La nuova legge urbanistica all’art. 40bis introduce l’istituto della “convenzione urbanistica”, in altre parole la possibilità di costruire opere di interesse pubblico in accordo con i privati.
Si tratta di un procedimento innovativo per l’Alto Adige, ma già in vigore da tempo nel resto d’Italia ed è quindi possibile avere sentore di ciò che potrebbe succedere qui da noi.
Il rischio principale, così come è stato confermato dall’esperto invitato in consiglio, è lo scardinamento del PUC.
Attraverso questo strumento è infatti possibile intervenire in maniera accorta sul territorio, pianificandone lo sviluppo e mettendo al primo posto l’interesse collettivo: è il comune a decidere dove e come edificare tenendo conto delle necessità della comunità nel rispetto degli equilibri ambientali ed idrogeologici.
Con la nuova normativa c’è invece il concretissimo pericolo che a determinare le scelte urbanistiche siano gli interessi, le esigenze e le disponibilità dei privati. Non c’è chi non veda come, proprio oggi che le risorse finanziarie dei comuni sono al lumicino, la possibilità di pressioni sull’apparato pubblico si moltiplichino e diventi reale il pericolo di una trasformazione del Puc in una specie di inventario dei vari atti negoziali tra pubblico e privato.
Si è molto insistito, durante la seduta del consiglio comunale, sulla discrezionalità nell’uso di questo strumento, ma è evidente come la sua introduzione sia già di per sé una scelta importante, l’indicazione di una volontà.
Ora, noi non pretendiamo di imporre il nostro punto di vista, ma chiediamo che le cose vengano presentate obiettivamente senza fingere di ignorare le conseguenze che si sono avute a Roma o in Lombardia. Se i commentatori più accorti parlano di ritorno al “rito ambrosiano” e cioè alla capacità di piegare le leggi al proprio interesse, vuol dire che gli effetti sono stati negativi ed hanno portato al saccheggio del territorio e a quella pericolosa commistione tra pubblico e privato che va sotto il nome di tangentopoli.
Fingere di non saperlo è preoccupante e poco credibile e fa nascere il sospetto che si voglia evitare che qualcuno possa mettere i bastoni tra le ruote a progetti in fin dei conti non troppo nascosti.
L’esempio di quella struttura invenduta a sud di Laives che un privato metterebbe a disposizione per la Croce Rossa e per il cantiere comunale, ci pare illuminante.
Rifondazione Comunista - Laives
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