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giovedì 24 gennaio 2008

Latte, nuovo aumento: 1, 25 euro al litro




Alto Adige, 24 gennaio 2008


 La Milkon ritoccherà i prezzi da febbraio Dal 2006 l’incremento è stato del 14,6%


 di Mirco Marchiodi


 Negozi e supermercati: è la dimostrazione che non siamo noi a speculare sui rincari. Ma il Ctcu: in Austria si paga molto meno


 


 BOLZANO. Da febbraio un litro di latte costerà 1,25 euro. Lo ha comunicato la Milkon ai commercianti altoatesini, e si tratta del terzo aumento in poco più di un anno. Rispetto al 2006 il rincaro è stato del 14,6%, rispetto a un anno fa dell’11,6%, rispetto a settembre del 5,9%. «Colpa dell’aumento del costo dei mangimi», afferma Robert Zampieri, direttore della Milkon. Alberto Gioia, amministratore delegato di Omniscom: «Questo dimostra che non siamo noi a far lievitare i prezzi». Walther Andreaus attacca («questi aumenti non sono giusitificati»), ma il direttore della Confesercenti Paolo Pavan difende i negozianti: «Sono l’ultimo anello della catena e tutti se la prendono con loro. La verità è che invece non ce la fanno più neppure loro».


 La comunicazione della Milkon è stata inviata in questi giorni ai tanti dettaglianti che vendono i prodotti con marchio Mila e Senni. «Tra il primo febbraio e il primo marzo - afferma il direttore dell’azienda Robert Zampieri - ci sarà un aumento che porterà il prezzo del latte dagli attuali 1,18 a 1,25 euro al litro». Colpa della minor produzione, ma soprattutto della corsa dei costi dei mangimi. «Stanno raggiungendo livelli esorbitanti e i coltivatori soffrono molto. Questo aumento, che arriva dopo quello di settembre, è il minimo che potevamo chiedere per riuscire a garantire ai coltivatori almeno il pareggio», prosegue Zampieri che aggiunge che «i rincari che siamo stati costretti ad applicare in questi mesi sono maggiori di quelli avuti negli ultimi cinque anni». I “balzelli” recenti sono tre: il primo a gennaio 2007, con il litro di latte passato da 1,09 a 1,12 euro. Poi lo scorso settembre, con l’aumento da 1,12 a 1,18 euro. Ora l’ennesimo ritocco: da 1,18 a 1,25. Che in termini percentuali significa un aumento del 14,6% in neanche un anno e mezzo. «Anche se - ricorda il direttore della Milkon - non bisogna dimenticare che il latte altoatesino è il meno caro d’Italia, perché dobbiamo combattere la concorrenza dell’Austria, dove il latte costa meno».


 In effetti, nel vicino Trentino il “Polo Bianco” ha appena portato i prezzi da 1,26 a 1,33 euro al litro. «Ma in Austria e Germania - attacca il direttore del Ctcu Walther Andreaus - i prezzi sono più bassi, eppure l’aumento del costo delle materie prime vale anche per loro. I prezzi italiani non sono giustificati, il latte da noi costa troppo».


 Intanto i commercianti si difendono. Paolo Pavan, direttore della Confesercenti: «Purtroppo i consumatori se la prendono sempre con i negozianti, che sono solo l’ultimo anello. In realtà non sono loro che aumentano i prezzi. Al contrario, i guadagni dei piccoli commercianti stanno diminuendo a vista d’occhio. Ormai molti di loro non ce la fanno più. La politica dovrebbe finalmente capire che non c’è più tempo da perdere, bisogna intervenire subito con misure a favore dei piccoli dettaglianti. Se invece continuiamo a favorire le grandi strutture, per i negozi di vicinato sarà sempre più dura e le tante chiusure sono lì a dimostrarlo».


 Ma anche le grandi strutture si fanno sentire. Alberto Gioia, amministratore delegato di Omniscom, si toglie qualche sassolino dalla scarpa: «Anche noi abbiamo subito gli aumenti di prezzo, e anche noi saremo costretti ad aumentare il costo del latte. Ma sindacati e sedicenti associazioni dei consumatori ora dovrebbero finalmente capire che non sono i distributori quelli che speculano sui prezzi. Gli aumenti, purtroppo, valgono per tutti».


 Resta ancora da capire cosa succederà nei prossimi mesi. Zampieri è ottimista: «È molto difficile fare previsioni - dice - ma credo che dopo questo ultimo aumento per un po’ il prezzo del latte resterà stabile. In Alto Adige scontiamo anche il fatto di essere “ogm free”: un fattore che porta ancora più in alto il costo dei mangimi, ma che non viene premiato a livello di mercato».

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