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martedì 8 gennaio 2008

LA CGIL : «Carovita, speculazioni delle catene»

Alto Adige 8 GENNAIO 2008


  BOLZANO. Prezzi alle stelle. Aspiag e Omniscom si discolpano: «In Alto Adige dobbiamo affrontare costi più alti per terreni e lavoro». La Cgil replica attraverso Alfred Ebner, che accusa «assistiamo a pure speculazioni». Nel 1995, ricorda Ebner, il grano costava mediamente 0,16 euro e il pane 1,03 al kg. Oggi il grano costa 0,22 e il pane 2,7 euro. A Bolzano addirittura di più. Per altri prodotti la situazione è anche peggiore. La filiera agricola ha contribuito in questi anni poco all’incremento dei prezzi al dettaglio. Neppure l’industria alimentare ha incrementato molto i propri margini. Chi detta i prezzi è la grande distribuzione e il sospetto che in quella filiera qualcuno si stia arricchendo sulle spalle dei consumatori è più che legittimo. Per un euro speso dal consumatore quasi 50 centesimi vanno alla distribuzione e ai servizi, 20 al produttore e il resto all’industria. Se questo è lo scenario generale e assodato, che i prezzi all’ingrosso (vedi grano) sono dettati dai mercati internazionali e nazionali, si impone una riflessione: perché a Bolzano l’impennata dei prezzi al consumo è da sempre superiore alla media nazionale? L’esistenza di un duopolio di fatto è innegabile, con conseguenze sui prezzi». A questo si aggiunge che la rete commerciale beneficia della domanda aggiuntiva dovuta alle presenze turistiche e al fenomeno dell’escursionismo commerciale. «Anche questo fatto incide sicuramente sui prezzi al dettaglio, perché migliora le prospettive di vendita da parte dei commerciati e anche i margini di guadagno. Il costo del lavoro invece non giustifica differenze marcate sui prezzi rispetto ad altre realtà a noi vicine. Le nostre aziende di settore applicano i contratti nazionali vigenti». Questi lavoratori, «assieme a quelli di altri settori e di tanti pensionati, spendono la maggior parte delle loro disponibilità per l’alimentazione e per la casa. Per queste persone la stima secondo la quale solo il 13% della spesa globale finisce nell’alimentazione non rispecchia la realtà. Sarebbe opportuno valutare l’inflazione per questa fascia attraverso un paniere ad hoc».

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