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sabato 19 aprile 2008

«Aeroporto in perdita, danno erariale»

Alto Adige, 19 APRILE 2008


La Corte dei Conti chiede agli amministratori della Sta un rimborso di 3,7 milioni


L’accusa: usati fondi pubblici per una società incapace di garantire il pareggio finanziario


Nessun investitore privato avrebbe ricapitalizzato I soldi investiti saranno erosi dalle perdite


 

MIRCO MARCHIODI


 


 BOLZANO. Dopo Comune e università, la Corte dei Conti mette nel mirino la Sta, holding provinciale dei trasporti e azionista di maggioranza dell’Abd, la società che gestisce l’aeroporto: «L’aver investito in questa struttura si è tradotto in un danno erariale di 3,7 milioni».


 La Procura della Corte dei Conti non si ferma. Nei giorni scorsi è stato notificato l’invito a dedurre ai tre consiglieri di amministrazione ed ai componenti del collegio sindacate della Sta, la holding provinciale dei trasporti. Il danno erariale ipotizzato è di quasi 3,7 milioni di euro, il 97% delle perdite accumulate nel 2006 e nel 2007 dall’Abd, la società che gestisce l’aeroporto di Bolzano. L’accusa formulata dalla Procura contabile è sostanzialmente questa: visto che l’Abd è una società «incapace di raggiungere il pareggio finanziario», non bisognava aderire agli aumenti di capitale della stessa. La Sta però lo ha fatto e questo «ingiustificato depauperamento di pubbliche risorse» - come lo definisce la magistratura contabile - si è tradotto in un danno per l’Erario di 3,7 milioni che dovranno essere restituiti - questo chiede la Corte dei Conti - da amministratori e sindaci della Sta. Addirittura è stato autorizzato il sequestro conservativo in favore della Sta di una serie di beni immobili di proprietà di Dieter Schramm (presidente della Sta) Domenico Ardolino e Josef Negri (membri del cda).


 L’inchiesta. La Procura della Corte dei Conti non si limita a controllare i bilanci di Provincia e Comuni. Negli ultimi mesi ha esteso le sue verifiche anche a enti e società controllati: l’esempio più eclatante è quello dell’università, finita nel mirino della magistratura contabile in quanto finanziata dalla Provincia. Ora si aggiunge un nuovo capitolo: riguarda la Sta (acronimo per Strutture Trasporto Alto Adige), la società per azioni controllata al 100% dalla Provincia che ha per oggetto la gestione dei trasporti in Alto Adige. Tra le varie società controllate dalla Sta (ci sono anche il treno della Venosta e gli edifici delle funivie del Renon e di San Genesio) c’è anche l’Abd, che gestisce l’aeroporto di Bolzano. Come noto, l’Abd è in perdita da quando è nata. Ma la Provincia, attraverso la Sta, ha continuato ad investirci. E questo, per la Corte dei Conti, ha portato a un danno erariale.


 L’invito a dedurre. Il 26 marzo la Procura contabile ha disposto l’invito a dedurre per sei persone: il presidente della Sta Dieter Schramm, gli altri due membri del cda Domenico Ardolino e Josef Negri, il presidente del collegio sindacale Heinz Peter Hager e gli altri due sindaci Erwin Kiem e Giuliano Righi. I sei amministratori si presenteranno a metà maggio: dopo aver sentito la loro posizione, la Procura deciderà se rinviarli a giudizio. Nell’invito a dedurre viene ipotizzato anche il danno erariale a carico di ciascuno dei consiglieri. La somma complessiva da restituire di 3,7 milioni viene così suddivisa: il 45% (1,66 milioni) a carico di Schramm, il 20% ciascuno (738 mila euro) a carico di Ardolino e Negri, il 5% ciascuno (184 mila euro) ai tre sindaci.


 Le motivazioni. L’inchiesta della Corte dei Conti farà inevitabilmente riscoppiare il dibattito sull’aeroporto. E questo anche per le motivazioni che la Procura elenca per giustificare l’invito a dedurre. Ecco cosa viene contestato agli amministratori della Sta: «Si consentiva - così si legge nell’atto di citazione - che la Sta ricapitalizzasse nel 2006 la partecipata Abd Airport Spa di cui detiene il 97,153% del capitale sociale sottoscrivendo un importo di capitale pari a 4,22 milioni. Tale investimento si è tradotto in perdite patrimoniali negli anni successivi. L’Abd ha registrato infatti perdite di esercizio di 2,0 milioni nel 2006 e di 1,8 milioni nel 2007. In particolare, la Sta, senza valutare accuratamente le ragioni del dissesto e, soprattutto, accertare se esistevano le condizioni per ripianare la società e renderla veramente operativa, ricapitalizzava nuovamente nel 2006 dopo che già in due precedenti occasioni, nel 2002 e nel 2005, aveva provveduto a ricapitalizzare la stessa società partecipata rispettivamente per 4,2 milioni e per 2,7 milioni. In tutte le accennate occasioni la ricapitalizzazione era stata effettuata a seguito delle costanti perdite di esercizio della Abd che ne avevano eroso il patrimonio netto».


 Le «aggravanti». Secondo la Procura contabile, «la gravità del comportamento» degli amministratori della Sta è dato da una serie di elementi. Primo: «La destinazione e l’impiego di fondi pubblici a favore di una società che negli anni precedenti si era dimostrata strutturalmente incapace di garantire il raggiungimento di un pareggio di bilancio e di evitare quindi il dissesto finanziario». Secondo: «L’aver perseverato in tale impiego di fondi pubblici in assenza di un piano industriale di salvataggio e comunque senza pretendere ed acquisire alcuna garanzia circa la reale effettuazione delle modifiche strutturali evidenziate nel masterplan dell’Abd (soprattutto l’allungamento della pista) che sole - secondo tale progetto di massima - avrebbero potuto consentire di pervenire nel medio periodo ad un utile di gestione». Terzo: le garanzie non richieste dalla Sta sulle modifiche strutturali «apparivano quanto mai necessarie alla luce della forte opposizione sociale e politica all’ampliamento». Quarto: «Il non aver per nulla considerato che parte delle perdite accumulate negli anni potessero anche essere il frutto di errori gestionali dei relativi amministratori al fine di esercitare la relativa azione di responsabilità». Quinto: «L’aver effettuato un investimento che, alle medesime condizioni obiettivamente rilevabili, nessun investitore privato avrebbe effettuato sapendo che la ricapitalizzazione non avrebbe avuto effetti positivi volti al pareggio del bilancio e che nel volgere di breve tempo il capitale investito sarebbe stato nuovamente eroso dalle perdite».


 


Abd, una società costantemente in rosso


 Negli ultimi 5 anni sono state necessarie tre ricapitalizzazioni


 


 BOLZANO. Thomas Baumgartner si è dimesso dalla presidenza dell’Abd proprio per questo: «L’aeroporto senza modifiche strutturali e in particolare senza l’allungamento della pista non potrà mai raggiungere il pareggio di bilancio».


 In effetti, nonostante il numero di passeggeri sia costantemente salito negli ultimi anni, i bilanci dell’Abd sono sempre stati in rosso. Il 2006 si è chiuso con una perdita di 2,0 milioni di euro che nel 2007 è stata ridotta a 1,8 milioni. Negli anni precedenti non era andata meglio, tanto che dal 2002 ad oggi sono state necessarie tre ricapitalizzazioni per far fronte ai buchi di bilancio: fino al 2001 le perdite erano state di 4,7 milioni, poi il «rosso» è stato di 1,8 milioni nel 2002, di 1,99 milioni nel 2003, di 1,8 milioni nel 2004 e di 2,9 milioni nel 2005. A pagare per le ricapitalizzazioni sono sempre stati i soci della società ed in particolare la Sta, che è l’azionista di maggioranza dell’Abd e negli anni ha via via aumentato la propria partecipazione portandola al 97,153%. Tra gli altri azionisti ci sono il Comune di Bolzano (0,08%), l’Aeroporto Villafranca di Verona, la Camera di Commercio e la Cassa di Risparmio di Bolzano.


 La storia recente dell’Abd è stata tutta incentrata sul progettato allungamento della pista per permettere l’atterraggio di aerei più grandi di quelli attuali che avrebbero permesso di trasportare 100-120 persone per ogni volo. Secondo il masterplan elaborato dall’Abd, con velivoli più grandi si sarebbe potuto raggiungere l’obiettivo dei 300 mila passeggeri annui (attualmente sono circa 80 mila) nel giro di pochi anni. Ma la mediazione voluta dalla Provincia dopo le proteste degli ambientalisti ha di fatto azzerato tutti i piani di sviluppo. È stata così la stessa Provincia a decidere di non procedere con l’allungamento della pista. E gli utili? «Possiamo anche pensare di operare in perdita pur di garantire la permanenza di una struttura così importante sul territorio. Del resto, anche la ferrovia della Venosta è sempre in perdita», l’opinione di Luis Durnwalder.


 



CHE COSA È LA «STA»


 


Pochi affari tra treni e aerei


 La Provincia nel 2007 ha dovuto investire 8 milioni


 La società gestisce anche la ferrovia della Venosta


 


 BOLZANO. «Sta spa». È questo il nome della società che gestisce buona parte delle strutture di trasporto in Alto Adige. La Provincia, che ne è socio unico, l’ha voluta per la gestione del patrimonio immobiliare e infrastrutturale dei trasporti, e la sua attività non ha finora prodotto utili. Al contrario, ma va detto che la Provincia ha sempre avuto una linea chiara in merito: non conta il guadagno, ma il servizio offerto. È stata questa la filosofia della ferrovia della Venosta, il modernissimo treno che collega Merano a Malles e che è il fiore all’occhiello dei trasporti provinciali altoatesini. Molto utilizzato e con grande soddisfazione degli utenti, però in costante perdita.


 In costante perdita è anche l’Abd, di cui la Sta detiene la quasi totalità delle azioni. Nel patrimonio della società ci sono anche altre strutture, come gli edifici delle funivie del Renon (attualmente in ristrutturazione) e di San Genesio, della funicolare della Mendola, del trenino del Renon, delle singole stazioni ferroviarie lungo la Merano-Malles. E oltre alle strutture, ci sono altre partecipazioni: la Sba dedicata al trasporto ferroviario e la Statour, che come oggetto sociale ha quella delle agenzie di viaggio.


 Per ora per la Provincia non è stato un grande affare. Questa la replica dell’assessore ai trasporti Thomas Widmann ad una recente interrogazione dei Verdi: «In considerazione del riporto di perdite del 2005 pari a 7.227.195 euro e del risultato semestrale negativo del 2006, nel 2006 si è provveduto ad una riduzione del capitale da 20,48 milioni a 11,77 milioni di euro. Il 13 agosto 2007 la giunta provinciale ha approvato un aumento di capitale di 8 milioni di euro, affinché la società potesse svolgere i servizi di interesse pubblico, soprattutto in merito alla realizzazione e amministrazione delle infrastrutture e del trasporto pubblico». E così, dallo scorso agosto il capitale sociale è stato portato a 19,77 milioni.


 Nello statuto della società è previsto che il numero dei membri del cda deve essere compreso tra 3 e 7. La Provincia ha deciso di optare per il numero minimo. Il presidente è Dieter Schramm, avvocato di Brunico esperto di diritto amministrativo e uomo di fiducia di Durnwalder. A completare il consiglio di amministrazione ci sono il vicepresidente Domenico Ardolino, ingegnere bolzanino, e Josef Negri, segretario del collegio edile all’interno di Assoimprenditori. Il cda è stato nominato il 12 luglio del 2004, questi i compensi: 36.404 euro annui per Schramm, quasi ventimila per Ardolino e poco più di novemila per Negri. Il collegio dei sindaci della società, che ha sede in via Conciapelli, è invece costituito da Heinz Peter Hager, Erwin Kiem e Giuliano Righi. Tutti loro sono stati adesso chiamati in causa dalla Corte dei Conti per aver aderito ai tre aumenti di capitale deliberati per l’Abd: se sarà confermata la linea accusatoria della Procura contabile dovranno restituire, ognuno per la parte di sua competenza, i quasi 3,7 milioni di euro di perdite accumulati tra il 2006 e il 2007 dall’Abd. (mi.m.)

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