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mercoledì 21 novembre 2007

Salasso salari, in 5 anni persi 1.900 euro







Alto Adige - 20 NOVEMBRE 2007






















 
Denuncia Ires-Cgil. Cause: l’erosione fiscale e la mancata restituzione del fiscal drag
 
La proiezione riguarda la fascia di lavoratori con un reddito netto non superiore ai 25 mila euro
 

 ROMA. Dopo le tredicesime i salari, e quelli degli italiani non vanno affatto bene. Negli ultimi 5 anni le buste paga dei lavoratori, impiegati e operai in particolare, si sono alleggerite di una cifra che sfiora i duemila euro. Il risultato dei conti fatti in tasca agli stipendiati è contenuto nell’ultima indagine, «I salari dal 2002 al 2007», condotta dall’Istituto di ricerche economiche (Ires) in collaborazione con la Cgil. Mentre dal ministero dell’Economia arriva la replica alla notizia diffusa sabato dalla Cgia di Mestre sulle “tredicesime leggere”. La ricerca Ires-Cgil evidenzia che nell’arco di cinque anni, a partire dal 2002, chi aveva un reddito netto pari a 24.890 euro ha subito una perdita complessiva di 1.896 euro.

 Dei quali, 1.210 euro imputabili all’inflazione e 686 euro per la mancata restituzione del fiscal drag (aumento della pressione fiscale). L’emergenza di questo declino è tale che il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, richiama l’attenzione dell’esecutivo sulla necessità di aprire a gennaio un tavolo sulla politica dei redditi.

 «Se si dovesse aprire nel paese una fase costituente di riforme - precisa Epifani - non ci si può scordare del problema della crescita, della produttività e di una politica che sostenga i redditi delle famiglie, degli operai e degli impiegati».

 A peggiorare la condizione dei salariati un ulteriore allargamento della forbice a sfavore dei redditi bassi, dovuto alle «manovre fiscali del centro destra», come sottolinea Agostino Megale, presidente dell’Ires. Secondo i dati elaborati dagli esperti, il potere d’acquisto dei redditi di imprenditori e liberi professionisti è aumentato di 11.984 euro, mentre quello degli impiegati è diminuito di 3.047 euro e quello degli operai di 2.592 euro.

 L’Istituto specifica poi che, allo stato attuale, oltre quattordici milioni di lavoratori guadagnano meno di 1.300 euro al mese, e più della metà (circa 7,3 milioni di persone) i 1000 euro al mese non li supera nemmeno. Tra gli impiegati generici, solo l’11,9% guadagna più di 1.300 euro. Il 13,2% non va oltre la soglia degli 800 euro, il 15% guadagna meno di 1000 euro ed il 24,9% oscilla tra 800 e 1000 euro.

 Non molto differenti le percentuali riguardanti gli stipendi degli operai specializzati. Tra gli impiegati di concetto invece, solo il 24,3% prende un salario superiore a 1.300 euro.

 Responsabili della modesta crescita delle retribuzioni, spiegano gli autori dell’indagine, sono lo scarto tra l’inflazione programmata e quella effettiva, i ritardi registrati nel rinnovo dei contratti e l’inadeguata retribuzione della produttività attraverso la contrattazione di secondo livello.

 L’inadeguato incremento retributivo è dovuto anche alla lenta crescita della produttività della nostra economia che dal 1998 al 2007 è aumenta solo del 3%, contro i valori registrati in Germania (8,5%), Regno Unito (20%) e Stati Uniti (addirittura punte del 25%).

 I salari più bassi in assoluto sono quelli dei giovani, classificati ai limiti della povertà visto che nessuno di loro supera i 900 euro mensili. L’indagine snocciola dati secondo cui, oggi, un apprendista con meno di 24 anni guadagna solo 736,85 euro al mese, un collaboratore occasionale 768,80, un co.co.pro o un co.co.co 899.

 Riguardo le “tredicesime leggere”, dal ministero dell’Economia fanno notare che 11 milioni di contribuenti sono stati favoriti dall’Irpef 2007, “grazie alle misure introdotte dal Governo”.

 E il vice ministro Vincenzo Visco afferma: «Vedo con piacere che anche la Cgia di Mestre riconosce finalmente che nel 2007 i lavoratori dipendenti con reddito meno elevato in Italia hanno avuto un guadagno fiscale».


ANNALISA D'APRILE









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