altra e quindi il comune di Bolzano non può costringere le famiglie ad iscrivere i propri figli nel quartiere bolzanino.
Occorre invece un impegno deciso da parte dell’amministrazione di Laives per rafforzare le sperimentazioni, e a procedere senza indugi alla costruzione della mensa perché solo cosí si avrebbe un ampliamento dell'offerta e si renderebbe più appetibile frequentare le scuole a S. Giacomo.
Certo non sarebbe male sentire preventivamente anche il parere e gli orientamenti dei genitori o attraverso un'inchiesta e/o organizzando un'assemblea al fine di coinvolgere le famiglie e renderle partecipi di un progetto chiarendo gli aspetti positivi legati al mantenimento di una scuola, sí piccola, ma all’avanguardia sul piano didattico.
Attendere invece le decisioni di Bolzano senza nulla intraprendere ci pare la cosa più sbagliata.
Diverso è il discorso per la compartecipazione al consorzio: qui il comune di Bolzano è libero di fare le proprie valutazioni e le proprie scelte, ma in ogni caso non potrebbe non contribuire alle spese qualora la maggioranza dei bambini abitanti nel quartiere del capoluogo provinciale continuassero a frequentare la scuola nel nostro comune.
Da una parte è dunque necessaria un’opera di convincimento e di sensibilizzazione delle famiglie e dall’altra una trattativa con Bolzano che metta al primo posto non le esigenze di bilancio delle due amministrazione, ma il primario interesse ad una scuola e a servizi di qualitá da parte di una comunitá giá fortemente penalizzata dalla divisione su due comuni diversi.
In merito al ventilato scioglimento del consorzio della scuola elementare di S. Giacomo ed allo spostamento dei bambini di Maso della Pieve ad Oltrisarco, sono necessarie alcune precisazioni al fine di non ingenerare confusione.
Innanzitutto deve essere chiaro che non sussiste nessun obbligo per le famiglie di spostare i propri figli in una scuola piuttosto che in un'altra e quindi il comune di Bolzano non può costringere le famiglie ad iscrivere i propri figli nel quartiere bolzanino.
Occorre invece un impegno deciso da parte dell’amministrazione di Laives per rafforzare le sperimentazioni, e a procedere senza indugi alla costruzione della mensa perché solo cosí si avrebbe un ampliamento dell'offerta e si renderebbe più appetibile frequentare le scuole a S. Giacomo.
Certo non sarebbe male sentire preventivamente anche il parere e gli orientamenti dei genitori o attraverso un'inchiesta e/o organizzando un'assemblea al fine di coinvolgere le famiglie e renderle partecipi di un progetto chiarendo gli aspetti positivi legati al mantenimento di una scuola, sí piccola, ma all’avanguardia sul piano didattico.
Attendere invece le decisioni di Bolzano senza nulla intraprendere ci pare la cosa più sbagliata.
Diverso è il discorso per la compartecipazione al consorzio: qui il comune di Bolzano è libero di fare le proprie valutazioni e le proprie scelte, ma in ogni caso non potrebbe non contribuire alle spese qualora la maggioranza dei bambini abitanti nel quartiere del capoluogo provinciale continuassero a frequentare la scuola nel nostro comune.
Da una parte è dunque necessaria un’opera di convincimento e di sensibilizzazione delle famiglie e dall’altra una trattativa con Bolzano che metta al primo posto non le esigenze di bilancio delle due amministrazione, ma il primario interesse ad una scuola e a servizi di qualitá da parte di una comunitá giá fortemente penalizzata dalla divisione su due comuni diversi.
«Fra Casa Bimbo ed i genitori una divergenza da chiarire»
LAIVES. La polemica fra alcuni genitori e la direzione della microstruttura per l’infanzia gestita dalla cooperativa Casa Bimbo di San Giacomo, ha indotto il consigliere comunale Rosario Grasso (Rifondazione Comunista) a presentare un’interrogazione. Queste sono le richieste: «1. a chi si riferiva la direzione di Casa Bimbo quando accennava a manovre messe in atto “da chi dall’esterno è da mesi che cerca in tutti i modi e con tutti i mezzi di prendere le redini di questa cooperativa...”; 2. se negli incontri avuti sia stato possibile sgomberare il campo da sospetti ed illazioni e si sia eventualmente giunti ad individuare i responsabili di queste manovre; 3. a quali motivi sia riconducibile il continuo ricambio di personale ed in particolare se sia in qualche modo legato alle condizioni contrattuali; 4. quali assicurazioni abbia eventualmente dato la direzione di Casa Bimbo per evitare un turn over troppo elevato del personale che troppo spesso può risolversi in un servizio meno efficiente». Grasso chiede di avere risposta scritta.
L'INTERROGAZIONE
Al Sindaco del Comune diLaives
All’Assessore competente
INTERROGAZIONE
Oggetto: Casa Bimbo e proteste dei genitori
La polemica innescata da un gruppo di genitori con la direzione della microstruttura “Casa bimbo” di S. Giacomo ci interroga sulle modalità di gestione di importanti servizi pubblici. Le critiche avanzate nella lettera pubblicata sulla stampa sono molto precise e circostanziate, mentre la risposta evita di entrare nel merito dell’accusa principale ossia l’elevato ricambio di educatrici presenti nella struttura. Non sono noti i motivi che portano ad un così alto turn over del personale di questa struttura, ma quel che è certo è che le esternalizzazioni di servizi vengono fatte per ridurre i costi.
Ora questo, in un'economia di mercato, può essere fatto solo con una riduzione della qualità del servizio e/o incidendo sulle spese per il personale agendo sugli stipendi e sugli orari di lavoro.
Particolarmente grave appare poi l’accusa di strumentalizzazione dei genitori lanciata dalla direzione della microstruttura.
Tenuto conto di ciò
il sottoscritto consigliere comunale chiede di sapere:
a chi, secondo quanto riportato dalla stampa, si riferiva la direzione di Casa Bimbo quando accennava a manovre messe in atto “da chi dall’esterno è da mesi che cerca in tutti i modi e con tutti i mezzi di prendere le redini di questa cooperativa...”;
se negli incontri avuti sia stato possibile sgomberare il campo da sospetti ed illazioni e si sia eventualmente giunti ad individuare i responsabili di queste manovre;
a quali motivi sia riconducibile il continuo ricambio di personale ed in particolare se sia in qualche modo legato alle condizioni contrattuali;
quali assicurazioni abbia eventualmente dato la direzione di “Casa bimbo” per evitare un turn over troppo elevato del personale che troppo spesso può risolversi in un servizio meno efficiente.
Si richiede cortesemente risposta scritta.
Il Consigliere comunale
Rosario Grasso
Laives, li 3 febbraio 2009
IL COMUNICATO
La polemica innescata da un gruppo di genitori con la direzione della microstruttura “Casa bimbo” di S. Giacomo ci interroga sulle modalità di gestione di importanti servizi pubblici. Le accuse avanzate nella lettera pubblicata sulla stampa sono molto precise e circostanziate, mentre la risposta evita di entrare nel merito dell’accusa principale ossia l’elevato ricambio di educatrici presenti nella struttura.
Non ci è dato conoscere le motivazioni che portano ad un così alto turn over del personale di questa struttura, ma quel che è certo è che le esternalizzazioni di servizi vengono fatte per ridurre i costi.
Ora questo, in un'economia di mercato, può essere fatto solo con una riduzione della qualità del servizio e/o incidendo sulle spese per il personale agendo sugli stipendi e sugli orari di lavoro.
Attendiamo di sapere quindi a quali motivi sia riconducibile il continuo ricambio di personale ed in particolare se sia in qualche modo legato alle condizioni lavorative. L’accusa di strumentalizzazione dei genitori ci pare poi assai grave e richiede un immediato intervento chiarificatore da parte dell’amministrazione comunale per sgomberare il campo da sospetti e per assicurare un servizio efficiente, oltre cherelativamente poco costoso per le casse comunali.
«Fra Casa Bimbo ed i genitori una divergenza da chiarire»
LAIVES. La polemica fra alcuni genitori e la direzione della microstruttura per l’infanzia gestita dalla cooperativa Casa Bimbo di San Giacomo, ha indotto il consigliere comunale Rosario Grasso (Rifondazione Comunista) a presentare un’interrogazione. Queste sono le richieste: «1. a chi si riferiva la direzione di Casa Bimbo quando accennava a manovre messe in atto “da chi dall’esterno è da mesi che cerca in tutti i modi e con tutti i mezzi di prendere le redini di questa cooperativa...”; 2. se negli incontri avuti sia stato possibile sgomberare il campo da sospetti ed illazioni e si sia eventualmente giunti ad individuare i responsabili di queste manovre; 3. a quali motivi sia riconducibile il continuo ricambio di personale ed in particolare se sia in qualche modo legato alle condizioni contrattuali; 4. quali assicurazioni abbia eventualmente dato la direzione di Casa Bimbo per evitare un turn over troppo elevato del personale che troppo spesso può risolversi in un servizio meno efficiente». Grasso chiede di avere risposta scritta.
L'INTERROGAZIONE
Al Sindaco del Comune diLaives
All’Assessore competente
INTERROGAZIONE
Oggetto: Casa Bimbo e proteste dei genitori
La polemica innescata da un gruppo di genitori con la direzione della microstruttura “Casa bimbo” di S. Giacomo ci interroga sulle modalità di gestione di importanti servizi pubblici. Le critiche avanzate nella lettera pubblicata sulla stampa sono molto precise e circostanziate, mentre la risposta evita di entrare nel merito dell’accusa principale ossia l’elevato ricambio di educatrici presenti nella struttura. Non sono noti i motivi che portano ad un così alto turn over del personale di questa struttura, ma quel che è certo è che le esternalizzazioni di servizi vengono fatte per ridurre i costi.
Ora questo, in un'economia di mercato, può essere fatto solo con una riduzione della qualità del servizio e/o incidendo sulle spese per il personale agendo sugli stipendi e sugli orari di lavoro.
Particolarmente grave appare poi l’accusa di strumentalizzazione dei genitori lanciata dalla direzione della microstruttura.
Tenuto conto di ciò
il sottoscritto consigliere comunale chiede di sapere:
a chi, secondo quanto riportato dalla stampa, si riferiva la direzione di Casa Bimbo quando accennava a manovre messe in atto “da chi dall’esterno è da mesi che cerca in tutti i modi e con tutti i mezzi di prendere le redini di questa cooperativa...”;
se negli incontri avuti sia stato possibile sgomberare il campo da sospetti ed illazioni e si sia eventualmente giunti ad individuare i responsabili di queste manovre;
a quali motivi sia riconducibile il continuo ricambio di personale ed in particolare se sia in qualche modo legato alle condizioni contrattuali;
quali assicurazioni abbia eventualmente dato la direzione di “Casa bimbo” per evitare un turn over troppo elevato del personale che troppo spesso può risolversi in un servizio meno efficiente.
Si richiede cortesemente risposta scritta.
Il Consigliere comunale
Rosario Grasso
Laives, li 3 febbraio 2009
IL COMUNICATO
La polemica innescata da un gruppo di genitori con la direzione della microstruttura “Casa bimbo” di S. Giacomo ci interroga sulle modalità di gestione di importanti servizi pubblici. Le accuse avanzate nella lettera pubblicata sulla stampa sono molto precise e circostanziate, mentre la risposta evita di entrare nel merito dell’accusa principale ossia l’elevato ricambio di educatrici presenti nella struttura.
Non ci è dato conoscere le motivazioni che portano ad un così alto turn over del personale di questa struttura, ma quel che è certo è che le esternalizzazioni di servizi vengono fatte per ridurre i costi.
Ora questo, in un'economia di mercato, può essere fatto solo con una riduzione della qualità del servizio e/o incidendo sulle spese per il personale agendo sugli stipendi e sugli orari di lavoro.
Attendiamo di sapere quindi a quali motivi sia riconducibile il continuo ricambio di personale ed in particolare se sia in qualche modo legato alle condizioni lavorative. L’accusa di strumentalizzazione dei genitori ci pare poi assai grave e richiede un immediato intervento chiarificatore da parte dell’amministrazione comunale per sgomberare il campo da sospetti e per assicurare un servizio efficiente, oltre cherelativamente poco costoso per le casse comunali.
Sin dal momento in cui si era iniziato a parlare di ampliamento della zona sportiva Galizia, oggi Engl Ossanna, avevamo, unica forza politica presente in consiglio, espresso i nostri dubbi sull’impatto che un progetto di tali dimensioni e su una zona idrogeologicamente delicata, avrebbe avuto sul territorio.
Anche di recente abbiamo presentato un’interrogazione chiedendo se non si ritenesse opportuna una valutazione di impatto ambientale e la consultazione dei cittadini anche per il tramite di un referendum.
La risposta che abbiamo ricevuto è di sostanziale e totale noncuranza e la cosa ci ha preoccupato non poco perché vuol dire che la giunta intende procedere senza intralci alla sua realizzazione e questo anche nel momento in cui lo stesso presidente Durnwalder, di fronte agli scarsi risultati sportivi del Südtirol, avverte che non intende finanziare e soprattutto accollarsi i costi di una megastruttura del tutto inutile o che tale potrebbe rivelarsi.
Siamo dunque contenti che i dubbi aumentino e altre voci si uniscano alla nostra chiedendo che i cittadini vengano consultati a priori e non informati solo a cose fatte.
Per fare ciò, e non ridurre tutto a una finzione, occorre però che tutti siano messi in grado di valutare le opportunità e i pericoli a cui si andrà incontro e solo alla fine va chiesto un parere che dovrebbe divenire vincolante per l’amministrazione.
Solo così verrebbero effettivamente rispettati gli impegni programmatici di questa maggioranza.
Sin dal momento in cui si era iniziato a parlare di ampliamento della zona sportiva Galizia, oggi Engl Ossanna, avevamo, unica forza politica presente in consiglio, espresso i nostri dubbi sull’impatto che un progetto di tali dimensioni e su una zona idrogeologicamente delicata, avrebbe avuto sul territorio.
Anche di recente abbiamo presentato un’interrogazione chiedendo se non si ritenesse opportuna una valutazione di impatto ambientale e la consultazione dei cittadini anche per il tramite di un referendum.
La risposta che abbiamo ricevuto è di sostanziale e totale noncuranza e la cosa ci ha preoccupato non poco perché vuol dire che la giunta intende procedere senza intralci alla sua realizzazione e questo anche nel momento in cui lo stesso presidente Durnwalder, di fronte agli scarsi risultati sportivi del Südtirol, avverte che non intende finanziare e soprattutto accollarsi i costi di una megastruttura del tutto inutile o che tale potrebbe rivelarsi.
Siamo dunque contenti che i dubbi aumentino e altre voci si uniscano alla nostra chiedendo che i cittadini vengano consultati a priori e non informati solo a cose fatte.
Per fare ciò, e non ridurre tutto a una finzione, occorre però che tutti siano messi in grado di valutare le opportunità e i pericoli a cui si andrà incontro e solo alla fine va chiesto un parere che dovrebbe divenire vincolante per l’amministrazione.
Solo così verrebbero effettivamente rispettati gli impegni programmatici di questa maggioranza.
La vicenda della nomina del nuovo segretario sembra assumere caratteri sempre piú preoccupanti e tali da mettere in forse il prosieguo del mandato amministrativo. Non sappiamo se la drammatizzazione voluta dall’Svp sia solo un’operazione di facciata per coprirsi da eventuali attacchi delle destra di lingua tedesca o risponda ad una concezione dei rapporti tra gruppi linguistici ben lontana dalla pacifica convivenza.
Certo che iniziare il proprio intervento, così come ha fatto il capogruppo in consiglio comunale Andreas Mumelter, parlando di „delibera della vergogna“ e facendolo seguire da una serie ben orchestrata di interventi da parte di consiglieri di cui a stento, fino ad allora, si era percepita la presenza, porta con sé una buona dose di irresponsabilitá.
Se il fine era quello di dipingere un gruppo linguistico tedesco accerchiato e in pericolo di sopravvivenza il risultato non é stato certo raggiunto, ma si é data l’impressione di aver bisogno dello scontro solo per motivi politici interni al partito di raccolta sudtirolese ed alla maggioranza.
Sul piano giuridico le ragioni sembrano propendere per le argomentazione avanzate dal rappresentante del partito di raccolta di lingua tedesca, ma non si comprende come queste obiezioni non siano state fatte valere in precedenza, prima di mettere in forse il risultato del concorso. Né si capisce come mai in passato lo stesso concorso, indetto senza riserva linguistica, abbia potuto ottenere il beneplacito della provincia.
In definitiva vi è stata un’incapacità delle forze di maggioranza e del primo cittadino di gestire in modo politicamente appropriato questo come altri delicati passaggi e la conseguenza è stata la diaspora della compagine iniziale con la conseguente perdita di incisività nella realizzazione del programma.
La vicenda della nomina del nuovo segretario sembra assumere caratteri sempre piú preoccupanti e tali da mettere in forse il prosieguo del mandato amministrativo. Non sappiamo se la drammatizzazione voluta dall’Svp sia solo un’operazione di facciata per coprirsi da eventuali attacchi delle destra di lingua tedesca o risponda ad una concezione dei rapporti tra gruppi linguistici ben lontana dalla pacifica convivenza.
Certo che iniziare il proprio intervento, così come ha fatto il capogruppo in consiglio comunale Andreas Mumelter, parlando di „delibera della vergogna“ e facendolo seguire da una serie ben orchestrata di interventi da parte di consiglieri di cui a stento, fino ad allora, si era percepita la presenza, porta con sé una buona dose di irresponsabilitá.
Se il fine era quello di dipingere un gruppo linguistico tedesco accerchiato e in pericolo di sopravvivenza il risultato non é stato certo raggiunto, ma si é data l’impressione di aver bisogno dello scontro solo per motivi politici interni al partito di raccolta sudtirolese ed alla maggioranza.
Sul piano giuridico le ragioni sembrano propendere per le argomentazione avanzate dal rappresentante del partito di raccolta di lingua tedesca, ma non si comprende come queste obiezioni non siano state fatte valere in precedenza, prima di mettere in forse il risultato del concorso. Né si capisce come mai in passato lo stesso concorso, indetto senza riserva linguistica, abbia potuto ottenere il beneplacito della provincia.
In definitiva vi è stata un’incapacità delle forze di maggioranza e del primo cittadino di gestire in modo politicamente appropriato questo come altri delicati passaggi e la conseguenza è stata la diaspora della compagine iniziale con la conseguente perdita di incisività nella realizzazione del programma.
Durnwalder: la società deve fare il massimo, se no non useremo i soldi pubblici
Il presidente del club biancorosso Seeber: «Sono sorpreso, stiamo facendo di tutto per risollevarci da questo periodo no»
MIRCO MARCHIODI
BOLZANO. Il nuovo stadio in cambio della salvezza. È un bel premio partita quello promesso da Luis Durnwalder all’Alto Adige. Ma quella del presidente della Provincia è anche una minaccia da non sottovalutare, soprattutto perché i biancorossi si trovano all’ultimo posto (pur con una partita da recuperare) e sono invischiati fino al collo nella lotta per non retrocedere. Durnwalder è stato chiaro: «Ho già parlato con i soci della squadra dicendo loro che devono fare il massimo per evitare la retrocessione. E questo devono fare. Se non sarà così, certo la Provincia non spenderà dei soldi pubblici per una squadra che è retrocessa».
Il problema dello stadio è cosa nota. Dopo un’annosa querelle legata all’utilizzo del “Druso” da parte dell’Alto Adige, alla fine del 2007 la Provincia aveva deciso di realizzare una cittadella dello sport in zona Galizia, a Laives. A questo proposito la scorsa primavera la giunta aveva stanziato undici milioni di euro. Il progetto prevedeva la realizzazione di uno stadio da 8.000 posti (ma la cittadella ospiterà anche altre infrastrutture sportive). Poi però è iniziato il nuovo campionato e l’Alto Adige si è subito trovato in difficoltà. Ora, seppur con una partita ancora da recuperare, chiude la classifica. E il nuovo stadio è a rischio: «Se l’Alto Adige dovesse retrocedere - ha detto Durnwalder - allora lo stadio sarà realizzato solo se sarà dimostrato che la retrocessione è legata alla mancata disponibilità di un campo su cui allenarsi. Altrimenti non spenderemo soldi pubblici».
Werner Seeber, presidente dell’Alto Adige, viene colto di sorpresa: «Non so che dire. L’unica cosa che posso assicurare è che qui tutti noi stiamo dando il massimo. Nello sport ci sono momenti positivi e negativi, noi stiamo facendo il possibile per uscire da questa situazione. E per il territorio e i giovani il nostro lavoro è importante».
Niente, comunque, è ancora deciso. In questi mesi si attende la realizzazione del progetto esecutivo, poi si vedrà. Nel frattempo toccherà ai ragazzi dell’Alto Adige e alla società meritarsi sul campo da calcio la loro nuova «casa» sportiva.
«Centro sportivo: opportuno sentire gli abitanti»
IL CONSIGLIERE STRAUDI REPLICA A FORTI
LAIVES. Mentre Durnwalder congela, di fatto, la realizzazione del nuovo stadio per l’Alto Adige (il servizio è a pagina 14), il vicesindaco Forti risponde al consigliere Cristian Straudi (Pdl), che tempo fa aveva chiesto alla giunta se era intenzione dell’amministrazione comunale promuovere incontri informativi con la popolazione per illustrare lo studio di fattibilità del futuro centro sportivo «Engel Ossanna», in zona Galizia, quello, per l’appunto, con le strutture destinate all’Fc Alto Adige (stadio da 8000 posti), il velodromo, lido e tutto il resto. «Occorre analizzare, di concerto con i cittadini, le conseguenze, positive e negative, che un tale sviluppo della zona potrebbe avere in futuro - proponeva il consigliere Straudi - ed i riflessi sul territorio circostante, in particolare lungo le vie Galizia e Hofer, oggi uniche strade di collegamento con la zona sportiva». «La risposta del vice sindaco - afferma adesso deluso Straudi - è stata che sarebbe intenzione della giunta comunale dare corso a una azione informativa volta a consentire ai cittadini interessati di prendere atto delle scelte che caratterizzeranno la trasformazione dell’area in questione». Il consigliere Straudi così commenta: «Quale occasione migliore per coinvolgere la popolazione nelle scelte dell’amministrazione se non il progetto dell’area sportiva, progetto ancora avvolto da incertezza sui costi e anche sui collegamenti? Un polo sportivo di queste dimensioni finirà per attirare traffico e quindi ritengo che proprio gli abitanti di via Galizia e di via Andreas Hofer, avrebbero pieno diritto di sentirsi parte attiva nella fase di elaborazione. Potrebbero infatti proporre e quindi portare spunti di riflessione utili piuttosto che essere semplicemente “informati” delle scelte già adottate e quindi, fatalmente, poterne solamente prenderne atto». (b.c.)
Sin da quando si era iniziato a parlare di ampliamento della zona sportiva Galizia, oggi Engl Ossanna, avevamo, unica forza politica presente in consiglio, espresso i nostri dubbi sull’impatto che un progetto di tali dimensioni e su una zona idrogeologicamente delicata, avrebbe avuto sul territorio.
Anche di recente abbiamo presentato un’interrogazione chiedendo se non si ritenesse opportuna una valutazione di impatto ambientale e la consultazione dei cittadini anche per il tramite di un referendum.
La risposta che abbiamo ricevuto è di sostanziale e totale non curanza e la cosa ci ha preoccupato non poco perché vuol dire che la giunta vuole procedere senza intralci alla sua realizzazione e questo anche nel momento in cui lo stesso presidente Durnwalder, di fronte agli scarsi risultati sportivi del Suedtirol, avverte che non intende finanziare e soprattutto accollarsi i costi di una megastruttura del tutto inutile o che tale potrebbe rivelarsi.
Siamo dunque contenti che altre voci si uniscano alla nostra perché un'opera di tal genere potrebbe portare piú svantaggi che vantaggi: i cittadini quindi vanno consultati a priori e non informati a cose fatte.
Per fare ciò e non ridurre tutto a una finzione occorre però che tutti siano messi in grado di poter valutare l’impatto del nuovo stadio, i parcheggi e tutto il resto e solo alla fine va chiesto un parere che per noi dovrebbe essere vincolante per l’amministrazione.
Solo così verrebbero effettivamente rispettati gli impegni programmatici di questa maggioranza.